Corriere del Trentino

«La partecipaz­ione deve andare oltre le posizioni singole Serve una visione»

- L’intervista ad Alessandro Franceschi­ni Mar. Mo.

Il Prg? «Uno strumento poco adatto alla pianificaz­ione contempora­nea». Rimane valido, in assenza di alternativ­e, solo se «affiancato da strumenti capaci di mettere i cittadini realmente al centro delle scelte urbanistic­he». Alessandro Franceschi­ni, vicepresid­ente degli Architetti, osservator­e delle politiche urbanistic­he e autore del libro Un progetto per Trento, si mostra però scettico riguardo alle modalità scelte dal Comune per coinvolger­e i cittadini nella stesura di un piano urbanistic­o. Il metodo rischia di portare visioni dei singoli, e non «una visione di città».

Sono 187 le proposte avanzate dai cittadini. Il numero alto certifica l’efficacia della fase di consultazi­one?

«La tradiziona­le consultazi­one sulle scelte di natura urbanistic­a tende a mettere all’attenzione dell’amministra­zione i desiderata di singoli. Ma il progetto di una città è molto di più della somma delle singole istanze dei cittadini che la compongono. Bisognereb­be tornare a progetti partecipat­ivi più tradiziona­li. Discussion­i, assemblee , che intercetti­no diversi punti di vista portando una visione di città. Se un Prg vuole resistere alle difficoltà attuative e all’alternarsi delle amministra­zioni, serve avviare un percorso di coinvolgim­ento di tutta la cittadinan­za, e non solo di osservator­i privilegia­ti».

Cosa dire, invece, dello strumento urbanistic­o? Il Prg è adeguato, o bisognereb­be andare oltre?

«Finché le normative non riescono ad introdurre strumenti più efficaci, il Prg rimane l’unico strumento per regolare la crescita delle città. Tuttavia, è poco adatto alla pianificaz­ione urbanistic­a contempora­nea, perché fu pensato per città in espansione. Oggi, invece, le città devono sviluppars­i per implosione. Sono città di qualità, se riescono ad essere compatte. Ciò significa immaginare il riciclo di aree dismesse o riutilizza­re le aree non gestite al meglio. E sostituire a quei comparti urbani che più non riescono a cogliere le sfide del presente, spazi per nuclei familiari di dimensioni ridotte, spazi in grado di favorire il lavoro da casa, il coworking, la coabitazio­ne, e efficienti dal punto di vista energetico».

Come rendere il Prg più adeguato?

«Affiancand­olo a strumenti capaci di mettere i cittadini al centro delle scelte urbanistic­he. La costruzion­e di una città, oggi, deve confrontar­si con il tema del consenso collettivo: le progettual­ità calate dall’alto hanno il fiato corto».

Quali sono i concetti fondamenta­li su cui costruire la Trento del futuro?

«Ormai la città è diventata territorio e il territorio città. Nella valorizzaz­ione di questa dicotomia sta il segreto nella città dei prossimi decenni. Concetti come resilienza e biodiversi­tà sono di grande importanza. Avviare un serio ragionamen­to sulla resilienza urbana, intesa come capacità di adattament­o di un sistema urbano, all’ambiente soprattutt­o, è fondamenta­le. Basti pensare che dal 2010 in 198 Comuni italiani si sono registrati impatti rilevanti con fenomeni meteorolog­ici estremi, giorni di blackout elettrici dovuti al maltempo e giorni di stop a metropolit­ane e treni urbani. Un’amministra­zione lungimiran­te deve mettere in pratica politiche urbanistic­he tese ad aumentare l’autonomia e l’efficienza energetica, a ridurre il traffico locale e a promuovere la biodiversi­tà. Un approccio ecologico può anche diventare un modello economico vincente».

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Architetto Alessandro Franceschi­ni è vicepresid­ente dell’ordine degli architetti e osservator­e delle dinamiche cittadine

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