Fravezzi: credito, riforma da completare
«Nessuna riforma è TRENTO mai perfetta, serve però responsabilità e non fretta di cambiare tanto per cambiare». Così il vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi replica alla posizione espressa dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro, e dal consigliere regionale Paul Köllensperger. I due esponenti del Movimento 5 Stelle hanno criticato la riforma, come fatto già a gennaio dal consigliere provinciale pentastellato Filippo Degasperi, ritenuta «controproducente sotto il profilo del credito mutualistico locale» in quanto abolirebbe «l’autonomia gestionale delle piccole Bcc del territorio» e aprirebbe al rischio «di agevolare gli speculatori finanziari internazionali» (Corriere del
Trentino di domenica). Per Fraccaro e Köllensperger la riforma sarebbe «da abolire o quantomeno da riscrivere a fondo».
«Bloccare il processo sarebbe irresponsabile» è invece l’opinione di Vittorio Fravezzi, che nei mesi scorsi ha seguito da vicino la stesura della legge per la riforma con Franco Panizza dai banchi del Senato. Oggi, come allora, il segretario del Patt condivide la posizione di Fravezzi: «Fercontrolli mare la riforma potrebbe mettere in difficoltà l’intero settore e la solidità degli istituti». Ciò non significa tuttavia che dei miglioramenti non possano essere apportati, nemmeno dopo l’entrata in vigore del nuovo assetto. «Tutte le cose sono migliorabili» puntualizza Fravezzi come Olivi, aggiungendo poi che «la riforma era nata per dare maggiore solidità al credito cooperativo, di cui fanno parte anche alcuni istituti in difficoltà, e per dare risposta ai soci». Pertanto «la riforma andrebbe completata e poi eventualmente aggiustata». «Il grado di solvibilità e di del nostro sistema era tale da agire, e tuttora è così, in modo tale da intervenire e sanare alcuni problemi, quindi se fosse rimasto in vigore quel modello evitando i gruppi nazionali sarebbe stato meglio — commenta Panizza — Il punto è che la riforma è stata promossa anche su spinta europea e per determinate ragioni». Ora, con il nuovo schema composto da tre gruppi, «Cassa centrale banca mantiene comunque la sua sede in Trentino e la mission resta la stessa» aggiunge l’ex senatore. «Tornare indietro in questo momento è impossibile perché significherebbe annullare tutto il lavoro che è stato fatto, le modifiche statutarie, i soldi spesi, i progetti portati avanti — conclude Panizza — Certamente però la riforma potrebbe essere rivista e modificata per apportare dei miglioramenti che garantiscano maggiore autonomia alle singole casse rurali, consentendo loro di continuare a rappresentare un riferimento per il territorio, svincolandole da scelte che potrebbero alterarne la funzione sociale. È una preoccupazione che si sente emergere dai territori e che va ascoltata».