Giardini trentini ritrovati La mostra a Palazzo Albere
Sconosciuti, seducenti e fragili, i giardini trentini per lungo tempo sono rimasti fuori dai riflettori. La mostra Giardini ritrovati. Spazi e caratteri delle architetture verdi in
Trentino ha lo scopo così di far conoscere un patrimonio prezioso. Sarà inaugurata domani al Palazzo delle Albere. Frutto di un pluriennale lavoro di ricerca e catalogazione l’esposizione è stata ideata dalla Soprintendenza e organizzata con il sostegno della Provincia, in collaborazione con il castello del Buonconsiglio.
Un spazio comune, a cui spesso non facciamo caso, in realtà «il giardino si può dire che sia una metafora della vita con le sue luci e le sue ombre, con il suo oscillare tra il pubblico e il privato, attraverso cui il proprietario si autorappresenta. Al di là dell’aspetto spirituale, c’è poi anche la dimensione materiale: quella che concerne il giardino come bene comune da preservare, facente parte del patrimonio culturale», spiega Franco Marzatico, soprintendente per i Beni culturali. È grazie al lavoro della Soprintendenza che sono stati recentemente censiti e studiati circa centocinquanta parchi e giardini storici, di varie epoche e tipologie. «La mostra è il frutto di un percorso durato diversi anni per favorire la conoscenza di un patrimonio poco noto», commenta Lia Camerlengo, una delle curatrici della mostra insieme a Katia Malatesta e Alessandro Medin. «Vogliamo raccontare la peculiarità dei giardini trentini: sarà una sorpresa per tutti — continua — I giardini trentini sono stati fino ad ora tenuti in poca considerazione per via del clima e del paesaggio di montagna, ma proprio quest’ultimo è una delle caratteristiche essenziali del giardino trentino: la panoramicità consente infatti di superare i suoi confini materiali. La mostra contribuirà a far vedere i giardini con occhi diversi e conoscere un patrimonio così spettacolare e allo stesso tempo fragile».
Ma come fare a esporre un giardino nella sua completezza? Essendo la dinamicità il suo carattere essenziale, una mostra fotografica potrebbe tradire la sua unicità. «È molto difficile: il giardino non è mai uguale a se stesso — riflette l’ingegnere Claudio Micheletti, responsabile del progetto espositivo — Si evolve con l’alternarsi delle stagioni ed è quindi in continuo divenire. Insomma il giardino va vissuto. È il luogo delle emozioni, delle percezioni e della soggettività. Per questo la mostra persegue l’obiettivo di trasmettere la sensazione di entrare in un giardino attraverso una serie di dispositivi. Un contributo importante sarà dato dalle immagini e anche dalle elaborazioni video ideate e realizzate da Stefano Benedetti». La mostra sarà aperta fino al 2 settembre con ingresso libero.