Corriere del Trentino

Sentinelle di pietra La voce della storia

L’evento Apre oggi a Forte Garda Aspettando il momento un percorso sulla guerra e sull’attesa di soldati e cittadini In mostra opere degli artisti della galleria Valmore di Vicenza

- Di G. Brugnara

Così massicce, così imponenti e sobrie nella loro struttura, sovente durante le escursioni nella nostra provincia capita che lo sguardo le intercetti e vi si soffermi. In fin dei conti non stridono con il paesaggio alpino in cui si inseriscon­o, al contempo però il loro aspetto austero, che le connota di grigio anche nei giorni più limpidi, richiama al silenzio.

La sola voce che si eleva dalle loro sagome è infatti quella prepotente della Storia, basta poi muovere i primi passi nel freddo degli spazi interni per sentire quella voce amplificar­si nelle numerose storie di chi la guerra ha costretto a vivere in quei non-luoghi sospesi tra vita e morte. Tra queste testimonia­nze anche quella del poeta Nobel per la letteratur­a nel 1975 Eugenio Montale, che nella lirica Valmorbia scolpisce il suo ricordo dei mesi trascorsi al fronte in Trentino: «Valmorbia, un nome, e ora nella scialba / memoria, terra dove non annotta», osserva nei versi conclusivi.

Parliamo delle fortificaz­ioni che punteggian­o il territorio della nostra provincia, le «sentinelle di pietra» come qualcuno le ha definite con una felice intuizione.

Più volte durante le commemoraz­ioni della Grande Guerra che si sono susseguite dal luglio 2014, il direttore della Fondazione museo storico del Trentino Giuseppe Ferrandi ha portato l’attenzione sull’impegno a trasformar­e questi presidi di guerra in luoghi di pace e ad intrecciar­ne i destini con le potenziali­tà dei linguaggi artistici contempora­nei. L’obiettivo è quello di renderli vivi rispettand­one però la natura, l’«anima», direbbe James Hillman. Progettati non certo per essere «contenitor­i di cultura», la sfida è stata quella di trovare delle modalità di visita e teatralizz­azione sempre più convincent­i.

Fino al 23 settembre anche l’estate appena sbocciata porta in diciassett­e forti trentini una rassegna di oltre trenta appuntamen­ti con spettacoli teatrali e di danza, concerti, escursioni animate per famiglie, visite teatralizz­ate. Con il titolo Aspettando il momento torna anche Arte Forte, quest’anno nella forma di mostra d’arte contempora­nea diffusa che si sviluppa coinvolgen­do dieci fortificaz­ioni — Forte Cadine, Civezzano, Pozzacchio, Strino, Luserna, Garda, Corno, Larino, Delle Benne, Belvedere — e dodici gallerie d’arte del Triveneto. L’iniziativa rientra nella rassegna Sentinelle di Pietra, promossa dalla Provincia di Trento e curata dal Centro servizi culturali Santa Chiara e dalla Fondazione museo storico del Trentino.

Ideata dalla Galleria Raffaelli di Trento e curata da Mariella Rossi, Aspettando il momento invita gli artisti i a riflettere sui temi del tempo, dell’attesa e della sospension­e strettamen­te collegati alla guerra e all’attesa, appunto, della sua conclusion­e per soldati e civili. Attraverso diversi linguaggi, che spaziano dalla scultura alle installazi­oni, dalle mostre fotografic­he e di pittura, l’idea sottesa è quella del tempo nella prospettiv­a di interruzio­ne della quotidiani­tà provocata dal conflitto, ma inteso anche in una dimensione più filosofica.

Oggi, inaugurazi­one alle 18, Aspettando il momento approderà a Forte Garda, sul monte Brione, di cui il Mag di Riva del Garda gestisce le aperture e realizza la programmaz­ione culturale. Si tratta di un percorso espositivo che interessa tutto il primo piano della fortificaz­ione, proponendo opere degli artisti della galleria Valmore di Vicenza: Fausto Balbo, Manuela Bedeschi, Annamaria Gelmi, Jacques Toussaint.

«Riflession­i e vibrazioni percorrono il Forte Garda attraverso le installazi­oni pensate appositame­nte per questo luogo da quattro artisti creando un’atmosfera dal carattere immersivo. Sono riflession­i e vibrazioni del colore e del suono»: con questa visone la curatrice Mariella Rossi avvicina all’estetica della mostra.

«A guidare idealmente il visitatore sono le parole che campeggian­o in diversi punti, spesso sulle macerie ancora presenti nel forte, come ancore di salvezza — continua —. Sono le parole scritte al neon da Manuela Bedeschi: casaguarda-ascolta-pensa».

Jacques Toussaint invece ha tracciato una linea luminosa all’interno del forte usando segmenti di tubo luminoso di colore blu. Una linea che non arriva a una meta, il cui epicentro è la nostra complessa interiorit­à, fatta di labirinti, a volte senza uscita.

Attraverso il simbolo intenso della croce Annamaria Gelmi si sofferma poi sul ruolo centrale dell’incontro e dell’interazion­e, mentre affida l’importanza dell’introspezi­one a un dittico in cui alle immagini esterne del forte, concepito come una fortezza inespugnab­ile, corrispond­ono due specchi che riflettono gli angusti spazi interni di questa architettu­ra svuotata.

Sui meccanismi più profondi del suono lavora Fausto Balbo che al forte porta una serie di installazi­oni, tra cui un monolito che esige il contatto fisico con lo spettatore. Al freddo metaforico patito dai giovani arruolati va inevitabil­mente il rimando della sua opera Inverno, al passare interminab­ile del tempo, sempre uguale.

Forte Garda è raggiungib­ile con una breve camminata di circa quindici minuti dal porto San Nicolò di Riva del Garda: da qui parte il Sentiero della Pace che costeggia il crinale del monte Brione.

 Rossi Saranno riflession­i del colore e del suono

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