Profughi e spacciatori: 12 arresti
La Lega attacca: «Provincia buonista, ora si cambia». Rossi: legalità centrale per l’accoglienza
Sono 58 le persone coinvolte nella maxioperazione «Bombizona» condotta dalla polizia nelle province di Trento, Verona, Vicenza e Ferrara. Cinquantaquattro sono richiedenti asilo, 12 dei quali arrestati nei diversi territori. Le manette sono scattate anche ai polsi di 2 trentini. Immediata la reazione della politica, con Rossi e Zeni che difendono il sistema di accoglienza trentino mentre la Lega lo attacca duramente.
TRENTO Partivano la mattina presto con il treno e raggiungevano Trento dai paesini delle province di Verona, Vicenza e Ferrara dove erano ospitati. Scendevano alla stazione centrale, attraversavano la strada, e affiancavano gli spacciatori già presenti in piazza Dante o li rifornivano di sostanze stupefacenti. La sera facevano il tragitto opposto e tornavano nelle loro residenze.
È quanto ricostruito dall’operazione «Bombizona», scattata all’alba di martedì nelle quattro province coinvolgendo oltre 200 agenti e coordinata dalla squadra mobile di Trento, che ha portato alla luce una presunta rete di spaccio che coinvolgerebbe 58 persone, tra cui 4 italiani e 54 richiedenti asilo, la maggior parte dei quali di origine nigeriana. Nei confronti degli indagati, il pubblico ministero Davide Ognibene ha chiesto l’esecuzione di 11 perquisizioni e 43 provvedimenti cautelari, suddivisi in 24 divieti di dimora e 19 ordinanze di custodia cautelare, nei quattro territori coinvolti. In Trentino sono stati eseguiti 10 arresti, 2 nei confronti di cittadini italiani e gli altri 8 di richiedenti asilo. Tra loro vi sono tre persone residenti sul territorio provinciale, un 25enne residente ad Ala che non rientra nei progetti di accoglienza e due ospitate nelle strutture che il Cinformi gestisce nel capoluogo. Le altre cinque persone fanno parte dei cosiddetti «pendolari», presunti spacciatori che raggiungevano il capoluogo trentino da fuori provincia. Altri tre richiedenti asilo che fanno parte dei progetti della Provincia sono stati raggiunti dal provvedimento di divieto di dimora. Due di loro sono ospitati a Trento, il terzo è invece accolto a San Lorenzo in Banale.
Dei 14 arresti eseguiti, tre sono stati eseguiti in provincia di Ferrara nei confronti di Victor Oboh (26 anni), Andrew Ojie (29) e Suleman Al Hassan (23), ritenuti i fornitori del gruppo, e uno a Verona nei confronti di Godstime Oahimire (25). In Trentino le manette sono scattate ai polsi di Prosper Destiny (31), Godstime Akhimien (25), Paul Omoruyi (23), Emanuel Azuka (27), Victor Obuta (23), Victor Oghiabui (30), Daniel Destiny (25) e Martins Oghiabui (21). A Trento sono stati tratti in arresto anche il 53enne Lucio Avi e il 34enne Mattia Comito.
Cinque sono infine le persone ancora latitanti. Si tratta di due giovani nigeriane, Aisha Suny e Blessing Obasuyi, due loro connazionali, Lucky Okoh ed Endurance Unabor, e una ragazza italiana, Sabrina Silvestri.
«Si tratta di un’operazione di successo, le cui indagini non hanno superato i 7 mesi» ha sottolineato ieri il procuratore distrettuale Sandro Raimondi, il quale ha poi evidenziato che alla contestazione di associazione per delinquere finalizzata allo spaccio si aggiunge l’aggravante della transnazionalità. Secondo le ricostruzioni della squadra mobile di Trento, coordinata dal vicequestore Salvatore Ascione, la sostanza stupefacente sarebbe stata infatti importata dall’Olanda. Nella ricostruzione che emerge dalle oltre 800 pagine di ordinanza, in cui viene elencato ogni singolo episodio contestato, la droga sarebbe stata immessa nel mercato locale poi venduta nelle piazze e vicino alle scuole, ma non agli studenti, per evitare i controlli delle zone maggiormente presidiate dalle forze dell’ordine. Gli spacciatori avrebbero comunicato tra loro utilizzando Whatsapp e avrebbero costituito una rete di cui facevano parte anche donne incinte, considerate insospettabili, e tossicodipendenti italiani, capaci di far loro raggiungere un numero maggiore di consumatori. Questi, se in cura al Serd, avrebbero avuto la possibilità di ricevere eroina in cambio di metadone, poi reintrodotto nel mercato. L’operazione ha portato al sequestro di circa 7 chilogrammi di marijuana, 600 grammi di eroina, diverse decine di grammi tra cocaina e hashish oltre a circa 1 litro di metadone e migliaia di euro in contanti. «Ci sarà una collaborazione crescente con le polizie degli altri Stati — aggiunge Raimondi — Ciò porterà a individuare i centri di smistamento all’estero e anche con riferimento a quelli nel nostro territorio, la cui tutela comincia dunque da lontano».
«L’obiettivo è colpire gli spacciatori con provvedimenti restrittivi sempre più duri — commenta il questore Massimo D’Ambrosio — Non si risolverebbe infatti il problema facendo sì che si spostino, poiché disturbati, in altre zone, soddisfacendo l’egoismo di chi vorrebbe semplicemente che non fossero sotto le proprie case».
Territorio ampio L’azione è stata eseguita fra Trento, Verona, Vicenza e Ferrara Collaboratori L’organizzazione avrebbe coinvolti tossicodipendenti per ampliare il mercato