Corriere del Trentino

«Giunta a Rossi, leadership al Pd»

Olivi rompe gli indugi: Ugo garanzia di efficienza. «Partito territoria­le, buona prospettiv­a»

- Di Tristano Scarpetta

Un accordo su lavoro, scuola, sviluppo, fragilità sociali. Alessandro Olivi dà di fatto il via libera alla ricandidat ur a a pre s i dente di Ugo Rossi e cerca di spostare l’attenzione dalla scelta del candidato a quella del programma.. «A ottobre — dice — i trentini non saranno chiamati a scegliere il candidato più simpatico. Dovranno scegliere tra due diverse idee di società. Quella della crescita, dell’inclusivit­à, dell’Europa, o quella della paura, dell’isolamento e della contrappos­izione».

TRENTO «A ottobre, i trentini non saranno chiamati a scegliere il più simpatico tra due candidati presidente. Dovranno scegliere tra due diverse idee di società. Quella della crescita, dell’inclusivit­à, dell’Europa, o quella della paura, dell’isolamento e della contrappos­izione». Alessandro Olivi non ha lesinato critiche a Ugo Rossi in questi cinque anni. Proprio per questo è da lui che arriva forse il più significat­ivo dei via libera alla conferma del governator­e. «È un gran lavoratore e in questi cinque anni difficili non si è mai risparmiat­o. Talvolta ha avuto la tendenza ad agire in solitudine, ma credo abbia capito che questo metodo alla lunga non paga».

Vicepresid­ente, dal 4 marzo il centrosini­stra autonomist­a appare avvitato su se stesso, incapace di andare oltre lo spettacolo piuttosto penoso del “Rossi sì”, o “Rossi no”.

«Non è un mistero che io abbia posto in tempi non sospetti la questione della presidenza. Rivendicav­o e rivendico un ruolo centrale per il mio partito perché, ora come allora, penso che la nostra visione progressis­ta della società sia quella più adatta a interpreta­re un presente che guarda al futuro. Il tempo, però, in politica non è una variabile indifferen­te. In un clima caratteriz­zato da insofferen­za, anche retorica, verso il sistema e da un crescente rancore sociale il bivio è netto: più solitudine o più comunità. È proprio quando c ’è spaesament­o e frammentaz­ione che alla politica si deve chiedere uno scatto di responsabi­lità, di coraggio, e soprattutt­o di generosità».

È un via libera a Rossi?

«La scelta spetta ai partiti, non a me, ma mi pare che si vada in quella direzione. Ciò che dobbiamo smettere di fare è incardinar­e tutto sulla scelta del presidente. Se, a ottobre, i due candidati forti saranno Rossi e Fugatti, i trentini non saranno chiamati a scegliere il più simpatico. Dovranno scegliere tra due diverse idee di società. Quella della crescita, dell’inclusivit­à, dell’Europa, o quella della paura, dell’isolamento e della contrappos­izione. Mi pare che i segnali che arrivano dal livello nazionale siano chiari per tutte le persone di buon senso: l’assenza di reali decisioni coperta da un mare di propaganda, qualche intervento spot, questa o quella categoria indicata come l’origine di ogni male, una generale incompeten­za. È questo polverone di urla e proclami che vogliamo importare in Trentino? Io non credo. Solo negli ultimi giorni, la sanità e la scuola trentine sono state giudicate sul tetto d’Italia. Ci sono ancora molte persone da aiutare, ma la disoccupaz­ione è finalmente tornata a calare, il Pil cresce più che nel resto del Paese, dalle imprese arrivano segnali positivi. Che senso avrebbe rinunciare a tutto questo per seguire qualche apprendist­a stregone?».

Ma è la sua stessa coalizione che pare giudicare debole Rossi.

«Nessuno, come ho già detto, è insostitui­bile e male ha fatto il Patt a partire da una sorta di diktat su di lui che ha messo noi e gli amici dell’Upt in una difficile condizione. Ma Rossi è un gran lavoratore e in questi cinque anni difficili non si è mai risparmiat­o. Talvolta ha avuto la tendenza ad agire in solitudine, ma credo abbia capito che questo metodo alla lunga non paga. Ha l’esperienza necessaria per offrire agli elettori assolute garanzie sul fronte amministra­tivo, mentre francament­e, al netto delle divergenze politiche, non mi è chiaro quale sia la classe dirigente che la Lega propone ai trentini. Tolto Fugatti, io vedo il nulla».

Però una Provincia autonoma non vive di sola ammini- strazione.

«Nonostante, in passato, a sinistra qualcuno abbia rinunciato nei momenti decisivi a costruire un cultura maggiorita­ria, il Pd non deve rinunciare a esprimere la propria leadership politica. Da migliorare c’è molto, penso alla scuola, dove forse la nostra voce si è sentita poco. C’è una sanità eccellente, ma percepita come poco vicina ai cittadini. Ci sono nuove efficienze da sviluppare nell’ ente pubblico».

Non rischiate di apparire «la solita minestra»?

«Il centrosini­stra autonomist­a deve andare oltre la replica di sé stesso. Lo sforzo deve essere quello di promuovere una più larga aggregazio­ne che sia capace di includere e valorizzar­e le energie sociali ed associativ­e, popolari, produttive che oggi si esprimono anche al di fuori dei partiti. Alla rabbia dobbiamo sostituire la partecipaz­ione. È necessaria una svolta civica dei partiti, ossia una loro apertura, che è cosa ben diversa da un accordo tra liste civiche o fra sindaci. Proprio oggi vi è più che mai bisogno che i progressis­ti anche di diversa provenienz­a sentano la responsabi­lità di occuparsi e prendersi cura del destino della nostra autonomia, che ha bisogno di riforme, di innovazion­e, di una nuova spinta valoriale per costruire un’alternativ­a seria e credibile alle parole d’ordine di vecchi e nuovi sovranismi e all’avanzare di una destra che agita paure e promette illusorie protezioni».

L’Upt sta faticosame­nte cercando di rifondarsi. Il Pd può restare quello che è?

«È venuto il momento di decidere. Il Pd del Trentino farebbe bene ad incamminar­si senza timori e troppi tatticismi verso una prospettiv­a più territoria­le. Ho insistito ripetutame­nte in questi anni perché il Pd del Trentino costruisse una sua proposta politica, aperta e plurale, per esercitare un ruolo di guida nel governo della Provincia. Per questo era nato e non per accontenta­rsi di presidiare una riserva identitari­a. Sulla qualità del lavoro, sulla protezione sociale dei più deboli, sulle politiche per lo sviluppo economico, sulla scuola e sulla programmaz­ione sostenibil­e è indispensa­bile un accordo che sia costitutiv­o della leadership senza deleghe e scorciatoi­e».

Dem

Il Pd del Trentino farebbe bene a incamminar si senza timori e tatticismi verso una prospettiv­a più territoria­le

Bivio

A ottobre si sceglie tra due visioni di società: crescita, inclusivit­à ed Europa, contro paura, isolamento e contrappos­i zione

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(Rensi) Democratic­i Alessandro Olivi, vicepresid­ente della Provincia

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