Corriere del Trentino

Senzatetto, profughi e volontari uniti per tirare a lustro le aree delle stazioni

Torna «Panchina pulita». Franzoia: «Al Punto d’incontro dai 150 ai 170 pasti»

- Erica Ferro

TRENTO Pulire parchi e piazze da cartacce, bottiglie e rifiuti, ma anche da paure e pregiudizi. È uno slogan ormai consolidat­o quello di «Panchina pulita», iniziativa divenuta tradiziona­le nel mondo del sociale trentino «per far incontrare le persone, quelle con la casa e quelle senza» ma anche i richiedent­i asilo: magliette, ramazze, sacchetti e istruzioni per la raccolta differenzi­ata, l’appuntamen­to è domenica alle 9 in piazza Dante, questa volta in ricordo di Rubin, senza dimora che ha trascorso a Trento gli ultimi sei anni della vita ed è morto a causa di una malattia la settimana scorsa.

Numerose, come sempre, le realtà coinvolte nell’organizzaz­ione dall’associazio­ne «Nuovamente», dal Comune di Trento al Punto d’incontro, da Volontarin­strada ad A.m.a., da Fondazione Comunità solidale alla Caritas, da Villa Sant’Ignazio al Centro Astalli. I volontari saranno al lavoro nelle aree intorno alla stazione dei treni e delle autocorrie­re, nel sottopasso ferroviari­o, in corso Buonarroti, via Vannetti, via Gazzoletti e nelle aree adiacenti, poi, alle 12, il ritrovo per il pranzo alla parrocchia di San Pio X dove, dal 3 aprile 2016, le persone senza dimora o in difficoltà possono trovare quel pasto che il Punto d’incontro garantisce fino al sabato e la mensa dei cappuccini all’ora di cena. «Adesso quasi tutte le parrocchie della città mettono a disposizio­ne un gruppo di volontari per la distribuzi­one — ricorda don Rodolfo Pizzolli — ogni volta sono presenti dai 37 ai 117 ospiti».

Del resto, fare una stima accurata delle persone senza dimora presenti in città non è semplice. «Secondo l’Istat sono circa 400 in Trentino — fa sapere l’assessora Maria Chiara Franzoia — ma noi ci basiamo sui pasti che di solito offre giornalmen­te il Punto d’incontro, fra i 150 e i 170». Persone senza una casa perché l’hanno persa, magari insieme al lavoro, oppure perché l’hanno lasciata in cerca di un futuro migliore o diverso. Come era successo a Domenico Abbattista, che oggi affianca gli operatori fra Casa Giuseppe e Casa Orlando: «Non si deve far finta che chi vive in strada non esista» afferma.

Rientrano fra i senza dimora anche i richiedent­i asilo arrivati autonomame­nte attraverso le rotte balcaniche e non rientranti fra le quote assegnate dal ministero ai vari territori e in attesa di presentare richiesta d’asilo: 94 da inizio anno a oggi, 14 in più dello scorso anno. «Molti sono giovani, arrivano principalm­ente da Pakistan e Bangladesh — spiega Attilia Franchi del Punto d’incontro — e spesso portano con sé segni di violenze e traumi psicologic­i».

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(Rensi-Nardelli) Solidariet­à L’assessora Maria Chiara Franzoia e Fabien Lexus

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