Assegno unico, 130.000 i trentini interessati
L’83% dei beneficiari è italiano. Salomone: centri per l’impiego, servono assunzioni
TRENTO Periodo di bilanci per l’assegno unico provinciale. Il nuovo strumento introdotto nel 2017 per riunire in un’unica domanda le varie tipologie di intervento a sostegno di persone e famiglie inizia a dare i suoi primi risultati. «L’assegno unico — ha spiegato il vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi — è di fatto un reddito unico di comunità. È più inclusivo e solidale dei suoi predecessori, compreso il reddito di garanzia, e anche del “Rei”, la nuova misura nazionale per la lotta alla povertà».
I numeri confermano. Circa un trentino su quattro è interessato dall’assegno unico (130mila persone) almeno per una delle misure di sostegno che esso prevede — quota di sostegno al reddito, quota di sostegno per la cura dei figli e assegno di invalidità — che possono anche sommarsi. Delle quasi 41mila e 700 domande raccolte tra ottobre 2017 e maggio 2018 l’88% sono state accolte, con un particolare incremento dei beneficiari del sostegno al reddito che passano da circa 5.700 a 10.340. Questo incremento è dovuto a una molteplicità di fattori: l’innalzamento della soglia Icef dal 0,13 a 0,16, la semplificazione delle procedure e il venir meno dello stigma sociale legato a chi si rivolge a forme di assistenza di questo tipo. All’aumento dei beneficiari è corrisposto un aumento delle risorse: nel 2018 ammontano a quasi 78 milioni 300mila, mentre nel 2017 la somma degli importi stanziati per le diverse misure oggi ricomprese nell’Assegno unico era pari a 57 milioni 700 mila.
Ma attenzione: l’Assegno unico implica diritti e anche doveri. Chi ne beneficia deve impegnarsi per uscire dalla condizione di bisogno, sottoscrivendo un patto con le agenzie provinciali che si occupano di ricerca di lavoro e assistenza sociale.
Decisa la posizione del presidente dell’Agenzia del lavoro di Trento Riccardo Salomone, che ha dichiarato: «È necessario che i centri per l’impiego siano oggetto di importanti investimenti. Devono essere rafforzati, avere nuove competenze in un’ottica di progettualità organica. Gli attuali 12 centri attivi in provincia andrebbero integrati con 25-30 nuovi assunti. Importante non sono però solo i numeri, la professionalità degli operatori è fondamentale».
Ogni percorso di accompagnamento e reinserimento al lavoro è infatti seguito in maniera personale, proprio perché di matrice psicosociale. Al momento attuale non ci sono dei dati aggiornati sull’efficienza dell’inserimento lavorativo relativi alle politiche dell’Assegno unico, ma la media degli anni passati si attesta sul 30-35% di successo.
Infine, una nota relativa alla nazionalità di chi ha accesso alle forme di sostegno dell’Assegno unico: delle 130mila persone interessate, ben l’83% sono cittadini italiani, mentre il rimanente 17% si divide tra il 4,5% di cittadini provenienti dalla comunità Europea e il 12,5% provenienti da paesi extra Europei. In ogni caso, per beneficiare delle forme di assistenza, tutti devono essere regolarmente residenti in Trentino da più di tre anni.
Per il futuro sono già in programma azioni per potenziare ulteriormente questo strumento: da una parte un occhio di attenzione per i soggetti cui viene meno il sostegno della Naspi (la «vecchia disoccupazione» dell’Inps) e soggetti che invece hanno un aumento significativo ma momentaneo di lavoro e conseguente soglia Icef.