CAMBIARE ED ESSERE CREDIBILI
Ma guarda chi si vede: la credibilità. Un tema cruciale che torna ad affacciarsi forse per i corsi e ricorsi storici di vichiana memoria. Dopo la saturazione delle fake-news e la diffusa condizione dell’always on, del sempre connessi, sembrerebbe insomma aprirsi qualche spiraglio di capacità di riflettere.
Accade qui da noi che ci si accorga come un sistema, quello cooperativo rappresentativo della società e dell’economia — in parte per forza e in parte per capacità intrinseca di fare buon uso della democrazia — scelga una donna, Marina Mattarei, e il suo programma, per spingersi verso un’auspicabile e necessaria nuova stagione. Una riconnessione a un inedito livello della sobrietà e della valorizzazione del dialogo con la base sociale che ha enorme bisogno di orientamento, formazione e riflessione. Quel consenso periferico che ha tacitamente legittimato le scelte, come rilevato domenica su questo giornale da Luca Malossini, è parte integrante del problema delle democrazie d’oggi. Non basta il consenso del «popolo» per governare bene, ma sono necessarie salde regole istituzionali e rispetto delle prescrizioni statutarie e identitarie, unitamente alla valorizzazione della storia e della memoria, e a una strategia in grado di mettere a priorità i vantaggi competitivi per far vivere la tradizione al presente. Una rinascita riformista passa per quelle vie, sperando che il nuovo governo della Cooperazione porti avanti una simile strategia.
Non certo secondario in tale scenario appare il confronto sull’evoluzione del credito cooperativo che, a sua volta, merita una profonda analisi. Sembra importante partire da una considerazione che è persino nelle corde della Banca d’Italia e che dovrebbe tenere conto delle specificità delle economie locali, domandandosi quali sono e come si tutelano i vantaggi competitivi di una produttività situata in un territorio, rispetto alle caratteristiche diverse — per logica e dinamiche — di un’economia dei flussi. Al centro dell’elaborazione dovrebbero esserci le condizioni che più di altre possono consentire a una società, con forte tradizione cooperativa e solidale, di autogovernare il proprio credito. Certo, riformando profondamente i fattori che hanno generato le crisi, ma domandandosi quale soluzione sia la più appropriata per lo sviluppo delle società e delle economie locali.
La credibilità, insomma, si conquista, soprattutto di questi tempi, anche rispondendo in modo adeguato a quale forma di governo convenga a una società, se si vogliono evitare le autoreferenzialità di élites politiche e le ubriacature delle folle popolari. La credibilità viene forse principalmente da una sana riflessione.