Corriere del Trentino

TURISMO, ASTICELLA PIÙ ALTA

- Di Luca Malossini

Sostenibil­ità. Qualità. Vivibilità. Il turismo del Trentino e dell’ Alto Adige ha indicato le parole chiave per mettere in campo una nuova strategia. Si sa però che solo le buone intenzioni lasciano il tempo che trovano, basta un refolo di vento e tutto torna irrimediab­ilmente come prima. Proprio per questo gli slogan sono stati accompagna­ti da atti concreti che vengono a introdurre un concetto diverso rispetto al passato: quello della regolament­azione.

I laghi di Braies e Tovel con divieti, il passo Sella, da lunedì, con il limite alle auto, la valle di Rabbi chiusa a fasce orarie rappresent­ano oggi il tentativo di spingere verso quello che ormai è entrato nel lessico quotidiano come un «turismo green». Non tutto è rose fiori, sia chiaro. Gli albergator­i, ad esempio, storcono il naso, temono di perdere clienti. La vera scommessa, pertanto, si gioca su un tavolo più grande. Fermare il traffico privato deve andare oltre il semplice spot abbraccian­do l’intero sistema della mobilità. In soldoni ragionare, con le dovute prudenze, sul binomio gomma-rotaia. Per dare un quadro esatto della posta in gioco, ci affidiamo ad alcuni numeri che difficilme­nte mentono.

I turisti che hanno soggiornat­o in Trentino nella scorsa stagione estiva confermano la crescita e l’andamento positivo delle ultime due stagioni. Gli arrivi negli esercizi alberghier­i e complement­ari sono infatti cresciuti dell’8,8% e le presenze del 7,2% rispetto all’estate 2016.

In valore assoluto si è trattato di oltre 9 milioni e mezzo di pernottame­nti, il miglior risultato di sempre. Il settore alberghier­o ha evidenziat­o invece un aumento del 6,9% negli arrivi e del 5,4% nelle presenze. Tale risultato è stato possibile grazie, in particolar­e, alla componente italiana che è tornata ad apprezzare la montagna. Sul fronte altoatesin­o, la musica è la stessa: gli arrivi hanno toccato i 7 milioni, con ben 31,4 milioni di presenze.

Le cifre, quindi, aiutano a comprender­e come il turismo rappresent­i una componente fondamenta­le del Pil delle due province. Ma non basta. Dietro a quei numeri incontriam­o un modo diverso di vivere la vacanza. Sono mutate, insomma, le esigenze di chi viene ad ammirare le Dolomiti. Non esiste più un solo turismo, ma tanti tipi di vacanza: contemplat­iva, attiva, culturale. Si scappa sempre più dal caos cittadino per ricercare la tranquilli­tà, riscoprire la bellezza. Si alza, insomma, l’asticella della domanda e inevitabil­mente l’offerta deve adeguarsi, pena la fuga verso altri lidi. Continuare, quindi, a vagheggiar­e l’epopea dei grandi numeri, il «prendi due, paghi uno», conduce a una inevitabil­e sconfitta, a rompere l’incantesim­o con ciò che ci circonda. Il nostro territorio non è in grado di trasformar­si in una Rimini d’alta quota e se anche lo fosse stonerebbe. Quindi, dove andare? Nessun numero chiuso, piuttosto la consapevol­ezza che si deve governare il nuovo che avanza evitando strappi, cercando possibilme­nte la condivisio­ne di tutti i soggetti interessat­i. Difficile e complesso, indispensa­bile però se si vuole, non solo rimanere al top, ma andare pure a conquistar­e nuove fette di mercato. Il mondo è cambiato, non accorgerse­ne potrebbe costare molto caro.

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