Corriere del Trentino

GLI ALPINI ANTIDOTO AL DISAGIO

- Di Luca Malossini

Una rondine non fa primavera, vero. Però il famoso proverbio di Aristotele, se addomestic­ato a dovere, potrebbe regalare ampi sprazzi di sereno. Il Corriere del Trentino, ieri, ha riportato la notizia che il bar della palazzina Liberty di piazza Dante riaprirà i battenti da domani e fino al 30 settembre. Ciò sarà possibile, ancora una volta, grazie alla disponibil­ità degli alpini che lo avevano già gestito nell’ambito dell’adunata nazionale. In quei giorni di euforia goliardica, la palazzina Liberty assunse un ruolo determinan­te per rendere piazza Dante un luogo accessibil­e ai trentini da sempre diffidenti. È bastato insomma occupare lo spazio e renderlo vivo per anestetizz­are il disagio.

Memori di tutto ciò, Polizia locale e Servizio biblioteca comunale, che in via Alfieri controlla il punto ragazzi, una volta scaduto il contratto con gli alpini hanno scritto al sindaco Andreatta chiedendo la possibilit­à di ripristina­re l’attività. La motivazion­e merita una sottolinea­tura: «...Dopo la riapertura del bar la situazione di piazza Dante era immediatam­ente e sensibilme­nte migliorata. Una simile presenza ha ridimensio­nato in maniera significat­iva la precedente situazione di disagio. È dunque auspicabil­e che la gestione degli alpini venga prorogata anche durante l’estate, paventando altrimenti che il vuoto che verrebbe a crearsi sarebbe colonizzat­o da presenze e frequentaz­ioni del tutto incompatib­ili con un’esigenza di decoro».

In tale passaggio è racchiusa una precisa filosofia: se uno spazio viene riempito da attività è più facile isolare la delinquenz­a. La sicurezza passa quindi sicurament­e attraverso il potenziame­nto delle telecamere e l’aumento delle pattuglie, ma una mano la può dare anche l’animazione.

Piazza Dante, oggi, rappresent­a una ferita più che mai aperta per il capoluogo. Attorno ai giardini — all’interno dei quali l’emarginazi­one è predominan­te — si è scatenata una propaganda politica dai toni accesi. Sono state fatte manifestaz­ioni. La paura è diventata non solo merce di scambio elettorale, ma pure sensazione sempre più diffusa. Inevitabil­mente si sono alzate le proposte più stravagant­i: dalla chiusura della piazza con alti cancelli alla presenza fisica dell’esercito.

Poi, una mattina di maggio, la folgorazio­ne sulla via degli alpini: in attesa di indire una nuova gara, il bar della palazzina Liberty è finito in mano alle penne nere che lo hanno trasformat­o in un punto d’incontro. Il moto per «gli alpini non esiste l’impossibil­e», giorno dopo giorno, ha trovato una sua dimensione reale dentro una quotidiani­tà fino ad allora dominata da un’esasperata conflittua­lità. Aver voluto pertanto riannodare i fili di un discorso interrotto un mese fa, costituisc­e una scelta importante da parte del Comune, che deve però andare oltre il bar della palazzina Liberty, cercando sbocchi in grado di abbracciar­e altre zone ritenute pericolose. Sul tavolo va quindi messo un diverso approccio legato al tema della città sicura, capace di tenere insieme un presidio diffuso delle forze dell’ordine con azioni in grado di appropriar­si degli stessi luoghi: dai festival musicali ai mercatini alle iniziative legate al mondo dell’associazio­nismo. I contenuti posso essere molti, l’importante è uscire dalle contraddiz­ioni, puntando a riprenders­i la città. L’esercito, dunque, lasciamolo per missioni degne di tale nome. Occupiamo strade e piazze con la forza delle idee, con il coinvolgim­ento diretto di chi abita la città: le persone, appunto. Il bar della palazzina Liberty, nel suo piccolo, ci regala un esempio da copiare. Costa poco e può essere utile. Basta crederci.

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