«Stanze», tra voci e segreti
La performance Lo storico palazzo Crivelli - Gentili di Pergine riapre con alcune visite ideate dagli artisti di «Circolo Bergman»
TRENTO Uno spettacolo per raccontare uno spazio. Nasce così «Stanze» di Circolo Bergman, progetto site specific commissionato da Pergine Festival che dal 6 al 15 luglio permetterà agli spettatori di visitare in maniera inaspettata gli interni di Palazzo Crivelli Gentili, edificio rimasto vuoto e inutilizzato dopo la morte del conte Guido Crivelli, alla cui famiglia il palazzo appartenne fino al 2003. Circolo Bergman è un collettivo milanese di artisti che si muovono tra la «tradizionale» performance e la ricerca di progetti site specific, caratterizzati dall’uso di cuffie wireless che permettono allo spettatore di muoversi liberamente nello spazio e contemporaneamente di essere guidato da voci e suggestioni sonore alla scoperta della storia e delle atmosfere dei luoghi che attraversa.
Paolo Giorgio, che in seno al collettivo artistico si occupa della regia, spiega: «Nel corso degli anni con Pergine Festival abbiamo dato vita a una “trilogia casuale”. Dopo “Macinan- te”, che raccontava le ex lanerie Dalsasso, e “Via San Pietro 4”, ambientato negli spazi del vecchio Ospedale Psichiatrico, ora l’attenzione si sposta su un altro luogo simbolo di Pergine. L’antico Palazzo Crivelli Gentili, da alcuni anni divenuto proprietà del Comune, che però è chiuso al pubblico perché ha bisogno di interventi di restauro molto importanti, per una cifra non sostenibile da un’amministrazione comunale. Qui si apre uno dei tanti temi collaterali legati allo spettacolo: a chi spetta la gestione di un edificio pubblico di rilievo storico artistico?» Il lavoro si pone al confine della visita guidata e del viaggio artistico e mentale alla scoperta dell’intreccio tra storia della città e della genealogia di una famiglia insignita di un titolo nobiliare. «Fu Mussolini l’ultimo ad attestare la nobiltà della famiglia Crivelli, con un documento ancora oggi conservato nell’Archivio storico di Pergine — spiega Giorgio — Ma oltre all’aspetto storico abbiamo anche voluto aprire una finestra sulla vita quotidiana dei singoli individui». Uno spettacolo che vuole indagare un’intera comunità, senza la pretesa di proporre il teatro come momento di risoluzione, ma come modo per mettere l’accento su alcune storie locali e approfondire la riflessione spazio-territoriopersone. «Come adolescenti alla scoperta di una casa abbandonata, che entrando di nascosto trovano tracce del passato, oggetti, suggestioni, così gli spettatori verranno guidati in luoghi segreti, ripercorrendo la storia dell’edificio, quasi ascoltando le voci dei fantasmi di chi lo ha abitato». Tra oggetti fisici, le musiche originali di Marcello Gori e le installazioni luminose di Sarah Chiarcos si muoverà anche la performer Sarah Atman. «Lo spettacolo è riservato a gruppi di massimo 15 persona alla volta e si sviluppa attraverso alcune stanze del secondo piano del palazzo — chiarisce ancora Giorgio — La possibilità di visita è limitata dall’instabilità strutturale dell’edificio, ma tutti i luoghi nei quali si passa sono assolutamente garantiti e sicuri».
Progetti futuri? «Con il festival è stata stabilita una convenzione per la triennalità ministeriale che ci vedrà come artisti associati fino al 2020. Ci piacerebbe continuare a indagare gli spazi del territorio spingendoci anche fuori Pergine, coinvolgendo sempre più la comunità».