Corriere del Trentino

Arrestato per maltrattam­enti e lesioni Dona l’eredità alla madre per risarcirla Il «gesto» riparatori­o di un figlio

- Di Dafne Roat

TRENTO Le scuse talvolta non bastano. E lui voleva fare di più per riparare a quanto fatto, perché quel terribile pomeriggio non lo potrà mai dimenticar­e. Ha pagato con il carcere la folle violenza di quel giorno e ora ha deciso di rinunciare a tutto, alla sua eredità per risarcire la sua famiglia, la mamma e il fratello che hanno sofferto a causa sua. Avrebbe voluto risarcire anche il padre, ma lui purtroppo non c’è più

Un atto che dimostra un forte ravvedimen­to e sigilla una nuova vita dell’ uomo, lontano dai problemi del passato. Da quel giorno, era il 7 dicembre scorso, non è trascorso molto tempo, solo pochi mesi, quasi tutti passati in carcere, ma durante i quali l’uomo ha seguito un percorso di cura e riabilitaz­ione. Era accaduto tutto in fretta quel pomeriggio, la rabbia era

L’udienza L’uomo, 37 anni, ha deciso di patteggiar­e Pena di un anno

esplosa all’improvviso e l’uomo 37 anni, di origini straniere, ma in Trentino fin da bambino, si era scagliato contro la madre e il padre adottivo.

È una storia segnata dalla violenza quella della famiglia del trentasett­enne, ma quel giorno i diverbi erano stati se possibile più accesi e violenti. Un banale rimprovero della madre era stato sufficient­e a scatenare l’ira del figlio che avrebbe colpito la mamma al volto con una sberla e poi l’avrebbe trascinata in bagno, lei aveva cercato di fuggire, ma lui l’aveva bloccata. Secondo la ricostruzi­one dell’accusa l’uomo aveva richiuso in bagno la madre, poi lei era riuscita a liberarsi, si era rifugiata in camera. Il figlio, in preda alla rabbia avrebbe rincorso la donna, preso a pugni la porta chiusa, poi l’avrebbe spintonata e presa per i capelli facendola cadere a terra. Nella colluttazi­one la donna aveva perso l’equilibrio ed era caduta rompendosi la tibia.

Poi il trentasett­enne avrebbe rivolto la sua rabbia anche contro il padre adottivo che aveva preso le difese della moglie. L’uomo, settantenn­e, era malato, ma questo non avrebbe fermato la rabbia del figlio.

Erano stati i vicini di casa, udite le urla, impauriti a chiamare la polizia. Gli agenti erano arrivati pochi minuti dopo, avevano sentito le vittime, e arrestato il trentasett­enne.

La sua è una storia difficile. Nato all’estero era arrivato a Trento da ragazzino dopo che la madre si era spostata con un trentino che lo aveva poi adottato. Poco tempo dopo era nato anche un fratellino, ma il ragazzino forse non è riuscito ad integrarsi come speravano i genitori. E con il passare degli anni le cose non sarebbero migliorate, la situazione è poi degenerata a dicembre.

Dopo sei mesi trascorsi in carcere a Spini di Gardolo ieri mattina è arrivato il momento del giudizio davanti al giudice delle udienze preliminar­i Claudia Miori. L’uomo, difeso dall’avvocato Valentina Tomio, ha deciso di patteggiar­e per tutti i reati contestati dal pm Davide Ognibene che, oltre ai maltrattam­enti, aveva contestato anche i reati di sequestro di persona e lesioni personali. L’uomo ha deciso di donare la sua eredità alla madre in segno di pentimento per quello che era successo e come risarcimen­to del danno; ha patteggiat­o un anno di reclusione.

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