«Porto Sosa vicino al cielo»
I Suoni delle Dolomiti Ginevra Di Marco L’ex Csi al Bait di Andalo presenta «La Rubia canta la Negra»
Il ritorno di Ginevra Di Marco ai Suoni delle Dolomiti è fissato per venerdì 27 luglio al Bait del Germano, sull’Altopiano della Paganella (ore 12). A distanza di quattro anni dalla sua precedente partecipazione sul gruppo dell’Adamello, la cantante toscana torna sulle Dolomiti del Brenta per presentare il suo nuovo progetto «La Rubia canta la Negra». Realizzato assieme agli storici partner Francesco Magnelli e Andrea Salvadori, il disco è un omaggio alla musica di Mercedes Sosa che si è aggiudicato nel 2017 la Targa Tenco per il miglior album nella categoria interpreti. La voce unica di Ginevra Di Marco, che ha mosso i primi passi in una formazione fondamentale del rock italiano come i Csi, partirà dalla figura della cantante argentina per spaziare su un repertorio che non ha confini. Ne abbiamo parlato con l’artista fiorentina, raggiunta telefonicamente alla vigilia della tappa torinese di «Stazioni Lunari», concerto evento a carattere periodico che fa capo alla stessa Ginevra e in questa occasione vede coinvolti Piero Pelù, Nada, Peppe Voltarelli e tre ex componenti dei Csi come Massimo Zamboni, Gianni Maroccolo e Giorgio Canali. Che effetto le fa tornare ai
Suoni delle Dolomiti?
«Ricordo qualche anno fa di aver suonato in un posto davvero magico: certe cornici si piantano negli occhi e non si dimenticano più. Si crea un rapporto diretto col paesaggio, dal cielo alle mucche che ti si avvicinano, ma la cosa più bella è la predisposizione delle persone che salgono in montagna per sentire il concerto. Sono felicissima di tornare per presentare questo nuovo progetto legato a Mercedes Sosa, personaggio meraviglioso e simbolo per i popoli del mondo dal punto di vista umano e sociale. Le sue canzoni sono tuttora fonte di grande insegnamento a cui attingere».
La terza Targa Tenco per questo progetto ha dato ulteriore lustro a questa sua scelta?
«Una grande soddisfazione giunta inaspettata, perché il disco è uscito a maggio e quindi un po’ tardi per i tempi del Tenco. Avevo già in repertorio alcune canzoni di Mercedes Sosa, ma l’idea di dedicarle un intero album è stata condivisa assieme a Francesco Magnelli e Andrea Salvadori, senza i quali io da sola non starei certo in piedi. Il disco è stato accolto bene anche dal pubblico nei concerti e credo che coniugare la leggerezza della canzone con dei contenuti sia un modo di fare cultura».
Ha qualche ricordo legato al Trentino in cui in questi anni ha suonato in più occasioni?
«Oltre all’esperienza dei Suoni delle Dolomiti ricordo il concerto di tre anni fa sul molo di Riva del Garda, in un evento legato al centenario della guerra coordinato da Massimo Zamboni. L’atmosfera era davvero particolare anche per l’intensità delle canzoni e delle tematiche. Mi capita spesso di riparlarne con tante persone che c’erano e si ricordano bene di quel concerto: del resto le idee di Massimo è difficile che non siano belle».
Che esperienza vive con il progetto Stazioni Lunari, che da più di dieci anni raccoglie sempre nuovi protagonisti?
«È un progetto che affonda nella musica a 360 gradi all’insegna della condivisione e della valorizzazione delle differenze. Non è una kermesse, ognuno all’interno fa quello che si sente in uno spazio di grande libertà. “Stazioni Lunari” svela molto degli artisti che si mettono in gioco e spesso loro stessi sono i primi a ringraziare per aver vissuto un concerto diverso dal solito».