Gli stipendi dei dirigenti I giudici: aumenti inutili
Sollevata l’illegittimità costituzionale: «Incrementi fissi, forti perplessità»
BOLZANO I meccanismi delle indennità dirigenziali tornano nel mirino della Corte dei conti. Il tema ha monopolizzato l’annuale udienza pubblica delle sezioni riunite dedicata ai giudizi di regolarità sui rendiconti per l’esercizio finanziario 2017 della Regione e delle due Province di Trento e Bolzano. «Gli incrementi di fatto automatici previsti dalla norma locale comportano una spesa priva di utilità» sostengono i magistrati contabili, che porteranno la questione davanti alla Corte costituzionale. Ferma la replica di Arno Kompatscher, anche in qualità di presidente regionale: «Il nostro modello è valido, concordato con Roma e consente di risparmiare».
Morgante La legge altoatesina di interpretazione autentica non convince
La cerimonia
L’annuale udienza pubblica delle sezioni riunite è stata ospitata ieri nella sala di Palazzo mercantile a Bolzano. Molte le autorità intervenute, a partire dai due governatori Kompatscher e Ugo Rossi. Presenti il sindaco Renzo Caramaschi, il prefetto Vito Cusumano e Maria Elena Boschi in veste di parlamentare locale. «Ma non parlo né di rendiconti, né di politica» mette le mani avanti l’ex sottosegretaria. L’udienza si è svolta all’insegna di un clima cordiale, tuttavia nel merito non sono mancati gli scambi di vedute.
Gli stipendi
Nelle memorie dei magistrati contabili è tornata più volte la questione delle indennità dirigenziali. «Desta forti perplessità — afferma nella sua relazione il consigliere Tullio Ferrari — la legge regionale del dicembre 2017 che istituisce l’indennità di posizione. La parte fissa di tale indennità, pari al 40% del valore complessivo, dopo sei anni di incarico si trasforma in assegno personale pensionabile fisso in base al sistema retributivo. Ciò comporta un incremento automatico della retribuzione, facendo sorgere in capo all’amministrazione una spesa priva di utilità in quanto non correlata alla prestazione resa, ma, al contrario, alla sua diminuzione, essendo venuta meno la responsabilità».
Il tema è già stato al centro di un processo contabile (incentrato sulle indennità dei dirigenti provinciali altoatesini) avviato dal sostituto procuratore Alessia Di Gregorio, conclusosi in primo grado con la condanna di 18 funzionari e il riconoscimento di un danno erariale superiore al mezzo milione di euro. Per metterci una pezza, la giunta Kompatscher aveva varato lo scorso febbraio una «interpretazione autentica» giudicata ieri «insufficiente» dalla procuratrice bolzanina Daniela Morgante. «Tale disciplina provinciale — afferma — è volta a sanare retroattivamente la trasformazione dell’indennità di funzione dirigenziale in componenti fisse, sotto forma di assegni “ad personam” erogati anche in favore di soggetti privi di incarico. Una scelta non in linea con il divieto di erogare trattamenti economici accessori che non corrispondano alle prestazioni effettivamente rese». Anche in questo caso, dunque, si andrà davanti alla Consulta. La voce, secondo i calcoli, incide per oltre 825 milioni sul rendiconto della Provincia di Bolzano.
Kompatscher non arretra. «Il modello adottato in Regione è stato concordato con il Governo, che infatti non ha impugnato le nostre norme — osserva —. Non è vero che creiamo “automatismi”: sono previsti criteri che legano le indennità alle responsabilità ricoperte. Quello del 40% è solo il limite massimo: nel complesso, otteniamo risparmi rispetto alle regole nazionali».
Gli altri punti
Pungente la memoria sul rendiconto regionale del procuratore trentino Marcovalerio Pozzato che ha chiesto di «non parificare» (termine che corrisponde a un parere negativo) le parti riguardanti il fondo rischi e gli accantonamenti relativi a Cassa del Trentino (122,5 milioni) e Pensplan Centrum (71 milioni). «Inserire nel fondo rischi la totalità dei credito vantati verso Cassa Trentino — afferma il magistrato — equivale a ritenere altamente probabile uno stato di grave insolvenza». Una sorta di «eccesso di prudenza», insomma, che ha portato a vincolare cifre ritenute troppo elevate. Altre contestazioni, sul modo in cui è stato inserito a bilancio un importo di 59 milioni destinato al polo giudiziario di Trento.
Il governatore Rossi guarda ai lati positivi: «Prendiamo atto con soddisfazione — commenta — che la Corte dei Conti ha riconosciuto la sostanziale correttezza del nostro operato, chiudendo anche importanti partite come quella relativa all’accertamento delle entrate sulle somme anticipate ai Comuni e alle società provinciali per l’estinzione anticipata dei mutui».
La replica Secondo il presidente la soluzione adottata ha il placet di Roma e consente di risparmiare
Criticità
Pozzato contesta gli accantonamenti per Cassa Trento e Pensplan Centrum