Lupi, l’esperta rassicura «Mai aggredito l’uomo e l’espansione si fermerà»
TRENTO «È naturale che in Trentino, area di nuova colonizzazione, con diverse aree prive di branchi, il numero di lupi sia in espansione». La zoologa del Muse Marta Gandolfi, collaboratrice della Provincia per le attività sul lupo previste dal Progetto Grandi Carnivori, spiega che fintanto che ci saranno territori liberi, la presenza di esemplari nell’arco alpino aumenterà. Ad un certo punto, però, la popolazione cesserà di crescere. <Il sovrappopolamento della specie - rassicura - è impossibile in natura>.
Dottoressa Gandolfi, può spiegarci che aspetto sta prendendo la popolazione di lupi in Trentino?
«Il Rapporto grandi carnivori del 2017 parla di 6 branchi e una coppia presenti in Trentino — si tratta di 38 animali circa — a cui va però aggiunta la percentuale di lupi in dispersione, che è fino al 20 per cento di tutta la popolazione. I lupi, infatti, sono socialmente organizzati in branchi, ogni branco occupa e difende un territorio, e al suo interno nascono 3-4 cuccioli all’anno. Fino a quando, per alcuni esemplari, non arriva il momento di disperdersi, andando alla ricerca di un compagno dell’altro sesso e di un territorio libero dove creare un nuovo branco».
Nel caso specifico del Trentino, quindi, ci sono da 5 a 7 lupi che potrebbero occupare nuovi territori e dar vita a nuovi branchi. Esiste il rischio di sovrappopolamento?
«Ecologicamente parlando, possiamo avere la certezza che non ci saranno mai troppi lupi e mai si parlerà di sovrappopolamento. Per la specie sarebbe controproducente sovrappopolare un’area, non si riuscirebbero a trovare abbastanza risorse per la sopravvivenza. Come ho detto, per adattabilità e dinamicità della specie, il lupo occupa i territori che ancora sono liberi. Quando il numero di esemplari aumenta, si pone al massimo un problema di natura sociale, di convivenza con l’uomo e le attività umane».
È giustificato temere che il lupo arrivi a minacciare gli esseri umani con cui entra in contatto, o i numeri smentiscono queste preoccupazioni?
«Negli ultimi 150 anni, in Trentino, non si sono verificati attacchi da parte di esemplari all’uomo. Il lupo, in caso di incontro con le persone, fugge. Per anni è stato perseguitato, quindi teme l’essere umano. Questo naturalmente in casi di normalità della specie. Qualche episodio di aggressività mostrata si è verificato, ma si trattava di lupi gravidi o di esemplari in particolare difficoltà».
Alcuni esperti dicono che sarebbe più opportuno studiare misure di prevenzione, evitando che la vita del predatore si incroci all’attività umana. C’è anche chi ha proposto di sterilizzare l’animale per ridurre i branchi. È possibile?
«È una pratica difficile, oltre che molto costosa. La prevenzione, invece, è fondamentale per tutelare le categorie che subiscono i danni. Siccome il problema è il troppi socialmente e non il troppi ecologicamente, la cosa migliore sarebbe lavorare per la conservazione della fauna, ma accrescendo la consapevolezza sulle caratteristiche del lupo e sulle dinamiche che lo legano al territorio».