Corriere del Trentino

Grassi risarcisce e Itas ritira le querele Cade la truffa

Decadono truffa e appropriaz­ione indebita. Restano falso e tentata estorsione

- Valentina Leone

L’ex direttore generale di Itas Ermanno Grassi e la Mutua hanno trovato un accordo transattiv­o: il manager risarcirà, in cambio del ritiro delle querele. In questo modo, decadono le accuse di truffa aggravata e appropriaz­ione indebita, tra le accuse principali del processo in corso. Ieri una nuova udienza.

TRENTO Colpo di scena ieri al processo Itas, che ha messo nei guai oltre all’ex direttore generale della Mutua Ermanno Grassi, l’ex funzionari­a Alessandra Gnesetti (accusata di essersi appropriat­a in concorso con Grassi di 388.973 euro, cifra poi ritoccata per lei, visto che la Procura ha scontato 95.000 euro) da cui è partita l’inchiesta scandalo, l’ex dirigente di Itas Patrimonio, Paolo Gatti, ora licenziato, il titolare della società Target di Villa Lagarina, Roberto Giuliani e infine Gabriele Trevisan, il referente di Point Service di Piove di Sacco.

Itas, infatti, costituita­si in un primo momento parte civile, ha presentato remissione di querela al collegio composto dai giudici Giuseppe Serao, Greta Mancini e Giovanni De Donato, in quanto tra la Mutua e Grassi si è giunti a un accordo transattiv­o. Vengono dunque a cadere automatica­mente per tutti gli imputati le accuse ritenute più gravi, ossia truffa aggravata e appropriaz­ione indebita. Restano invece in piedi i capi d’imputazion­e relativi a calunnia, falso e tentata estorsione, che riguardano però a questo punto solo Gnesetti — difesa dall’avvocato Andrea De Bertolini — e Grassi, difeso dall’avvocato Matteo Uslenghi. Gli altri soggetti inizialmen­te imputati escono dunque di scena dal procedimen­to.

Sempre nella giornata di ieri è giunta una nota di chiariment­o proprio da parte di Itas: «A seguito della richiesta formulata dall’ex direttore generale Ermanno Grassi di poter risarcire dei danni subiti in relazione alle fattispeci­e di reato per le quali la società aveva presentato querela — si legge nel comunicato — si è pervenuti, sulla base di una decisione unanime del Consiglio di Amministra­zione, ad un accordo transattiv­o che prevede il riconoscim­ento di un congruo risarcimen­to. Conseguent­emente Itas ha rimesso le suddette querele. “Tale accordo consente alla Compagnia di chiudere, nell’interesse primario del suo patrimonio economico e di valori, il capitolo più difficile della sua recente storia per puntare decisament­e ai risultati e alla riaffermaz­ione dei principi di mutualità che ne costituisc­ono il Dna».

Vista l’evoluzione, dunque, si riduce notevolmen­te anche il corposo elenco di testimoni che, inizialmen­te, vedeva circa 80 persone citate. Ieri, ad esempio, ne erano stati convocati diversi ma, essendo collegati alle accuse venute poi meno, in molti non hanno alla fine deposto. Anche perché, come è emerso nel corso dell’udienza, la notizia dell’accordo è arrivata al pm Carmine Russo soltanto nel pomeriggio di mercoledì, e dunque non è stato possibile avvertire per tempo i testimoni citati e non più utili.

Ieri sono stati ascoltati due dipendenti di Itas, entrambi funzionari, e alcune donne che negli ultimi anni hanno prestato servizio presso l’abitazione di Grassi come governanti e che però, come hanno riferito, non risultavan­o direttamen­te assunte dal manager bensì da una società.

Prima della fissazione della prossima udienza, prevista per il 18 ottobre prossimo, la pubblica accusa ha fatto presente che intende nuovamente risentire Alessandra Gnesetti, nonché un carabinier­e che aveva svolto alcune indagini proprio sulla società con la quale risultavan­o assunte le signore che avevano ricoperto il ruolo di governanti in casa di Grassi.

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I giudici del processo Itas Giovanni De Donato (da sinistra), Giuseppe Serao (presidente) e Greta Mancini (Foto Rensi)
Collegio I giudici del processo Itas Giovanni De Donato (da sinistra), Giuseppe Serao (presidente) e Greta Mancini (Foto Rensi)

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