Il gip convoca Ricci, lui non si presenta Intanto il docente analizza i documenti
TRENTO Va a vuoto il primo appuntamento fissato dal gip Marco La Ganga per l’interrogatorio di garanzia del professor Mosè Ricci. Ieri il docente universitario, ordinario di progettazione architettonica e progettazione urbanistica dell’università di Trento, non si è presentato nell’ufficio giudice. L’interrogatorio di garanzia è un passaggio dovuto in seguito all’applicazione di una misura coercitiva o restrittiva nei confronti di un indagato, e al professore toscano è stata notificata un’ordinanza di applicazione della misura interdittiva dall’esercizio di pubblico ufficio presso qualunque pubblica amministrazione. Un provvedimento a cui dovrebbe seguire la sospensione da parte dell’università, misura che ieri il rettore Paolo Collini annunciava già di dover applicare in quanto richiesto dalla magistratura, ma che potrebbe avere delle ripercussioni anche sull’attività di «regia» che Ricci stava eseguendo nei confronti dell’equipe impegnata nell’elaborazione del nuovo Prg del capoluogo.
Il gip La Ganga ha quindi calendarizzato un altro incontro, fissando a domani il nuovo interrogatorio di garanzia. La decisione deriverebbe anche dalla volontà di concedere ulteriore tempo all’indagato e ai suoi legali per approfondire lo studio dei documenti contenenti le accuse rivolte dalla Procura.
Ricci è coinvolto in un’indagine su un presunto concorso «pilotato», indetto nel 2016, per il conferimento di quattro contratti di prestazione d’opera intellettuale presso il dipartimento di Ingegneria civile, ambientale e meccanica (Dicam) dell’università di Trento. Secondo le accuse il professore avrebbero «orientato» la procedura con lo scopo di agevolare quattro giovani architetti, già impegnati nella realizzazione del progetto per la nuova mensa universitaria all’ex Cte e a loro volta indagati. Secondo il pm Carmine Russo, titolare del fascicolo, l’urbanista in concorso con i suoi colleghi Giorgio Cacciaguerra e Claudia Battaino, nominati commissari, avrebbe ritagliato il concorso a misura dei quattro architetti esterni affinché ottenessero il lavoro. Un incarico per il quale i giovani professionisti avrebbero ricevuto complessivamente 18.000 euro. Resta però da capire se i quattro, spinti dalla necessità di lavorare, non abbiano accettato gli incarichi senza la
consapevolezza di commettere un presunto illecito.
Mercoledì, intanto, dalle pagine del Corriere del Trentino il professor Rizzi, stimato professionista, si era già detto «molto dispiaciuto» e «sorpreso» per la vicenda che lo vede coinvolto, ma al contempo anche «tranquillo di poter dimostrare che ho operato in modo corretto». «Noi tutti — ha continuato il docente — abbiamo sempre seguito la linea di correttezza e fedeltà all’istituzione». A. R. T.