Raccontare l’Alto Adige
Delle Cave e Valente: una guida letteraria «severa»
Una guida letteraria è sempre un mondo nuovo. Anche quando, come in passato e proprio dalle nostre parti, ha voluto includere professionisti ma anche azzeccagarbugli e «donabbondi»: dilettanti allo sbaraglio, insomma. Nel caso della «Guida letteraria» di Raetia Verlag, scritta da Ferruccio delle Cave e Paolo Bill Valente, siamo di fronte ad una teoria felice di tanti piccoli saggi e a una selezione severa di autori europei che sono stati attratti dall’attuale Sudtirolo.
Il libro sarà presentato martedì, alle 18. alla Mediateca multilingue di Merano. Le impressioni letterarie di autori contemporanei come De Luca, Sepúlveda, Magris, Müller e dei grandi classici senza tempo come Machiavelli, Goethe, Ibsen, accompagnano il lettore lungo un viaggio appassionante tra le bellezze naturali e culturali di una regione che è crocevia di culture diverse. Citazioni da racconti, diari di viaggio e poesie, raccolte seguendo una linea temporale e geografica che suggeriscono un nuovo modo di conoscere la terra sudtirolese, del- l’Alto Adige.
Ne abbiamo parlato con Ferruccio delle Cave.
In che modo è cambiata un’antologia letteraria nel corso dei decenni?
«L’antologia letteraria è andata un po’ persa negli ultimi anni. Ha sempre avuto, fin dai tempi antichi il compito di illustrare un periodo storico e una scena letteraria. E’ cambiato, invece, l’interesse dei lettori. Il lettore oggi va sul web e trova tutto: insomma oggi è più difficile».
Dunque ?
«Una possibilità è quella di adottare le tematiche. Un secondo approccio potrebbe essere la contemporaneità.
Allora, l’antologia ritrova un’altra funzione: quella di spiegare ed orientare il lettore».
Come vi siete suddivisi i compiti lei e Valente?
«L’idea è partita da me perché avevo già scritto l’antologia in tedesco, mentre questa a quattro mani è in italiano. Conoscendo bene Paolo, ho pensato a lui per trovare non solo traduzioni standard di autori tedeschi, francesi, inglesi, ma trovare anche autori italiani. Salvatore Satta non è conosciuto quanto Luigi Bartolini, per fare un esempio».
Nel corso della vostra indagine avete anche scoperto qualcosa di nuovo?
«Valente ha trovato molti italiani. Lo stesso feci io per la versione in tedesco, di alcuni anni fa. Ci sono ancora tanti autori che potremmo usare».
Lei e Valente siete stati anche avvolti da sorprese?
«Certo. Quello del personaggio che approda in Sudtirolo provenendo da Nord e quello che vi arriva da Sud. Sono due mondi. Ne risulta una serie di scambi interessanti».
Montaigne e Goethe quando arrivano in questa terra non trovano ancora l’Italia: condivide?
«Certamente è così. Accade solo quando entrano nella lingua italiana, dunque più a Sud».