TURISMO, ASTICELLA PIÙ ALTA
Sostenibilità. Qualità. Vivibilità. Il turismo del Trentino e dell’ Alto Adige ha indicato le parole chiave per mettere in campo una nuova strategia. Si sa però che solo le buone intenzioni lasciano il tempo che trovano, basta un refolo di vento e tutto torna irrimediabilmente come prima. Proprio per questo gli slogan sono stati accompagnati da atti concreti che vengono a introdurre un concetto diverso rispetto al passato: quello della regolamentazione.
I laghi di Braies e Tovel con divieti, il passo Sella, da lunedì, con il limite alle auto, la valle di Rabbi chiusa a fasce orarie rappresentano oggi il tentativo di spingere verso quello che ormai è entrato nel lessico quotidiano come un «turismo green». Non tutto è rose fiori, sia chiaro. Gli albergatori, ad esempio, storcono il naso, temono di perdere clienti. La vera scommessa, pertanto, si gioca su un tavolo più grande. Fermare il traffico privato deve andare oltre il semplice spot abbracciando l’intero sistema della mobilità. In soldoni ragionare, con le dovute prudenze, sul binomio gomma-rotaia. Per dare un quadro esatto della posta in gioco, ci affidiamo ad alcuni numeri che difficilmente mentono.
I turisti che hanno soggiornato in Trentino nella scorsa stagione estiva confermano la crescita e l’andamento positivo delle ultime due stagioni. Gli arrivi negli esercizi alberghieri e complementari sono infatti cresciuti dell’8,8% e le presenze del 7,2% rispetto all’estate 2016.
In valore assoluto si è trattato di oltre 9 milioni e mezzo di pernottamenti, il miglior risultato di sempre. Il settore alberghiero ha evidenziato invece un aumento del 6,9% negli arrivi e del 5,4% nelle presenze. Tale risultato è stato possibile grazie, in particolare, alla componente italiana che è tornata ad apprezzare la montagna. Sul fronte altoatesino, la musica è la stessa: gli arrivi hanno toccato i 7 milioni, con ben 31,4 milioni di presenze.
Le cifre, quindi, aiutano a comprendere come il turismo rappresenti una componente fondamentale del Pil delle due province. Ma non basta. Dietro a quei numeri incontriamo un modo diverso di vivere la vacanza. Sono mutate, insomma, le esigenze di chi viene ad ammirare le Dolomiti. Non esiste più un solo turismo, ma tanti tipi di vacanza: contemplativa, attiva, culturale. Si scappa sempre più dal caos cittadino per ricercare la tranquillità, riscoprire la bellezza. Si alza, insomma, l’asticella della domanda e inevitabilmente l’offerta deve adeguarsi, pena la fuga verso altri lidi. Continuare, quindi, a vagheggiare l’epopea dei grandi numeri, il «prendi due, paghi uno», conduce a una inevitabile sconfitta, a rompere l’incantesimo con ciò che ci circonda. Il nostro territorio non è in grado di trasformarsi in una Rimini d’alta quota e se anche lo fosse stonerebbe. Quindi, dove andare? Nessun numero chiuso, piuttosto la consapevolezza che si deve governare il nuovo che avanza evitando strappi, cercando possibilmente la condivisione di tutti i soggetti interessati. Difficile e complesso, indispensabile però se si vuole, non solo rimanere al top, ma andare pure a conquistare nuove fette di mercato. Il mondo è cambiato, non accorgersene potrebbe costare molto caro.