Senzatetto, profughi e volontari uniti per tirare a lustro le aree delle stazioni
Torna «Panchina pulita». Franzoia: «Al Punto d’incontro dai 150 ai 170 pasti»
TRENTO Pulire parchi e piazze da cartacce, bottiglie e rifiuti, ma anche da paure e pregiudizi. È uno slogan ormai consolidato quello di «Panchina pulita», iniziativa divenuta tradizionale nel mondo del sociale trentino «per far incontrare le persone, quelle con la casa e quelle senza» ma anche i richiedenti asilo: magliette, ramazze, sacchetti e istruzioni per la raccolta differenziata, l’appuntamento è domenica alle 9 in piazza Dante, questa volta in ricordo di Rubin, senza dimora che ha trascorso a Trento gli ultimi sei anni della vita ed è morto a causa di una malattia la settimana scorsa.
Numerose, come sempre, le realtà coinvolte nell’organizzazione dall’associazione «Nuovamente», dal Comune di Trento al Punto d’incontro, da Volontarinstrada ad A.m.a., da Fondazione Comunità solidale alla Caritas, da Villa Sant’Ignazio al Centro Astalli. I volontari saranno al lavoro nelle aree intorno alla stazione dei treni e delle autocorriere, nel sottopasso ferroviario, in corso Buonarroti, via Vannetti, via Gazzoletti e nelle aree adiacenti, poi, alle 12, il ritrovo per il pranzo alla parrocchia di San Pio X dove, dal 3 aprile 2016, le persone senza dimora o in difficoltà possono trovare quel pasto che il Punto d’incontro garantisce fino al sabato e la mensa dei cappuccini all’ora di cena. «Adesso quasi tutte le parrocchie della città mettono a disposizione un gruppo di volontari per la distribuzione — ricorda don Rodolfo Pizzolli — ogni volta sono presenti dai 37 ai 117 ospiti».
Del resto, fare una stima accurata delle persone senza dimora presenti in città non è semplice. «Secondo l’Istat sono circa 400 in Trentino — fa sapere l’assessora Maria Chiara Franzoia — ma noi ci basiamo sui pasti che di solito offre giornalmente il Punto d’incontro, fra i 150 e i 170». Persone senza una casa perché l’hanno persa, magari insieme al lavoro, oppure perché l’hanno lasciata in cerca di un futuro migliore o diverso. Come era successo a Domenico Abbattista, che oggi affianca gli operatori fra Casa Giuseppe e Casa Orlando: «Non si deve far finta che chi vive in strada non esista» afferma.
Rientrano fra i senza dimora anche i richiedenti asilo arrivati autonomamente attraverso le rotte balcaniche e non rientranti fra le quote assegnate dal ministero ai vari territori e in attesa di presentare richiesta d’asilo: 94 da inizio anno a oggi, 14 in più dello scorso anno. «Molti sono giovani, arrivano principalmente da Pakistan e Bangladesh — spiega Attilia Franchi del Punto d’incontro — e spesso portano con sé segni di violenze e traumi psicologici».