Corriere del Trentino

Gli ambientali­sti criticano l’opera «Reti e acciaio, paesaggio ferito»

Italia Nostra: «La Provincia usi la pietra. Omogeneità già compromess­a»

- Di Margherita Montanari

TRENTO Aggettivi come suggestivo e affascinan­te, o l’appellativ­o di «più bella del mondo», con cui è stata presentata la pista ciclabile di due chilometri sospesa sull’acqua nel tratto del lago di Garda che va dal comune lombardo di Limone fino al confine con la Provincia autonoma di Trento, non trovano corrispond­enza nei toni piuttosto polemici usati dalle associazio­ni ambientali­ste trentine per commentare l’opera, inaugurata ieri.

Associazio­ne Wwf per il Trentino, Associazio­ne Italia Nostra-Trento, Associazio­ne Riccardo Pinter, Comitato per la Salvaguard­ia dell’Olivaia e il Comitato per lo Sviluppo sostenibil­e hanno firmato un documento in cui esprimono le ragioni del disappunto per le modalità di realizzazi­one della ciclovia sul versante bresciano del lago. Anche il presidente di Italia Nostra-Trento, Beppo Toffolon, mette in guardia l’amministra­zione provincial­e dal ripetere alcuni di quegli errori commessi, a detta degli ambientali­sti, nella realizzazi­one della ciclabile di Limone. E invita a non essere precipitos­i nella realizzazi­one del tratto Limone-Riva del Garda, «riflettend­o nella progettazi­one sulla tutela del paesaggio e sulla sicurezza».

La prima argomentaz­ione degli ambientali­sti riguarda il danno ambientale portato dalla realizzazi­one di una pista sospesa sulla roccia. Per far spazio a «fitte reti, con travi conficcate nella roccia per sostenere reti paramassi a sbalzo», la montagna a strapiombo sul lago è stata disboscata. Tuttavia, mentre quest’azione è necessaria per la realizzazi­one di infrastrut­ture, non era altrettant­o vincolata la scelta dei materiali. I materiali con cui è stata realizzata — specialmen­te il metallo — sarebbero «una ferita inferta al paesaggio». «Ci auguriamo che la Provincia di Trento metta da parte la tendenza all’eterogenei­tà dei materiali, tipica delle opere moderne — continua Toffolon — La struttura metallica realizzata a sbalzo non risulta leggera, ma evidenzia uno stacco netto tra la ciclabile e il paesaggio. L’utilizzo di materiali pesanti, come la pietra, conferireb­be invece continuità, rendendo l’infrastrut­tura un tutt’uno col paesaggio». Se pedalando sulla ciclabile la vista è mozzafiato, cambiando prospettiv­a il risultato è ben meno suggestivo: dall’acqua, il tratto realizzato finora «si offre come una striscia di lastre di cemento sostenuta da grigie e spesse mensole», continuano le associazio­ni.

C’è poi la questione funzionali­tà. La larghezza della pista, di due metri e mezzo, non garantireb­be «una buona convivenza tra pedoni e ciclisti, tenendo conto della possibile alta frequentaz­ione», mettendo a rischio la sicurezza di chi vi transita. Il rischio di una pista non sufficient­emente larga anche nel tratto trentino sembra scampato, a giudicare dai primi progetti che parlano di quattro metri abbondanti di larghezza.

Toffolon conclude criticando l’assenza di attenzione al progetto complessiv­o nel momento in cui si è deciso di realizzare la pista sospesa sul lago, «senza sapere che aspetto avrà il tratto successivo». Il che comporterà disomogene­ità col resto dell’anello ciclabile. «L’unitarietà del percorso è compromess­a — spiega —, ma ci auguriamo che si proceda più coordinati nella realizzazi­one dei percorsi ancora da attuare. Speriamo che il tratto del Comune di Limone rimanga un unicum, e non si prenda d’esempio».

 Toffolon Struttura impattante Speriamo che il tratto del Comune di Limone rimanga un unicum, e non si prenda d’esempio

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L’altra faccia Le associazio­ni ambientali­ste trentine fanno notare che la struttura inaugurata, vista dal lago, risulta brutta e impattante

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