Corriere del Trentino

MIGRAZIONI dalla PREISTORIA

«Arrivi» tre giorni di convegno a Fbk Le popolazion­i verso il Trentino dall’era primordial­e al XX secolo Il falso mito del popolo autoctono

- di Andrea Bontempo

«Secondo la scienza, tutti i non-africani di oggi discendono dalle poche migliaia di esseri umani che lasciarono l’Africa circa 60 mila anni fa, migranti strettamen­te imparentat­i con i gruppi che oggi vivono nell’Africa orientale». Basterebbe­ro queste poche righe tratte da un recente articolo di Elizabeth Kolbert sul National geographic per capire come l’intera storia della civiltà umana sia una storia di migrazioni, come l’autoctonia sia un falso mito. Il Trentino non fa eccezione ma nella percezione dei suoi abitanti hanno sempre prevalso due narrazioni, «l’essere un “popolo di emigranti” e l’essere un “popolo autoctono”, protetto dalle montagne». Sono queste due narrazioni che l’imminente convegno «Arrivi. Persone, gruppi, popolazion­i verso il territorio trentino dalla Preistoria al XX secolo» (18-20 giugno), organizzat­o dalla Società di studi trentini di scienze storiche in collaboraz­ione con la Presidenza del consiglio della Provincia di Trento, si propone di rileggere (e sfatare) assumendo una prospettiv­a storica che ponga in evidenza per i trentini una terza narrazione, «da sempre sottostima­ta nonostante le numerose evidenze storiche: l’essere (anche) un popolo di forestieri, di stranieri, di profughi e di immigrati. Lombardi, veneti, tedeschi, ebrei; toscani, istriani e meridional­i; artisti, musicisti, preti e tipografi». Trentatré brevi comunicazi­oni suddivise in tre giorni affrontera­nno da diversi punti di vista «un tema su cui era necessario soffermars­i — afferma Marcello Bonazza, presidente della Società di studi trentini di scienze storiche — e del quale non è ancora stata scritta una storia complessiv­a. L’ampio mosaico offerto dal convegno permetterà di avere un primo bilancio del fenomeno, presentand­o il Trentino come spazio di arrivi, di mobilità in entrata, variegata e diversific­ata, e comunque sempre circolare. Metteremo insieme — continua — le numerose esperienze di ricerca degli storici trentini che interverra­nno e che analizzera­nno un fenomeno di stretta attualità, che ci riguarda da vicino come cittadini, con uno sguardo storico, che mostri come il fenomeno migratorio, vecchio quanto l’uomo, vada letto in prospettiv­a attraverso la triplice lente del passato, del presente e del futuro. Non faremo polemiche politiche, daremo il nostro contributo di storici, per mostrare come il territorio alpino del Trentino sia sempre stato permeabile e poroso, come tutti gli altri».

La prima giornata del convegno, dopo i saluti istituzion­ali di Bonazza e del presidente del Consiglio provincial­e Bruno Dorigatti, si aprirà con una relazione introdutti­va di Emilio Franzina, già ordinario di Storia contempora­nea all’università di Verona, Emigranti, migranti e immigrati: una storia a rotazione; seguiranno poi nove interventi di vari studiosi trentini, tra cui Franco Marzatico (Il Trentino terra di mezzo tra II e I millennio a.C.), Emanuele Curzel (Arrivi di preti nel tardo medioevo) e Quinto Antonelli (Professori in trasferta. L’immigrazio­ne dei laureati in Trentino negli anni ’60). Il giorno seguente ad aprire i lavori sarà Diego

Quaglioni, ordinario di Storia del diritto medievale e moderno all’università di Trento: «Il mio intervento su diritto alla cittadinan­za e diritto alla migrazione tra XIV e XVI secolo metterà in luce come il Medioevo abbia partorito un’idea precisa di tali diritti; sono secoli fondamenta­li per la nostra cultura giuridica, il diritto moderno deve loro tutto». Seguiranno 11 interventi, tra i quali quelli di Nicola Fontana (Soldati e prostitute a Trento tra ’800 e ’900), Vito

Rovigo (Lo stanziamen­to degli ebrei in area trentina in età medievale e moderna) e Serena Luzzi (Immigrati di lingua tedesca a Trento nei

secoli XIV-XVIII). La giornata conclusiva vedrà in apertura la relazione di Giuseppe Sciortino, docente di Sociologia a Trento e autore del libro Rebus immigrazio­ne (Il Mulino, 2017): «Fenomeni come i flussi migratori e le conseguent­i politiche di regolazion­e devono essere visti in una prospettiv­a lunga per poter essere compresi, analizzand­o come nel corso della storia si siano più volte ripresenta­ti, non trovando mai una regolazion­e perfetta e duratura». A seguire nove comunicazi­oni, tra cui quelle di Fabrizio Rasera (“Fora i teroni”. Genesi e forme dell’ an ti meridional­ismo nel Trentino Italiano ),

S il vanoGroff( Tipografia Trento in età moderna) e Elena Tonezzer (Gli istriano-dalmati in Trentino) — che si concludera­nno con la relazione finale di Giovanni Kezich, direttore del Museo degli usi e costumi della gente trentina, dal programmat­ico titolo Il Trentino non

differì mai dalle altre regioni d’Italia: «Una citazione dal folklorist­a trentino Albino Zenatti — spiega Kezich — da cui partirò per prendere in esame le componenti fondanti dell’assetto socio-culturale trentino rispetto ai fenomeni migratori, mettendole a confronto con la realtà del vicino Alto Adige». Il convegno Arrivi, da cui sarà poi tratta una pubblicazi­one, sarà aperto alla cittadinan­za e si terrà dal 18 al 20 giugno (16-19.30) presso la Fondazione Bruno Kessler di Trento.

 Bonazza Un tema su cui era necessario soffermars­i, una storia incompleta L’ampio mosaico offerto dal convegno darà un bilancio del fenomeno

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