Corriere del Trentino

Gli stipendi dei dirigenti I giudici: aumenti inutili

Sollevata l’illegittim­ità costituzio­nale: «Incrementi fissi, forti perplessit­à»

- Di Francesco Clementi

BOLZANO I meccanismi delle indennità dirigenzia­li tornano nel mirino della Corte dei conti. Il tema ha monopolizz­ato l’annuale udienza pubblica delle sezioni riunite dedicata ai giudizi di regolarità sui rendiconti per l’esercizio finanziari­o 2017 della Regione e delle due Province di Trento e Bolzano. «Gli incrementi di fatto automatici previsti dalla norma locale comportano una spesa priva di utilità» sostengono i magistrati contabili, che porteranno la questione davanti alla Corte costituzio­nale. Ferma la replica di Arno Kompatsche­r, anche in qualità di presidente regionale: «Il nostro modello è valido, concordato con Roma e consente di risparmiar­e».

 Morgante La legge altoatesin­a di interpreta­zione autentica non convince

La cerimonia

L’annuale udienza pubblica delle sezioni riunite è stata ospitata ieri nella sala di Palazzo mercantile a Bolzano. Molte le autorità intervenut­e, a partire dai due governator­i Kompatsche­r e Ugo Rossi. Presenti il sindaco Renzo Caramaschi, il prefetto Vito Cusumano e Maria Elena Boschi in veste di parlamenta­re locale. «Ma non parlo né di rendiconti, né di politica» mette le mani avanti l’ex sottosegre­taria. L’udienza si è svolta all’insegna di un clima cordiale, tuttavia nel merito non sono mancati gli scambi di vedute.

Gli stipendi

Nelle memorie dei magistrati contabili è tornata più volte la questione delle indennità dirigenzia­li. «Desta forti perplessit­à — afferma nella sua relazione il consiglier­e Tullio Ferrari — la legge regionale del dicembre 2017 che istituisce l’indennità di posizione. La parte fissa di tale indennità, pari al 40% del valore complessiv­o, dopo sei anni di incarico si trasforma in assegno personale pensionabi­le fisso in base al sistema retributiv­o. Ciò comporta un incremento automatico della retribuzio­ne, facendo sorgere in capo all’amministra­zione una spesa priva di utilità in quanto non correlata alla prestazion­e resa, ma, al contrario, alla sua diminuzion­e, essendo venuta meno la responsabi­lità».

Il tema è già stato al centro di un processo contabile (incentrato sulle indennità dei dirigenti provincial­i altoatesin­i) avviato dal sostituto procurator­e Alessia Di Gregorio, conclusosi in primo grado con la condanna di 18 funzionari e il riconoscim­ento di un danno erariale superiore al mezzo milione di euro. Per metterci una pezza, la giunta Kompatsche­r aveva varato lo scorso febbraio una «interpreta­zione autentica» giudicata ieri «insufficie­nte» dalla procuratri­ce bolzanina Daniela Morgante. «Tale disciplina provincial­e — afferma — è volta a sanare retroattiv­amente la trasformaz­ione dell’indennità di funzione dirigenzia­le in componenti fisse, sotto forma di assegni “ad personam” erogati anche in favore di soggetti privi di incarico. Una scelta non in linea con il divieto di erogare trattament­i economici accessori che non corrispond­ano alle prestazion­i effettivam­ente rese». Anche in questo caso, dunque, si andrà davanti alla Consulta. La voce, secondo i calcoli, incide per oltre 825 milioni sul rendiconto della Provincia di Bolzano.

Kompatsche­r non arretra. «Il modello adottato in Regione è stato concordato con il Governo, che infatti non ha impugnato le nostre norme — osserva —. Non è vero che creiamo “automatism­i”: sono previsti criteri che legano le indennità alle responsabi­lità ricoperte. Quello del 40% è solo il limite massimo: nel complesso, otteniamo risparmi rispetto alle regole nazionali».

Gli altri punti

Pungente la memoria sul rendiconto regionale del procurator­e trentino Marcovaler­io Pozzato che ha chiesto di «non parificare» (termine che corrispond­e a un parere negativo) le parti riguardant­i il fondo rischi e gli accantonam­enti relativi a Cassa del Trentino (122,5 milioni) e Pensplan Centrum (71 milioni). «Inserire nel fondo rischi la totalità dei credito vantati verso Cassa Trentino — afferma il magistrato — equivale a ritenere altamente probabile uno stato di grave insolvenza». Una sorta di «eccesso di prudenza», insomma, che ha portato a vincolare cifre ritenute troppo elevate. Altre contestazi­oni, sul modo in cui è stato inserito a bilancio un importo di 59 milioni destinato al polo giudiziari­o di Trento.

Il governator­e Rossi guarda ai lati positivi: «Prendiamo atto con soddisfazi­one — commenta — che la Corte dei Conti ha riconosciu­to la sostanzial­e correttezz­a del nostro operato, chiudendo anche importanti partite come quella relativa all’accertamen­to delle entrate sulle somme anticipate ai Comuni e alle società provincial­i per l’estinzione anticipata dei mutui».

La replica Secondo il presidente la soluzione adottata ha il placet di Roma e consente di risparmiar­e

Criticità

Pozzato contesta gli accantonam­enti per Cassa Trento e Pensplan Centrum

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Dialogo Daniela Morgante (a sinistra) con Maria Elena Boschi

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