Corriere del Trentino

ORA IL M5S CERCA STABILITÀ

- di Simone Casalini

Cinque anni fa il Movimento 5 stelle ottenne alla Camera il primato tra i partiti con oltre il 25%, a marzo l’esito elettorale ha catapultat­o la creatura di Grillo e Casaleggio oltre il 30%. Il comico genovese commentò caustico: «Contro di noi non ce la faranno mai. In tre anni siamo diventati il primo partito». La legislatur­a ha versato, poi, nuova acqua nella bisaccia elettorale dei pentastell­ati che a quel punto sono sembrati davvero l’incarnazio­ne post-moderna della soggettivi­tà politica. Ora qualcosa si sta rallentand­o. Il governo tra forze antisistem­a ha stimolato l’ascesa di Salvini (e della Lega) che massimizza il consenso nell’area di centrodest­ra e comincia ad espandersi altrove.

Di Maio e il Movimento rischiano di scontare una sorta di effetto boomerang. L’interazion­e tra proclami e realismo governativ­o ridimensio­na l’impatto delle critiche, in alcuni casi rivalutand­o anche le scelte altrui. Lo stesso decreto dignità — che risponde alle aspettativ­e delle fasce sociali più esposte, stringendo a sé l’elettorato di sinistra — contiene una serie di disposizio­ni dal valore più simbolico che reale ed è stato contestato anche da Confindust­ria del Trentino. Dall’altro il nuovo profilo istituzion­ale pentastell­ato, con l’urlatore Grillo ormai defilato, soffre l’attivismo di un alleato temporaneo che ha operato una serie di scavalchi in termini di radicalism­o e moltiplica­to la messaggist­ica con la pancia del Paese.

Le ultime elezioni amministra­tive sono state indicative delle tendenze in atto e hanno rivelato una debolezza di fondo del progetto a cinque stelle, quello di essere un buon competitor a livello locale o poco più. E spesso molto slegato dalle dinamiche territoria­li con un’impostazio­ne nettamente centralist­a. L’appuntamen­to elettorale trentino lo conferma. Nelle settimane scorse una delegazion­e locale si è recata a Roma per assumere le regole d’ingaggio che non consideran­o minimament­e la specificit­à autonomist­ica e le caratteris­tiche della legge elettorale. Insomma, il M5s propina più o meno lo stesso format, guardando solo al voto d’opinione e senza porsi il tema di come stabilizza­re quel consenso.

Peraltro il giochino della piattaform­a Rousseau è lontano dall’assomiglia­re a un nuovo archetipo democratic­o, la partecipaz­ione è debole. Per le parlamenta­rie le preferenze espresse in regione furono settecento a cui corrispose­ro 350 votanti. Un’inezia. Peraltro la nuova procedura è parsa opaca perché avranno diritto di voto alle provinciar­ie di fine luglio tutti coloro che si sono iscritti a Rousseau entro il 30 giugno. Ma la riunione romana che lo ha stabilito si è tenuta il 29, sollevando qualche retropensi­ero tra gli esponenti locali di presunti favoritism­i. Da ultimo il Movimento 5 stelle non ha evitato nemmeno la frammentaz­ione correntizi­a propria dei partiti tradiziona­li. In particolar­e, le figure del ministro Riccardo Fraccaro — con un radicament­o nazionale dove si celebra il processo decisional­e — e del consiglier­e provincial­e Filippo Degasperi, punto di riferiment­o per i consiglier­i comunali e sostenuto come candidato presidente, hanno determinat­o una diarchia dagli equilibri incerti.

L’obiettivo autunnale del M5s è indubbiame­nte quello di stabilizza­rsi come terzo polo, confermand­o la geometria delle politiche, ma l’esito non è scontato perché l’affluenza si abbasserà e il numero di concorrent­i lieviterà (con i civici di Valduga e l’area di Gios, figura stimata dai pentastell­ati). Cinque anni fa il Movimento ottenne il 5,72% (14.241 voti) che verrà certamente implementa­to. Il quantum dipenderà dalla coesione e dalla capacità di coniugare protesta e proposta in un mix convincent­e per l’elettore trentino.

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schede Si avvicina la data del voto per le elezioni regionali in Trentino Alto Adige

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