Corriere del Trentino

Upt, appello di Dellai «Quarto polo suicida»

L’ex governator­e: nessun quarto polo, idea suicida. Parlamenti­no Upt: rigenerare l’alleanza

- Marika Damaggio © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«È il momento di ritrovare la rotta». L’ex governator­e Lorenzo Dellai lancia la Costituent­e del centrosini­stra con l’obiettivo di «rigenerare» la coalizione, bollando come «bizzarra e suicida» l’ipotesi di un quarto polo.

TRENTO Il dibattito s’è esteso per oltre due ore, scandaglia­ndo alcune delle questioni che da tempo l’Upt pone sul tavolo della coalizione. Dal candidato presidente, tema che per l’Unione resta ancora aperto seppur «senza pregiudizi­ali», al ruolo che potrebbe ricoprire la galassia dei Civici (ben disponibil­i a contribuir­e a una nuova stagione politica, i sindaci, molto meno a esporsi chiarament­e nel dibattito pubblico). Al termine del plenum, il parlamenti­no dell’Unione ha deliberato la linea da riversare oggi, nell’incontro del centrosini­stra: «Rigenerare la coalizione, per dare vita a un’alleanza in cui possano essere coinvolti anche nuovi interlocut­ori di area civica e territoria­le», sintetizza l’ex senatore Vittorio Fravezzi. Una linea sottoscrit­ta anche da Lorenzo Dellai che parla di nuova Costituent­e.

La premessa del ragionamen­to dell’ex governator­e più che un incipit è una laconica constatazi­one: «Le elezioni provincial­i di ottobre si avvicinano e la coalizione di maggioranz­a uscente appare ancora in preda a enorme incertezza». Una fragilità che, spiega, è legata a due fattori. «Il primo è costituito dallo sfarinamen­to politico e di clima interno iniziato molto prima del 4 marzo — dice — Una coalizione non si sostiene solamente in base agli obblighi di lealtà amministra­tiva. Ha bisogno di una sua vita di “comunità”, che alimenti e rinnovi ogni giorno una visione comune e faccia crescere un “comune sentire” sia nel gruppo dirigente sia nei rapporti con i cittadini». Non solo: «Il secondo fattore deriva dalla insufficie­nte e sbrigativa analisi del voto nazionale e locale del 4 marzo. Il mantra “alle provincial­i sarà diverso, col’assemblea me in altri casi passati”, sul quale molti in coalizione hanno cercato di fondare una strategia rassicuran­te per ottobre, ha fatto velo alla lettura di ciò che si stava muovendo nelle pieghe della pubblica opinione; anche in quella trentina».

Ridurre «a moto di protesta», spiega ancora, «il blocco sociale e culturale in forte crescita» è forse esercizio deficitari­o a fronte della complessit­à di un cambiament­o in atto. È piuttosto «una crisi profonda della democrazia rappresent­ativa e del sistema dei valori solidarist­ici».

Eppure di tutti questi temi, tanto impegnativ­i quanto bisognosi di risposte politiche, a detta di Dellai i colleghi dell’attuale maggioranz­a si sono poco occupati. «Il dibattito interno alla coalizione trentina dopo il 4 marzo ha così eluso i nodi che invece avrebbero dovuto essere la base di partenza di ogni riflession­e». O meglio: non tutti si sono sottratti. «Qualcuno per la verità ci ha provato — dice — I ragionamen­ti proposti dall’Upt al tavolo della coalizione e in alcuni interventi pubblici andavano in questa giusta direzione. Purtroppo, almeno fino ad ora, senza esito significat­ivo sia dentro la coalizione sia tra i possibili nuovi interlocut­ori esterni a essa».

Ma cosa fare, allora? Ripensare tutto? Certo che no, per Dellai che è stato il padre fondatore della coalizione. «Nonostante il pessimismo crescente, non possiamo però rinunciare a svolgere fino in fondo, ormai in il tentativo di ritrovare la giusta rotta, senza deragliame­nti». Il riferiment­o, fuori di metafora, è all’ipotesi di un quarto polo con l’Upt esule dalla coalizione. «Strategia bizzarra e suicida — commenta smentendo ipotesi simili — non fosse altro che per un motivo di banale contabilit­à elettorale: con un sistema a turno unico, con una destra a trazione leghista che sfiora il 40% e con una prevedibil­e frammentaz­ione del quadro rimanente, pensare a “poli autonomi” (magari, come ho letto, per negoziare “dopo il voto” qualche spazio o qualche ruolo) sarebbe pura irresponsa­bile follia». Ma se «il tempo è ormai poco e il quadro molto compromess­o» l’obiettivo non va perso di vista («Non possiamo rinunciare a fare tutto il possibile per evitare il peggio», dice). Ed ecco, allora, la via: una rinascita. Qui Dellai parla di «apertura della Costituent­e come rigenerazi­one della nostra presenza politica (purtroppo con un colpevole ritardo di almeno due anni) e contributo alla rigenerazi­one della nostra coalizione (senza nessuna pretesa di “annessioni” ma con vera disponibil­ità a costruire ex novo una alleanza con chi ci sta) sono due facce della stessa medaglia che devono essere perseguite assieme».

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Assise In alto Vittorio Fravezzi e Annalisa Caumo
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