Michele, il campioncino che corre contro l’autismo
«Scotta» fu la prima parola pronunciata da Mattia Oberburger: si era ustionato sullo scarico
Mascotte dei vigili del fuoco, che gli hanno regalato la maglia con cui gareggerà d’ora in poi, Michele Oberburger è un ragazzino di 14 anni autistico campione di trial. «Scotta» fu la sua prima parola pronunciata.
TRENTO «Scotta! Scotta!». Prima di ustionarsi con il tubo di scarico di una moto da trial, Michele Oberburger non aveva mai parlato. Bambino autistico non verbale, aveva appena imparato ad andare in bici quando Deborah Albertini, amica di famiglia e campionessa di specialità, propose ai suoi genitori di farlo salire sulle due ruote, ma a motore. A sette anni di distanza ha vinto il campionato Master Beta nella categoria junior C e ieri il corpo permanente dei Vigili del fuoco di Trento gli ha regalato la maglia con cui gareggerà da ora in avanti.
Il comando di piazza di Centa è un’altra delle passioni di Michele, 14 anni, originario di Roverè della Luna. «Veniamo spesso in caserma, sale sui mezzi, è ben voluto da tutti» spiega il papà Roberto, mentore, allenatore e accompagnatore instancabile. «E poi i Vigili del fuoco sono il corpo per antonomasia che rappresenta l’aiuto al prossimo — chiosa — ecco perché abbiamo scelto di far correre Michele con la loro maglia». E lui, naturalmente, è felicissimo: sull’autoscala si sente a casa, di fronte all’altezza non fa una piega. Ieri mattina nel piazzale della sede del corpo permanente c’erano tutti: i suoi amici pompieri in prima fila, con il comandante Ivo Erler
Mascotte I Vigili del fuoco di Trento gli hanno regalato ieri la loro maglia
e il dirigente generale della Protezione civile Stefano De Vigili, ma anche il governatore Ugo Rossi, consiglieri provinciali e assessori comunali, la presidente del Coni Trentino Paola Mora, il presidente della Fmi Trentino Nicola Versini.
A lui papà Roberto strappa una promessa: «Vista l’età Michele esce ora dalle categorie standard previste dalla Federazione — spiega Versini — ma creeremo una categoria ad hoc che gli permetta di continuare a correre come adesso: è uno sportivo che supera in qualità la media degli atleti normodotati». L’auspicio di Roberto Oberburger è una sorta di livello «modulare», pensato «per la disabilità in generale ma che gli garantisca di correre con gli altri». Perché, mai come in questo contesto, sport significa inclusione sociale. «Non terapia» precisa Oberburger.
Ma non c’è dubbio che stare sulla moto per due ore e mezza due o tre volte alla settimana a Michele faccia bene: «Aiuta la concentrazione e l’attenzione — ammette il padre — il saper fare più cose assieme, perché con la moto bisogna accelerare, frenare, modulare il gas, capire i movimenti». E pensare che il primo a non credere sarebbe stata una buona idea era proprio lui. Era stata mamma Alessandra a insistere spalleggiando Deborah Albertini. Oggi suo figlio è l’unico bambino autistico in Italia e in Europa a gareggiare nel trial con i normodotati. Con la casacca del Trial Team Südtirol ha pure vinto il campionato Master Beta di categoria.«Si può fare, questo vuol dire la storia di Michele — commenta il presidente Rossi — allo stesso tempo ci stimola a costruire ogni giorno quell’inclusione alla quale dobbiamo saper sempre tendere».
«Ricordo ancora quanto forte mi stringesse la mano nel tragitto verso Egna quando alla fine avevamo deciso di
Il padre «Ricordo come mi stringeva la mano il giorno che decidem mo di provare»
provare — racconta il signor Oberburger — è salito su quella moto senza alcun timore né remore, accompagnato dall’istruttore Andrea Buschi. Non è stato semplice certo, abbiamo dovuto lottare con la Federazione motociclistica italiana per far capire che anche un autistico poteva gareggiare (per questioni assicurative principalmente spiega Versini, ndr) ma ce l’abbiamo fatta». Ora Michele partecipa a cinque gare di Master Beta l’anno, a quattro del campionato italiano e vorrebbe iniziarsi anche all’urban trail con un paio di competizioni.