«Orsi e lupi, la situazione è diventata insostenibile»
Audizioni in commissione. Dallapiccola: «La situazione è insostenibile»
Il disegno di legge provinciale per la possibilità di abbattere orsi e lupi pericolosi ha ricevuto ieri diverse approvazioni durante la terza commissione. Contrarie, invece, le associazioni ambientaliste. Dallapiccola: situazione insostenibile.
Posizioni diverse Gianmoena: «Tutelare chi vive in montagna» Legambiente ricorda: «Competenza statale»
TRENTO Sensibilità diverse, pareri opposti: sono state audizioni polarizzate quelle cui ha assistito ieri la terza commissione, con soggetti quasi equamente divisi fra opinioni favorevoli (Consorzio dei Comuni e Consiglio delle autonomie, Asuc, Magnifica comunità di Fiemme, cacciatori) e giudizi contrari (le associazioni ambientaliste, da Cipra a Legambiente). In mezzo, la voce di chi studia i grandi carnivori: Paolo Pedrini del Muse e Luigi Boitani, uno dei massimi esperti italiani in materia di lupo. A monte, tre episodi di predazione avvenuti nella notte, che secondo l’assessore Michele Dallapiccola «danno la misura del fatto che la situazione non sia sostenibile».
Si parla, naturalmente, di orsi e lupi: riunita — a porte chiuse, per espressa votazione dei commissari — per la prima parte di consultazioni sul disegno di legge proposto dallo stesso Dallapiccola che prevede la possibilità, per la Provincia, di adottare misure di prevenzione e di intervento connesse alla gestione dei grandi carnivori in Trentino, compresa l’extrema ratio dell’uccisione, per il quale la settimana scorsa l’aula consiliare ha votato l’esame con procedura d’urgenza nella prima sessione utile (il 3, 4 e 5 luglio), la terza commissione presieduta da Nerio Giovanazzi ha ascoltato i primi pareri.
«Il Trentino non chiede, ovviamente, lo sterminio di queste due importantissime specie — chiosa il titolare del dicastero provinciale su agricoltura, foreste, turismo, caccia e pesca — ma la trasposizione in sede locale di ciò che la normativa comunitaria già prevede, che l’Italia non applica, ovvero il loro controllo». Pollice alzato da parte di Consorzio dei Comuni e Consiglio delle autonomie («Si tratta di una norma di buon senso, quando si prendono delle decisioni occorre mettersi nei panni di chi vive in montagna» ha detto Paride Gianmoena), Magnifica comunità di Fiemme, Asuc («Il provvedimento concorre alla salvaguardia della biodiversità e di questioni economiche, paesaggistiche e ambientali» sostiene il presidente Roberto Giovannini), associazione dei cacciatori («Consapevoli che non saremo chiamati ad alcun tipo di intervento»).
Contrarietà netta, invece, da parte di associazioni ambientaliste come Legambiente, che ribadisce, fra le altre cose, «la competenza dello Stato in materia di tutela ambientale», Lac («La direttiva Habitat già consente di prendere decisioni drastiche quando sono state espletate tutte le considerazioni di prevenzione» dice Rosa Marino), Cipra, Mountain wilderness (13 in tutto quelle convocate). «Difensore della coesistenza» si è dichiarato, infine, Luigi Boitani: «Che significa fare dei compromessi — spiega — da un lato prelevare qualche lupo, se necessario, seguendo la direttiva Habitat, che è una legge e non un’opzione, dall’altro accettare qualche spesa in più che sia per un animale domestico predato o per ulteriori sistemi di difesa». Un branco di lupi, evidenzia il biologo, ha un territorio che spazia dai 100 ai 400 chilometri quadrati, una popolazione che può crescere anche del 30% in un anno ma con i lupi al secondo anno di età che lasciano la famiglia e si spostano anche per 1.500 chilometri. Questo, per Boitani, significa una sola cosa: «Una buona gestione del lupo non si può fare su scala provinciale né regionale, ma a livello di popolazione alpina degli esemplari, dalle Marittime alla Slovenia».