Quando gli opposti si attraggono
Visita alla mostra curata da Christiane Rekade e Laura Barreca «Same same but different», opere di tre altoatesini e tre siciliani
Gli opposti si (ci) attraggono ancora? Tra le varie e differenti domande generate dalla visione dell’esposizione Same same but different, aperta fino al prossimo 8 luglio negli spazi di Merano Arte, questa è probabilmente la più importante. L’esposizione, curata da Christiane Rekade e Laura Barreca nasce dalla collaborazione di due istituzioni geograficamente molto lontane: Merano Arte e il Museo Civico di Castelbuono (in provincia di Palermo), che hanno collaborato a un progetto che ha coinvolto sei artisti di origini sudtirolesi e siciliane. Si tratta di Claudia Barcheri, artista di Brunico attiva a Monaco, Ingrid Hora, nata a Bolzano che vive e lavora a Berlino, Loredana Longo, catanese attiva a Milano, Christian Martinelli, fotografo e reporter nato a Merano ma di origini sarde e trentine, lo scultore palermitano Ignazio Mortellaro e Studio++, collettivo «misto» di base a Firenze.
Per preparare Same same but different, gli artisti si sono incontrati in entrambi i luoghi che stanno ospitando la mostra (a Castel buono resterà aperta fino al 22 luglio ed è un evento collaterale di «Manifesta 12» di Palermo), insieme a storici, curatori, restauratori, direttori di musei e persino allevatori di asini. Il tutto per un progetto che sovrappone luoghi, atmosfere e suggestioni dei diversi «estremi» italiani, il Nord e il Sud, il mare e i monti, il freddo e il caldo. Opposti che si attraggono, come da vecchi insegnamenti, e sovrappongono, come da contemporanei mutamenti.
Così, attraverso video e performance, Ingrid Hora sovrappone tradizioni siciliane e tirolesi e colloca sulle schiene degli asinelli siciliani i seggiolini da mungitrici, tipici dei pascoli alpini. Ignazio Mortellaro mette, invece, a confronto gli «opposti» con un preciso «senso della misura». Lo fa esponendo barre in ottone raffiguranti i sistemi di misurazione tradizionali siciliani e tirolesi precedenti all’importazione del sistema metrico decimale e strettamente legati al corpo (il braccio, il passo, il palmo, etc).
Contrasti e opposti sono al centro anche di Navigare, il progetto di Studio++ nato come opera web (immateriale) che si è materializzata per la prima volta negli spazi di Merano Arte. Navigare è, infatti, l’esposizione di una serie di cartoline e immagini ottenute una ripresa in diretta dalla prua di una nave da crociera intercontinentale, catturata da una web-cam e diffusa su
internet. La prua di una di quelle navi che trasporta viaggiatori che non amano gli imprevisti e che preferiscono solcare gli oceani a bordo di un «condominio» dotato di negozi e ristoranti. Ma la raffigurazione del viaggio di chi ama stare fermo e non vuole sorprese, non viene mostrata attraverso alcune delle numerose foto scattate dai partecipanti alla crociera e nemmeno di quelle di chi vede queste enormi navi attraccare nei porti, ma da una web cam, oggettiva, fredda e «distaccata».
Confini è, invece, il suggestivo lavoro di Martinelli che ha percorso le coste italiane con una gigantesca macchina fotografica di alluminio creata da lui stesso. Le fotografie esposte per l’esposizione meranese mostrano un confine netto e preciso: quello che divide il mare dal cielo e che abitualmente chiamiamo orizzonte. Un confine naturale che ci appare «anomalo» perché si allontana ogni volta che ci avviciniamo, all’opposto di quelli artificiali e terreni che vediamo vicini e pericolosi anche quando non lo sono. Confini che servono a definire quelle identità di gruppo, esclusive ed escludenti, che dimenticano che l’identità è ciò che fa sì che una persona non sia identica a nessun altra. Di questi temi si è occupata anche Claudia Barcheri che ha rielaborato il logo della Repubblica Italiana posto sulle carte di identità con un’installazione da cui emergono le corde con cui le identità nazionali ci «legano». Concludendo, tutti gli artisti sembrano mostrare come la diversità oggi sia essenzialmente una fonte di paure. Fobie che ci impediscono di viaggiare, navigare, confrontarci, in cui i confini, se non i muri, sembrano aver chiuso ogni orizzonte.
Emblematica, da questo punto di vista, l’opera di Loredana Longo che gioca sulla contrapposizione tra «Noi» e «Loro» proprio attraverso un muro di mattoni. Un muro in cui è ricavata la parola «Loro» e in cui le lettere «Noi» non riescono più a incastrarsi. Una luce proietta l’ombra di «Loro» sul «Noi» e, accecati da questa contrapposizione, finiamo per non comprendere che tutti, «Noi» e «Loro», altro non siamo che quel brecciolino che giace per terra: scarti di muro ottenuti durante il processo di creazione.
Le opere Il progetto unisce luoghi e atmosfere diverse