Convivenza con i lupi, non esistono scorciatoie
«esemplari di lupo problematici», fantasmi della cui fantomatica esistenza la dirigenza di Trento e Bolzano sembra convinta, equivarrebbe alla rimozione dei capibranco. Ricerche nemmeno troppo recenti indicano chiaramente come la susseguente disgregazione del branco aumenterebbe notevolmente le predazioni nei confronti dell’allevamento, peggiorando il problema che si intendeva con tanta finezza risolvere. Inoltre, se davvero il recepimento da parte di Trento e Bolzano non cambia le carte in tavola (Spagnolli forse dimentica che, nel caso in cui il Ddl superi il consesso delle Camere, per come è scritto il contributo di Ispra si limiterebbe all’espressione di un parere non vincolante: la supponenza della Regione, che pare si ritenga esterna all’ambiente naturale alpino, non darebbe adito a dubbi riguardo il grado di considerazione di tal parere), viene da pensare che tempo e sforzi (e stipendi) dei consiglieri provinciali potrebbero essere molto meglio spesi altrove. È il caso di finirla di raccontare storie ai cittadini per conto dei quali si amministra un bene altrimenti indisponibile della collettività (la natura), ammettendo la realtà dei fatti: che le attuabili soluzioni non vengono recepite per lassismo e desiderio di non scontentare un manipolo piccolo, ma roboante di elettorato. Viene invece da chiedersi come la Provincia di Bolzano stia spendendo il denaro comunitario donato dal Piano di sviluppo rurale, ampia parte del quale è esattamente dedicata all’implementazione di misure di prevenzione.