Spirito irriverente
Caro Paolo, lo so che ti eri prenotato il mio necrologio, ma ho un nodo in gola che mi impedisce di non commuovermi. Lo sapevo che poteva succedere da un momento all’altro, ma è stata comunque una bastonata e adesso mi vengono in mente tante immagini, tanti episodi, che invece mi mettono allegria.
Una passeggiata notturna euforica quanto basta nell’estate allora deserta di Rovereto con il vecchio commediante Tranquillini detto «Rebia», amico di tuo padre e del mio, che in quelle ore mi rivelò il destino e le pieghe nascoste della vita proprio di mio padre, morto parecchi anni prima. L’ enorme appartamento di Milano dove tu, io, Lanfranco e Diego nel 1969 cercavamo di intraprendere una nuova vita tra impegno politico e studio e che lasciammo «in eredità» a Mauro Rostagno.
La mitica sede del Gazzettino in piazza Rosmini. Le riunioni di redazione del «Leno», rivista d’amore e di rabbia, vendutissima nelle edicole cittadine e motivo di ripetuto divertimento: storiche le classifiche dei politici,
dei presidi, delle pasticcerie, che ci procurarono anche diversi comici conflitti.
Altri parleranno delle tue creature famose «Oriente-occidente» e i «Suoni delle Dolomiti», io voglio ricordare quegli anni e quei momenti nei quali abbiamo cercato di essere roveretani fino al midollo pur nello spirito della critica e della disobbedienza.
Mi ricordo ridendo da questo punto di vista le preoccupazioni di tua mamma Afra che si raccomandava alla mia perché «non andassimo fuori strada». Ma le nostre madri le abbiamo curate fino all’ultimo, senza venir meno a quello spirito irriverente che avevamo coltivato negli anni della «rivolta». Mario Cossali