Val di Non, fratelli in tribunale per il trattore
Condannato un quarantottenne. Deve risarcire 5.000 euro. Il braccio di ferro è durato tre anni
TRENTO Un tentativo, anzi più di uno, di conciliazione è stato fatto. Lo stesso giudice Giuseppe Serao ha più volte cercato la strada di un accordo tra i due fratelli. Niente da fare. La battaglia è proseguita per oltre tre anni a suon di denunce e lettere di avvocati, fino al processo e alla condanna di venerdì. Il motivo? Un trattore sottratto e mai restituito. Le liti familiari seguono logiche che sfuggono alla ragione, spesso sono difficili da comprendere e questo è sicuramente il caso. Siamo in Val di Non e i protagonisti sono due fratelli di 48 e 50 anni cresciuti in un clima sereno e di collaborazione, tanto che erano soliti prestarsi l’attrezzatura, in particolare un trattore che era di proprietà del cinquantenne, titolare di un’azienda agricola, ma che veniva abitualmente utilizzato anche dal papà e dall’altro fratello. Il mezzo era parcheggiato in un capannone di proprietà del padre, poi passato al quarantottenne. Ma alla fine dell’estate del 2015 cambia qualcosa. Il quarantottenne prende il trattore. «Un prestito» pensa l’altro fratello per nulla preoccupato. Ma il mezzo sparisce. A fine anno il cinquantenne si accorge che il trattore non era più al suo posto. In un primo momento pensa si tratti di un furto tanto che allerta anche i carabinieri e sporge denuncia. I militari si mettono al lavoro, ma il mezzo non si trova. Poi iniziano i primi sospetti.
A gennaio, attraverso i suoi avvocati, il cinquantenne intima al fratello di restituire il trattore. Ma quest’ultimo, nel frattempo, racconta di aver smarrito la carta di circolazione. Poi, senza troppi giri di parole, spiega che il trattore era suo. «Sono pronto a sporgere denuncia contro mio fratello se osa interessare l’autorità giudiziaria» spiega l’uomo agli avvocati.
Ci sono le carte che lo confermano, peccato che sarebbero false. Il cinquantenne a metà gennaio scopre da una verifica presso la Motorizzazione che, forse attraverso una falsa autocertificazione, il trattore risultava effettivamente di proprietà del quarantottenne. In sintesi, secondo l’accusa, il racconto della carta di circolazione smarrita sarebbe stato solo un pretesto per riuscire a cambiare l’intestazione del proprietario.
A questo punto la battaglia si sposta nelle aule di giustizia. La Procura apre un fascicolo d’indagine per appropriazione indebita e al quarantottenne viene notificato un decreto penale di condanna da 4.250 euro. L’uomo, attraverso il suo avvocato Alberto Pontalti, si oppone e il caso finisce in tribunale. Venerdì la sentenza, l’uomo è stato condannato a un mese di reclusione, pena sospesa, e alla multa di 3.000 euro. Dovrà anche pagare una provvisionale immediatamente esecutiva di 5.000 euro. La parte civile aveva chiesto 20.000 euro di danni. Un capitolo amaro che rischia di non essere ancora chiuso (la difesa potrebbe fare appello) per la famiglia nonesa composta da numerosi fratelli, che hanno assistito impotenti alla battaglia legale tra i due congiunti.