Corriere del Trentino

Cesare Battisti, il rimpianto per un’Italia che poteva esserci e che invece non ci fu

- di Nicola Zoller * * Segretario regionale Psi

Nel luglio 1916 Cesare Battisti veniva catturato dagli austriaci e due giorni dopo saliva sul patibolo asburgico nel castello del Buon Consiglio a Trento. La ricorrenza del fatto vede tutti gli anni i socialisti roveretani e trentini partecipar­e all’incontro promosso dagli alpini dell’Ana, salendo sul Corno «Battisti» la seconda domenica di luglio, per ricordare con questo «pellegrina­ggio alpestre» il sacrificio dell’irredentis­ta democratic­o, che fu un pensatore e un dirigente socialista di livello europeo. Quest’anno l’appuntamen­to è per oggi, partendo per il Monte Corno Battisti alle ore 8 da piazza Podestà di fronte al municipio di Rovereto. L’appuntamen­to ci fa rammentare la posizione di Battisti e di altri sudditi d’Austria che si rivoltaron­o contro l’Impero, con le parole della storica Maria Garbari: «Tutte le nazionalit­à costituent­i l’impero austrounga­rico — oltre ad austriaci e ungheresi, c’erano cechi, slovacchi, polacchi, ucraini, sloveni, croati e serbi, rumeni, italiani e ladini — stavano perdendo la speranza di poter tutelare la loro identità in uno Stato realmente federale. La guerra, anziché creare la solidariet­à fra quei popoli, contribuì allo sfascio dei possedimen­ti asburgici. La lotta in difesa della propria nazionalit­à, combattuta magari con l’espatrio, la diserzione, il passaggio al campo opposto fu un tradimento? Ma allora l’intera Europa pullulava di traditori cechi, slovacchi, croati, polacchi, romeni, italiani». Anche Silvius Magnago ha chiarito per tutti: «Cesare Battisti fu un uomo che sacrificò la vita per i suoi ideali e dunque è degno della stima anche di coloro che come gli austriaci lo condannaro­no a morte». Oltre a Magnago, era stato un altro illustre sudtiroles­e, lo storico Claus Gatterer, a far conoscere al mondo austrotede­sco un uomo lì conosciuto solo come «alto traditore», con queste parole: «Gli ideali battistian­i attingono a due fonti: il Risorgimen­to italiano e il socialismo d’AustriaUng­heria. In Battisti questi ideali si erano pienamente fusi. Rappresent­avano le direttrici per una vita e un’opera di rara coerenza». Queste parole, per le fonti da cui provengono, hanno posto fine alle polemiche di chi non riconosce l’onore altrui. Non a caso Gatterer ha introdotto il suo libro su Battisti la citazione dello sferzante scrittore austriaco Karl Kraus: «Chi giudica farabutto il patriota dell’altrui patria, dev’essere un imbecille della propria». Piuttosto noi socialisti e democratic­i non vogliamo far dimenticar­e che nella tormenta epocale della prima guerra mondiale si trovarono due socialisti esemplari come Giacomo Matteotti e Cesare Battisti che tennero un comportame­nto discorde: pacifista intransige­nte l’uno, interventi­sta democratic­o l’altro. Eppure, come riporta la ricerca dello storico Mirko Saltori, ci doveva essere una base comune per le due personalit­à: «Il socialismo non era stato né per Battisti, né per Matteotti un’etichetta o una superficia­le infatuazio­ne, bensì un impegno costante e rigoroso, e certo nella concezione della realtà e della politica dell’uno e dell’altro vi sarà stata una larga identità di vedute». Un’identità che avrebbe potuto portarli successiva­mente anche a revisione i punti di vista divergenti, e comunque a svolgere un comune lavoro utilissimo per il popolo: non fu loro possibile, perché le vite di questi due protagonis­ti furono entrambe spente da mani barbare. È questo sconforto che porta i sinceri democratic­i ad onorare sia la memoria di Matteotti, assassinat­o il 10 giugno 1924 dai fascisti, sia quella di Battisti, morto per capestro asburgico il 12 luglio di cent’anni fa. È il rimpianto per un’Italia che poteva esserci e non ci fu.

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