Animo blu
Il colore Le sfumature legate all’arte e alla storia fino al Principe Azzurro
Oggi, finalmente, il cielo è proprio azzurro. Ma temo durerà poco in quest’estate di sobbalzi anche metereologici... «Azzurro, il pomeriggio, troppo azzurro e lungo per me» cantava Celentano.
Ma che colore è l’azzurro?
L’azzurro è il colore più profondo, lo sguardo vi si affonda senza incontrare ostacoli e si perde nell’infinito.
L’azzurro é il colore più immateriale, è presente solo come trasparenza, è fatto di vuoto, come l’aria, l’acqua il cristallo.
I suoni, i movimenti, come le forme, svaniscono nell’azzurro, vi annegano, si dileguano, si smaterializzano.
L’azzurro è una via per trasformare il reale in immaginario.
Immaginario come L’uccellino azzurro di Maurice Maeterlinck: memoria della mia infanzia, simbolo della felicità, dell’avventura, del sogno.
Entrare nell’azzurro è passare dall’altra parte dell’anima, come Alice nel Paese delle Meraviglie.
L’azzurro, è la porta dei sogni. O meglio è una soglia, quella soglia alla quale ci si affaccia al momento del risveglio. Momento in cui la coscienza è invasa da un sapere del corpo che si insinua in noi suggerendo ed animando, nel muoversi di un braccio, di una gamba, l’illusione di una presenza, che purtroppo non è più presenza, cose passate e presenti, stanze in cui si è dormito, luoghi, persone che sono state e che si affacciano contemporaneamente alla coscienza in un tremore di azzurri, ora accesi, smaltati, quasi blu, ora pallidi pallidi.
Azzurro: impavido, indifferente, in nessun luogo se non in se stesso, non appartiene a questo mondo, suggerisce l’idea di una eternità tranquilla, sovrumana o forse solo inumana.
L’azzurro richiama l’idea della morte: erano intonacati d’azzurro i muri delle necropoli egizie sui quali spiccavano, in ocra e rosso, le figure umane.
Azzurro Ocra, Rosso, l’eternità, il femminile e il maschile.
Il bianco e l’azzurro sono alleati contro il rosso e il verde nel combattimento fra cielo e terra, come testimonia l’iconografia cristiana, soprattutto nelle rappresentazioni della lotta tra San Giorgio e il drago, metafora per il cambio delle stagioni e il rinnovo della terra.
Il bianco e l’azzurro, con sfumature fino al verde, come nella pietra che li rappresenta, il lapislazzulo, sono, nei combattimenti circensi di Roma, i colori dei «barbari», mentre i gladiatori o i reziari di origine romana portavano, come colore, il rosso colore dei mattoni della antica città e colore imperiale.
Così l’azzurro, il verde ed il rosso sono diventati colori di fazioni o di partiti.
Nel linguaggio popolare, che è linguaggio terrestre per eccellenza, l’azzurro può avere un significato negativo. La paura metafisica diventa una «fifa blu», in tedesco blau, significa anche ubriaco.
Secondo l’usanza delle colonie penali francesi l’effeminato si dipingeva, o faceva tatuare il membro di azzurro, dichiarandosi così non maschile, ma femminile
Questa usanza aveva un riferimento mitologico: si narra infatti che durante un sogno (e il blu o l’azzurro è il colore del sogno), Zeus emise del seme che cadde sulla terra e da questo seme nacque un essere ermafrodito. Nelle lingue celtiche non esiste un termine specifico per indicare l’azzurro. La parola glas in bretone, gallese, irlandese, significa allo stesso tempo azzurro e verde. I ladini fassani chiamano brun il blu.
Presso questi popoli l’azzurro è il colore della terza funzione, della produzione e dell’artigianato.
Così il blu, in tutte le sue sfumature, dal blu intenso all’azzurro, (non è un discorso politico) è il colore della Terra delle Montagne, come anticamente si chiamava l’Alto AdigeSüdtirolSudtirolo, Tirolo del Sud, ma anche il Welsch Tirol, il Trentino.
Blu sono i grembiuli dei contadini, e il grembiule blu diventa un segno di riconoscimento, tanto che si dice: «Un contadino senza grembiule blu è vestito a metà».
Oltre che del lavoro (vedi le tute blu o i blue jeans) l’azzurro è il colore del coraggio, dell’abnegazione, della forza, con precedenti storicoletterari assai importanti: Cesare racconta che i guerrieri celtici, e anche le loro donne, comparivano nudi, con il corpo ricoperto d’azzurro, e così incutevano paura e rispetto.
Nelle antiche cerimonie religiose l’azzurro era il colore che si riferiva ad un mitico antenato celtico: Goedel Glas, Goedl l’azzurro. È lui che avrebbe inventato la lingua gaelica, detta anche «lingua blu».
Azzurro, si diceva — e perché no il Principe Azzurro, quel principe delle fiabe, bello, forte, coraggioso, ricco e pieno di virtù di cui ogni buona fanciulla va vagheggiando.
Esiste ancora il Principe Azzurro o — di pari opportunità — la Principessa Azzurra?
E a proposito di Principe, una volta si diceva «AzzurroSavoia», dove «azzurro» ha tutte le definizioni della più pura tradizione araldica. Il Principe Azzurro è il compagno del sogno, quello che a poche è dato di incontrare nella realtà, perché, come nel mitico film Pretty Woman, lo ha veramente incontrato solo «quella r.. in c... di Cenerentola».