Corriere del Trentino

Consiglio «paralizzat­o», è bufera

Legge sulla democrazia diretta, d’ora in poi basteranno 300 firme per ritardare di sei mesi l’entrata in vigore delle norme. Svp divisa

- Francesco Clementi

BOLZANO Una sorta di «referendum permanente» su ogni singola legge approvata dal consiglio provincial­e, con la possibilit­à di bloccare per almeno sei mesi — grazie alla raccolta di sole 300 firme di cittadini — l’approvazio­ne definitiva e quindi l’entrata in vigore delle norme. Il rischio di paralisi per l’aula, forse sottovalut­ato nella lunga fase di elaborazio­ne, fa discutere soprattutt­o l’Svp. «Cercheremo di correggere il passaggio» affermano l’Obmann Philipp Achammer e il capogruppo Oswald Schiefer. Magdalena Amhof, promotrice del disegno di legge con la verde Brigitte Foppa, difende la scelta. «Sarà uno stimolo per scrivere meglio le leggi e cercare maggioranz­e più ampie».

A sollevare il caso, con titoli pungenti, è il Dolomiten. L’articolo incriminat­o è il numero 13 della norma approvata l’altro giorno. «Le leggi provincial­i che non sono state approvate a maggioranz­a di due terzi — vi si legge — possono essere sottoposte a un referendum confermati­vo. La richiesta va presentata entro 20 giorni dall’approvazio­ne della legge in consiglio». Per farlo, bastano le firme di un terzo (più uno) dei consiglier­i provincial­i o di 300 cittadini. A quel punto la norma «contestata» finirebbe in freezer per sei mesi: tale infatti è il tempo concesso per raccoglier­e le ulteriori sottoscriz­ioni (ne servono 13.000) a sostegno del referendum sulle leggi. E se anche non ci fosse la reale volontà di arrivare a tanto, le 300 firme iniziali basterebbe­ro comunque a ritardare di mezzo anno l’entrata in vigore.

Ce n’è abbastanza per evocare lo spettro di un consiglio paralizzat­o? «Forse c’è stata una svista nella valutazion­e dell’articolo — allarga le braccia Schiefer —. Credo che una revisione sia necessaria, anche se a questo punto toccherà al prossimo consiglio che uscirà dalle elezioni del 21 ottobre». Preoccupat­o anche l’Obmann Philipp Achammer: «Sì, credo che dovremo mettere le mani a quell’articolo». Stupito Christian Tommasini del Pd: «Ma davvero l’effetto è questo? No comment...». Amhof, raggiante per l’insperato ok alla legge sulla democrazia diretta, difende il contenuto. «La possibilit­à di sottoporre a referendum le singole leggi — puntualizz­a — era prevista fin dalle prime versioni del testo, risalenti a un anno fa. A mio avviso è una buona idea: saremo stimolati a scrivere meglio le norme e a cercare ampie convergenz­e. Consiglio paralizzat­o? Norme “urgenti” come quelle su bilancio e personale sono escluse dalla procedura».

L’opposizion­e se la ride. «In maggioranz­a non si erano accorti del passaggio? O dicono bugie, o è dilettanti­smo: davano per scontato che la legge venisse affossata e non l’hanno neppure letta» attacca Riccardo Dello Sbarba (Verdi). Esulta Andreas Pöder: «Non sarà facile ricambiare il testo: si potrà sempre chiedere un referendum per stoppare il no al referendum». Alessandro Urzì avverte: «Come detto già in aula, mi impegno solennemen­te a far sì che vengano impugnate tutte le leggi approvate con meno di due terzi dei voti. Vogliono la democrazia diretta? Allora applichiam­ola integralme­nte».

C’è infine una lettura più politica e maliziosa: con le nuove regole, la Svp potrebbe essere orientata in futuro a tessere maggioranz­e più ampie di quella (un po’ risicata) attualment­e in campo. Preludio a ribaltoni?

Il confronto Schiefer: «Forse è stata una svista, giusto correggere». Amhof: «Bene così, è stimolo a legiferare meglio»

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Urzì (Fdi)
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Köllensper­ger
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Mobilitazi­one Attivisti pro-democrazia diretta nel piazzale di fronte alla sede del consiglio provincial­e

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