UN’IDEA, MOLTE STONATURE
Non ha fatto quasi in tempo a celebrarsi il decimo anniversario delle «Raccomandazioni di Bolzano-Bozen» sulle minoranze nazionali nelle relazioni interstatali, organizzato dall’Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa), di cui Austria e Italia sono paesi membri che la questione del doppio passaporto con le sue stonature e con una puntualità imbarazzante è tornata alle cronache. Il documento dell’Osce, presentato proprio in Alto Adige nel 2008 e che contiene le linee guida per il trattamento delle minoranze nazionali nei rapporti internazionali, dice a chiare lettere che la concessione della cittadinanza «in massa» su base etnica è contraria al diritto internazionale e alle buone relazioni tra stati confinanti. Ulteriore motivo di inciampo, che si aggiunge ai tanti altri, per un disegno di legge che apre la cittadinanza austriaca ai soli altoatesini di lingua tedesca e ladina. Un grande pasticcio capace al momento unicamente di provocare cortocircuiti a livello diplomatico e politico. Le ultime dichiarazioni del ministro degli Esteri austriaco Kneissl sul dialogo permanente con Roma e sullo «scambio di vedute» che sarebbe avvenuto tra i segretari generali dei rispettivi ministeri combinano poco con le dichiarazioni ufficiali della Farnesina (22.7.2018), che parlano dell’iter legislativo in corso a Vienna come di informazione appresa dalla stampa.
Letto il comunicato in chiaro: non c’è al momento alcuna trattativa ufficiale tra Italia e Austria sul doppio passaporto, ma ci dovrebbe essere perché è un problema che riguarda l’Alto Adige. Se poi aggiungiamo il tono particolarmente duro del nostro ministero degli Esteri che parla di iniziativa «inopportuna e sostanzialmente ostile», dobbiamo dedurre che sulla questione al momento tra Roma e Vienna tiri aria tutt’altro che favorevole al dialogo. Lo «scambio di vedute» sarà al massimo servito per confermare che le posizioni sono distanti. E l’unità di misura di questa distanza è il carattere unilaterale che l’iniziativa è venuta ad assumere, saltando la prassi del tavolo congiunto su cui trattare le problematiche altoatesine. A poco servono le rassicurazioni di Vienna che garantisce la ricerca di un accordo con l’Italia. Preparato il tavolo e cucinato in salsa austriaca, è difficile pensare che il doppio passaporto possa essere consegnato a Roma per essere digerito.
L’unica cosa certa in questo polverone diplomatico e politico, è che senza un accordo tra Italia e Austria non si va da nessuna parte. A giudicare da come l’intera questione è partita ed è stata gestita, viene da chiedersi se mai si arriverà a una soluzione concordata. C’è seriamente da dubitarne.
Mentre il tema scalda la politica, il campione di interviste ad abitanti di lingua tedesca della Bassa Atesina apparse ieri su queste pagine fa capire che tra i sudtirolesi non c’è particolare interesse né trasporto per la doppia cittadinanza. Chi, come la destra di lingua tedesca, spera in un’adesione di massa dovrebbe farci i conti. In conclusione? Il polverone sul doppio passaporto si deposita sul terreno della campagna elettorale, buono per la partita che si è aperta tra Svp e destra tedesca. Il resto sono effetti collaterali.