Provinciarie M5s Lista e presidente con turno unico
Non è esclusa così l’ascesa di qualche outsider Diritto di voto, il dubbio sulle tempistiche
Un’unica votazione per decidere il candidato presidente e la lista elettorale. È la soluzione che sta avanzando in casa del Movimento 5 stelle per le «provinciarie» di fine luglio. Una strada che sta suscitando qualche perplessità nel movimento.
Un turno unico per stabilire TRENTO il candidato presidente e la lista elettorale. È l’ultima indiscrezione che filtra nel muro di gomma del Movimento 5 stelle — dove sono finiti i tempi dello streaming e della trasparenza ideologica? — in vista delle «provinciarie» di fine luglio che fisseranno la gerarchia post-grillina per le elezioni autunnali. La novità, se confermata nella bibbia finale delle regole, potrebbe essere potenzialmente dirompente e scompaginare il quadro delle candidature, favorendo l’ascesa di qualche outsider. Chi somma più preferenze si troverà automaticamente catapultato nel ruolo di aspirante alla poltrona di Piazza Dante. Circola anche una battuta, di scajolana memoria (la casa al Colosseo...), ossia di un possibile candidato presidente «a sua insaputa» dal momento che non tutti i partecipanti hanno l’ambizione di rivestire il ruolo più prestigioso e impegnativo.
Il turno unico si discosterebbe dalla prassi adottata nel 2013 quando i pentastellati locali celebrarono due distinti momenti: uno per selezionare il candidato presidente (prevalse Manuela Bottamedi che poi cedette il posto a Filippo Degasperi) e l’altro per la lista elettorale. Si differenzierebbe anche dall’esperienza aurea del Lazio: qui i primi dieci classificati nella votazione per la lista elettorale accedevano ad una seconda fase per la scelta del candidato governatore.
Al di là di ogni considerazione, la regola sembra sorvolare la legge elettorale e le specificità del Trentino dove la figura del presidente è il baricentro del sistema politico. Tanto più che anche la richiesta di poter presentare una lista ladina per essere più competitivi è stata bocciata. Sarebbe, invece, più affine al modello altoatesino: la legge elettorale non prevede un candidato presidente, ma un proporzionale puro dove il ruolo apicale è quello di capolista.
Un secondo elemento sta seminando contrarietà. Riguarda la platea degli aventi diritto al voto. Si è stabilito che alle «provinciarie» sulla piattaforma Rousseau possano partecipare coloro che si sono iscritti (alla piattaforma) entro il 30 giugno. Le perplessità riguardano il requisito minimo (per le «parlamentarie» erano richiesti tre mesi certificati di iscrizione alla Rousseau, normalmente i tempi tecnici) e la tempistica. L’incontro tra la delegazione trentina e i vertici romani per discutere l’impianto delle regole è stato il 29 giugno, cioé un giorno prima della scadenza per iscriversi. «Asimmetria informativa» mormora qualcuno, paventando l’avanzata di truppe cammellate. Il voto lo renderà esplicito o meno.
Nella corsa alla candidatura da governatore emergerà probabilmente la frattura interna al movimento trentino. Il consigliere uscente Filippo Degasperi è il polo di attrazione dei consiglieri comunali e di molti militanti che ne hanno apprezzato l’impegno sul territorio, in (quasi) solitudine; il ministro Riccardo Fraccaro ha messo a frutto la sua prima esperienza da deputato e si è affermato a Roma nell’ascesa governativa del M5s, guadagnandosi un ruolo centrale al fianco di Di Maio con la possibilità di influenzare le dinamiche locali. Qualcuno emergerà anche dalla sua area (Cristian Zanella?) almeno che a prevalere non sia alla fine un candidato «a sua insaputa».