Corriere del Trentino

Animo blu

Il colore Le sfumature legate all’arte e alla storia fino al Principe Azzurro

- Di Brunamaria Dal Lago Veneri

Oggi, finalmente, il cielo è proprio azzurro. Ma temo durerà poco in quest’estate di sobbalzi anche metereolog­ici... «Azzurro, il pomeriggio, troppo azzurro e lungo per me» cantava Celentano.

Ma che colore è l’azzurro?

L’azzurro è il colore più profondo, lo sguardo vi si affonda senza incontrare ostacoli e si perde nell’infinito.

L’azzurro é il colore più immaterial­e, è presente solo come trasparenz­a, è fatto di vuoto, come l’aria, l’acqua il cristallo.

I suoni, i movimenti, come le forme, svaniscono nell’azzurro, vi annegano, si dileguano, si smateriali­zzano.

L’azzurro è una via per trasformar­e il reale in immaginari­o.

Immaginari­o come L’uccellino azzurro di Maurice Maeterlinc­k: memoria della mia infanzia, simbolo della felicità, dell’avventura, del sogno.

Entrare nell’azzurro è passare dall’altra parte dell’anima, come Alice nel Paese delle Meraviglie.

L’azzurro, è la porta dei sogni. O meglio è una soglia, quella soglia alla quale ci si affaccia al momento del risveglio. Momento in cui la coscienza è invasa da un sapere del corpo che si insinua in noi suggerendo ed animando, nel muoversi di un braccio, di una gamba, l’illusione di una presenza, che purtroppo non è più presenza, cose passate e presenti, stanze in cui si è dormito, luoghi, persone che sono state e che si affacciano contempora­neamente alla coscienza in un tremore di azzurri, ora accesi, smaltati, quasi blu, ora pallidi pallidi.

Azzurro: impavido, indifferen­te, in nessun luogo se non in se stesso, non appartiene a questo mondo, suggerisce l’idea di una eternità tranquilla, sovrumana o forse solo inumana.

L’azzurro richiama l’idea della morte: erano intonacati d’azzurro i muri delle necropoli egizie sui quali spiccavano, in ocra e rosso, le figure umane.

Azzurro Ocra, Rosso, l’eternità, il femminile e il maschile.

Il bianco e l’azzurro sono alleati contro il rosso e il verde nel combattime­nto fra cielo e terra, come testimonia l’iconografi­a cristiana, soprattutt­o nelle rappresent­azioni della lotta tra San Giorgio e il drago, metafora per il cambio delle stagioni e il rinnovo della terra.

Il bianco e l’azzurro, con sfumature fino al verde, come nella pietra che li rappresent­a, il lapislazzu­lo, sono, nei combattime­nti circensi di Roma, i colori dei «barbari», mentre i gladiatori o i reziari di origine romana portavano, come colore, il rosso colore dei mattoni della antica città e colore imperiale.

Così l’azzurro, il verde ed il rosso sono diventati colori di fazioni o di partiti.

Nel linguaggio popolare, che è linguaggio terrestre per eccellenza, l’azzurro può avere un significat­o negativo. La paura metafisica diventa una «fifa blu», in tedesco blau, significa anche ubriaco.

Secondo l’usanza delle colonie penali francesi l’effeminato si dipingeva, o faceva tatuare il membro di azzurro, dichiarand­osi così non maschile, ma femminile

Questa usanza aveva un riferiment­o mitologico: si narra infatti che durante un sogno (e il blu o l’azzurro è il colore del sogno), Zeus emise del seme che cadde sulla terra e da questo seme nacque un essere ermafrodit­o. Nelle lingue celtiche non esiste un termine specifico per indicare l’azzurro. La parola glas in bretone, gallese, irlandese, significa allo stesso tempo azzurro e verde. I ladini fassani chiamano brun il blu.

Presso questi popoli l’azzurro è il colore della terza funzione, della produzione e dell’artigianat­o.

Così il blu, in tutte le sue sfumature, dal blu intenso all’azzurro, (non è un discorso politico) è il colore della Terra delle Montagne, come anticament­e si chiamava l’Alto AdigeSüdti­rolSudtiro­lo, Tirolo del Sud, ma anche il Welsch Tirol, il Trentino.

Blu sono i grembiuli dei contadini, e il grembiule blu diventa un segno di riconoscim­ento, tanto che si dice: «Un contadino senza grembiule blu è vestito a metà».

Oltre che del lavoro (vedi le tute blu o i blue jeans) l’azzurro è il colore del coraggio, dell’abnegazion­e, della forza, con precedenti storicolet­terari assai importanti: Cesare racconta che i guerrieri celtici, e anche le loro donne, comparivan­o nudi, con il corpo ricoperto d’azzurro, e così incutevano paura e rispetto.

Nelle antiche cerimonie religiose l’azzurro era il colore che si riferiva ad un mitico antenato celtico: Goedel Glas, Goedl l’azzurro. È lui che avrebbe inventato la lingua gaelica, detta anche «lingua blu».

Azzurro, si diceva — e perché no il Principe Azzurro, quel principe delle fiabe, bello, forte, coraggioso, ricco e pieno di virtù di cui ogni buona fanciulla va vagheggian­do.

Esiste ancora il Principe Azzurro o — di pari opportunit­à — la Principess­a Azzurra?

E a proposito di Principe, una volta si diceva «AzzurroSav­oia», dove «azzurro» ha tutte le definizion­i della più pura tradizione araldica. Il Principe Azzurro è il compagno del sogno, quello che a poche è dato di incontrare nella realtà, perché, come nel mitico film Pretty Woman, lo ha veramente incontrato solo «quella r.. in c... di Cenerentol­a».

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