Gidon Kremer porta il suo violino tra le montagne
Gidon Kremer crede ai ponti (musicali e culturali, ma non solo quelli), non sopporta i luoghi comuni sulla universalità della musica («con quella cattiva o banale non vai da nessuna parte…») ed è insieme con il direttore artistico Mario Brunello l’anima e l’energia dei «Suoni delle Dolomiti».
Oggi, alle 12, suona al rifugio F.F. Tucket nelle Dolomite di Brenta la sua Kremerata Baltica, l’orchestra che ha fondato e ogni tanto lascia libera di andare dove vuole. Magari con gli strumenti in mano, però. E poi, da domani, riecco Gidon Kremer protagonista anche sul palco, il suo violino imbracciato con cura e insieme geniale casualità.
Due appuntamenti, questi, a chiusura di una settimana piena di eventi che permettono al pubblico di scoprire la doppia anima della Kremerata Baltica assieme al suo direttore Gidon Kremer. Si comincia, domani — chiesa di San Vigilio, spazio Rendena alle 21 — con un vero e proprio omaggio a Franz Schubert, grande amore di Gidon Kremer, affrontato «attraverso lo sguardo di giovani compositori e arrangiatori che collaborano con il grande violinista lettone. Completano il programma brani del polacco Fryderyk Chopin, dell’ungherese Franz Liszt e infine del compositore russo contemporaneo Leonid Desyatnikov, come il maestro confida quasi come si trattasse soprattutto di un sogno finalmente realizzato. Fedele alla sua vocazione innovativa la Kremerata Baltica non smette di stupire. Questa volta — Malga Brenta Bassa, Val Rendena, alle 12 di domenica — si cimenta con la musica da circo e quella da cinema in una prima mondiale assoluta pensata appositamente per «I Suoni delle Dolomiti» e che, successivamente, girerà il mondo assieme all’orchestra.
Un avventuroso salto nell’inquieto Novecento, tra il vecchio e il nuovo, tra le atmosfere da circo e lo stupore del grande schermo sulle note di Charlie Chaplin, Nino Rota, Dmitrij Šostakovic, Ennio Morricone e molti altri. Il tutto con l’ausilio e la presenza in
scena di due artisti circensi: Julien Cottereau e Catherine Germain.
Ma che cosa rappresentano, anzi cosa continuano a rappresentare le montagne e in particolare le Dolomiti per il maestro Kremer?
«Ispirazione, emozione, scoperta. C’è un grande legame per me tra questi monti e la musica».
E il grande violinista, con le sue gran carriera ed esperienza, ha ancora tempo per I Suoni, d’estate, in Trentino?
«Ah guardi, il tempo lo trovo eccome. Per questi concerti. E prima, nei mesi precedenti per dialogare con Mario Brunello. Un bicchiere, una confidenza, una nuova idea musicale. Ho ancora tempo per l’avventura e per far bene quello che io riesco ancora a
fare: suonare».
Senza dimenticare il rapporto con il pubblico, che sale in quota con i musicisti, par di capire.
«Non c’è dubbio, questa è la cosa più bella: condividere con gli spettatori i tempi prima, dopo e durante i concerti».
Infine, suonare con altri musicisti (quando non propone i suoi straordinari recital «solo») che significato assume?
«Kremerata Baltica è tutto tranne che la routine, mi creda. Stiamo elaborando nuovi progetti fantastici e le Dolomiti rivestono un ruolo anche loro».
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