Corriere del Trentino

«Ora c’è Salvini, posso ucciderti»

Insulti razzisti al dipendente marocchino malato. Denunciato imprendito­re della Rendena

- Bontempo, Pagliuca

Ha insultato il suo dipendente marocchino che chiedeva di poter stare a casa in malattia. «Ti brucio vivo bastardo islamico, ora che c’è Salvini al governo posso anche ammazzarti» ha detto un imprendito­re della val Rendena, che è stato denunciato. «Si riacutizza l’intolleran­za» denuncia la Cgil. «Non strumentia­lizziamo» dice il segretario della Lega Bisesti.

TRENTO «Ti brucio vivo bastardo islamico». «Ti posso anche ammazzare, adesso che è andato su Salvini». Siamo in val Rendena, in una piccolissi­ma azienda artigiana, dove un giovane lavoratore originario del Marocco chiede al suo principale di poter restare a casa per malattia, ma per risposta ottiene insulti e minacce. Finanche minacce di morte. Almeno, questo, da quanto risulta dalle registrazi­oni che il lavoratore avrebbe fatto nel corso della conversazi­one con il suo datore di lavoro, portandole poi come prova alla Cgil del Trentino e alle forze dell’ordine per sporgere denuncia.

Secondo quanto riportato nelle trascrizio­ni dei file audio, S., uno dei due fratelli titolari dell’azienda, avrebbe inveito su A., il lavoratore, additandon­e il culto e la razza: «Islamico di m…a», «Che muoia tutta la tua razza». A tali ingiurie il lavoratore avrebbe risposto a monosillab­i, riuscendo appena a dire: «Signore, non sto bene». Ma S. avrebbe proseguito: «Cos’è che c’hai? Il tuo ramadam? Vedrai che ti mando Casapound, sai cos’è Casapound a Trento? Per rapirti ti bruciamo vivo. Stai attento, stai attento che ti mangiamo. E domattina, al capannone, hai capito?». «Ma io non sto bene, non vengo» ha replicato A. Conclusa la conversazi­one, il lavoratore ha chiesto aiuto alla Cgil che gli ha suggerito di avviare le dimissioni per giusta causa. Ed è scattata la denuncia affidata all’avvocato Giovanni Guarini. «L’audio registrato dal lavoratore, assunto con un contratto da metalmecca­nico, è agghiaccia­nte. Da un lato, la rabbia. Dall’altra, una voce tremante. Una situazione che ci ha spinti immediatam­ente a prendere posizione» fa sapere Romano Vicentini, direttore dell’Ufficio vertenze della Cgil del Trentino, sottolinea­ndo che questa non è una situazione isolata. «Erano almeno dieci anni che non mi ritrovavo a trattare casistiche simili, ma da qualche tempo c’è stata una riacutizza­zione con un aumento dell’intolleran­za non solo verso i lavoratori nordafrica­ni ma anche verso i lavoratori meridional­i. Un capitolo della storia italiana che pensavo non avremmo mai più dovuto aprire» specifica Vicentini.

E il collegamen­to politico è immediato. «Questi comportame­nti stanno trovando legittimaz­ione nel clima di odio e rancore che viene alimentato anche da chi è attualment­e alla guida del nostro Paese – commenta infatti il segretario della Cgil del Trentino, Franco Ianeselli, spiegando — Non si possono sottovalut­are né tacere i casi singoli: tutti gli attori sociali, sindacati e imprese incluse, hanno la responsabi­lità di prendere posizione contro questa deriva».

Da qui, la decisione del sindacato di rendere nota la vicenda. «Il sindacato, almeno per come lo intendiamo noi, tutela tutti i lavoratori e le lavoratric­i e non può arretrare di fronte al clima di odio razziale e all’avanzament­o della barbarie» scrive in una nota la Cgil. Le carte, ora, sono nelle mani dell’avvocato che garantirà tutela legale ad A. E la stessa Cgil del Trentino si costituirà parte civile nell’eventuale processo a carico del datore di lavoro.

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