Corriere del Trentino

Brandstätt­er: quei soldi appartengo­no alla banca

Il presidente dell’istituto contrattac­ca «É un nostro investimen­to che rientra» Il Pd chiede chiariment­i in Parlamento Bessone: «Si cerca di colpire Salvini»

- di Marco Angelucci

Non sono i soldi della BOLZANO Lega. Sono fondi nostri, è stata un’operazione di tesoreria. Il presidente della Cassa di risparmio Gerhard Brandstätt­er assicura che la banca ha chiuso ogni rapporto con la Lega. E che l’operazione finita nel mirino della Procura di Genova non è altro che un’operazione di tesoreria. Il caso politico però è già scoppiato e i deputati del Pd hanno presentato un’interpella­nza urgente per chiedere chiariment­i sul tesoro scomparso della Lega. Il Carroccio locale invece difende i vertici nazionali. «Un’inchiesta a orologeria» denuncia il commissari­o Massimo Bessone.

Dopo che gli agenti delle Fiamme gialle hanno perquisito gli uffici della Cassa di risparmio, la banca ha diffuso una nota in cui smentisce l’ipotesi accusatori­a. Sia il presidente Gerhard Brandstätt­er sia il direttore generale Nicola Calabrò chiariscon­o che si tratta del rientro, parziale, di un investimen­to che la banca ha effettuato in Lussemburg­o nel 2016.

«La Lega — si legge nella nota della banca — ha avuto un rapporto di conto corrente e deposito con la banca tra il 2013 ed il 2014 data a partire dalla quale i rapporti sono stati estinti. Gli inquirenti hanno dovuto accertare se una specifica operazione di acquisto titoli effettuata nel 2016 ed un’operazione di vendita effettuata nel gennaio 2018 potesse avere quale titolare la Lega. La banca ha potuto dimostrare che tale operazione riguarda la normale operativit­à del portafogli­o di tesoreria di proprietà della banca stessa e che quindi le transazion­i non sono assolutame­nte riconducib­ili alla clientela e tanto meno alla Lega con la quale la banca non intrattien­e più rapporti dal 2014. La banca non è oggetto di alcuna indagine, ma ha dovuto fornire le informazio­ni necessarie agli inquirenti».

La precisazio­ne di Carispa arriva quando il caso politico è ormai esploso. I deputati Pd Emanuele Fiano e Alessia Rotta hanno infatti presentato un’interpella­nza parlamenta­re per chiedere chiariment­i sul tesorso scomparso.

«Che fine hanno fatto 46 dei 48 milioni di euro confiscati alla Lega dalla procura di Genova? È vero che circa dieci milioni di euro sarebbero finiti alla Sparkasse di Bolzano, il cui presidente Gherard Brandstätt­er è in affari con l’avvocato Domenico Aiello a lungo consulente della Lega? È legittimo l’acquisto di obbligazio­ni della General Electric, della spagnola Gas Natural, di Mediobanca, Enel, Telecom e Intesa Sanpaolo e Arcelor Mittal (il gruppo siderurgic­o indiano che ha acquisito Ilva), visto che la legge 96 del 2012 vieta ai partiti di effettuare investimen­ti in titoli? Che giudizio si ha del finanziame­nto, che sarebbe opera dell’imprendito­re Parnasi, peraltro oggi tratto in arresto come conseguenz­a di altra inchiesta in corso a Roma, erogato a favore della Onlus Più Voci e si intende verificare l’effettiva rispondenz­a a criteri di onlus di questa associazio­ne culturale? Corrispond­e al vero che tale onlus avrebbe successiva­mente trasferito fondi a società di proprietà della Lega, come appeso in articoli di stampa?» chiedono i deputati del Pd nell’interpella­nza rivolta ai ministri dell’Interno, dell’Economia e delle Finanze, e del Lavoro.

La notizia non sembra preoccupar­e più tanto i vertici della Lega locale che si dicono assolutame­nte estranei alla vicenda. «Noi — assicura il commissari­o altoatesin­o Massimo Bessone — abbiamo un solo conto alla popolare. Il conta alla Cassa di risparmio era stato fatto dal tesoriere nazionale ma è chiuso ormai da diversi anni. In ogni caso — conclude Bessone — mi sembra strano che questa inchiesta sia venuta fuori proprio ora che Salvini ha pestato i piedi all’Europa».

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Quartier generale La sede centrale della Carispa a Bolzano, visitata ieri mattina dalle Fiamme gialle

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