Sella, il Veneto va in tribunale
Sessantotto operatori fanno ricorso. Gli albergatori: «Chiediamo solo regole chiare»
Dopo che il Trentino e l’Alto Adige hanno deciso di chiudere i passi intorno al Sella, gli operatori turistici veneti fanno ricorso. Il provve- dimento contestato scatterà lunedì. I veneti però annunciano battaglia, con albergatori e ristoratori pronti a fare ricorso al Consiglio di Stato per scongiurare «gli effetti negativi della chiusura». L’assessore trentino Gilmozzi replica: «Divieti legittimi». Pinzger (Hgv): «Servono regole chiare».
BOLZANO La convivenza tra vicini di casa può rivelarsi davvero snervante. Tanto più se, al posto del muro di cinta, a separare le parti è un’imponente, ma pur sempre valicabile, catena montuosa. Ne sanno qualcosa trentini, altoatesini e veneti che, di qua e di là dalle Dolomiti, devono coesistere da secoli, costretti a mediazioni estenuanti e compromessi funambolici per contemperare diverse esigenze, mentalità e provvedimenti. Quel che si decide di qui ha riflessi di là, e la «briga» è sempre dietro l’angolo. Anzi, oltre la vetta.
Questa volta, a scatenare la valanga - ampiamente annunciata - è stato il sasso lanciato dal Trentino, con la decisione di chiudere i passi intorno al gruppo del Sella. Il provvedimento, che rientra nel pur lodevole progetto #dolomitesvives, scatterà lunedì e resterà in vigore fino al 31 agosto, con il transito delle auto contingentato al valico di confine tra Trento, Bolzano e il Veneto. Da lunedì a venerdì, tra le 9 e le 16, potranno accedere al passo Sella con un pass gratuito un massimo di 200 veicoli all’ora di mattina e tra le 100 e le 150 di pomeriggio. Una misura concordata tra l’assessore all’ambiente e alle infrastrutture della Provincia di Trento, Mauro Gilmozzi, e i colleghi altoatesini Florian Mussner e Richard Theiner.
E i veneti? Si adeguano. O, meglio, dovrebbero adeguarsi secondo i piani delle due Province autonome. Invece annunciano battaglia, con albergatori e ristoratori sul piede di guerra e pronti a fare ricorso al Consiglio di Stato per scongiurare «gli effetti negativi della chiusura» che ricadrebbero «a cascata anche su Pordoi, Campolongo e Gardena». L’assessore regionale al turismo, Federico Caner, supporta gli addetti al settore e annuncia a gran voce: «Il Veneto mai accetterà di condividere anche solo un’ipotesi di chiusura dei passi. O almeno non con queste condizioni».
Ineditamente inviperita la reazione dell’omologo Gilmozzi, che commenta stizzito: «Le azioni intraprese sono perfettamente legittime e lecite e rientrano nei poteri delle nostre due Province, come dimostrato dalle sentenze del Tar di questi anni». Non solo. Tutta la querelle altro non sarebbe che frutto di «cattiva informazione»: «La polemica nasce solo perché il Veneto sta reagendo a informazioni sbagliate che qualcuno gli ha fornito e probabilmente sono state assunte tali e quali, non
aggiornate, anche dagli albergatori». E torna a ribadire: «I provvedimenti riguardano il solo Passo Sella e hanno valore sperimentale per un progetto di medio e lungo termine la cui portata e importanza sono state più volte spiegate anche agli assessori Caner e De Berti che vedremo ancora. Domani (oggi, ndr) riprenderà l’argomento in conferenza stampa dopo giunta ma non sto ad alimentare polemiche che non servono a niente».
Reazione composta e rispettosa dell’autorità provinciale da parte di Manfred Pinzger, presidente degli albergatori altoatesini. «Naturalmente dobbiamo rispettare le decisioni che vengono prese spiega in tono bonario il numero uno dell’Agf - ma come associazione vorremmo una linea chiara e regole precise, che non cambino ogni anno. L’anno scorso c’è stato un tentativo di chiudere i passi, quest’anno un altro, non c’è mai sicurezza. Rispettare le Dolomiti per noi va bene, non siamo sempre contrari a priori, vorremmo solo chiarezza. Senz’altro questi blocchi porteranno un danno: chi viaggia vuole andare da un posto all’altro senza soste e divieti conclude Pinzger -. Ma non ci aggreghiamo ai veneti e non faremo nessun ricorso, mai. Siamo stati coinvolti in questa decisione e lo sapevamo. Basta formare i dipendenti e informare i turisti».