Caso Schwazer, troppo dna nelle provette
Le analisi dei Ris fanno emergere dati anomali. La difesa: è la prova del complotto
BOLZANO Le provette di urina di Alex Schwazer sarebbero state manipolate in modo da far risultare una falsa positività al test antidoping, per incastrare il marciatore di Racines. La notizia, trapelata attraverso alcune indiscrezioni, riguarda l’esito delle analisi del Dna recentemente effettuate dai Ris di Parma sulle due provette, che erano state prelevate a Schwazer in un’unica occasione durante un controllo a sorpresa il 1 gennaio 2016. Le provette erano state poi conservate nel laboratorio di Colonia accreditato dalla Wada, l’agenzia internazionale antidoping, ma all’inizio di quest’anno sono state inviate in Italia per venire analizzate dai Ris, su richiesta del giudice Walter Pelino, nell’ambito dell’indagine che vede Schwazer indagato penalmente per doping.
Gli esami condotti dai Ris avrebbero dunque evidenziato un’altissima ed anomala discrepanza nei valori di Dna presenti nelle due provette. In particolare il «campione B» presenta una quantità più che tripla del Dna di Schwazer rispetto al «campione A». Non solo, ma oltre ad una discrepanza tra le due provette, entrambe avrebbero inoltre una concentrazione fuori norma del Dna di Schwazer. È normale che due provette «A» e «B», prelevate da una stessa persona e in un unico momento, Alex Schwazer in gara nella 50 km dei campionati del mondo di marcia a squadre a Roma. La vittoria dell’azzurro verrà poi cancellata dopo la positività al doping presentino dei valori così diversi tra loro? In assenza di una risposta da parte della letteratura scientifica su questo punto, è stato deciso di effettuare una prova: il colonnello Giampietro Lago, comandante del Ris di Parma e perito nominato dal giudice Pelino, ha dunque disposto l’analisi di campioni di urine prelevati ad un centinaio di volontari (sia sportivi che persone comuni). Ciascun prelievo è stato separato in due campioni: ci saranno differenze tra le due provette, come avvenuto nel caso di Schwazer? E nelle stesse incredibili proporzioni riscontrate al marciatore? Le risposte si avranno solo quando i Ris consegneranno l’esito di questa loro perizia al gip Pelino: il termine è fissato per il 5 settembre. Se lo stesso giudice non rilascia per ora alcun tipo di dichiarazione in merito, la discrepanza dei valori di Dna potrebbe dimostrare che le provette sono state manomesse. Ne sono convinti sia lo stesso Schwazer, che si dichiara innocente e assicura di non essersi dopato (la vicenda non va confusa con il precedente caso di positività, del 2012), sia l’avvocato difensore Gerhard Brandstätter. «I nostri periti di parte — afferma il legale — ci dicono che ci sono anomalie pesanti sui campioni di urina di Schwazer. Siamo convinti e sicuri che ci siano state delle manipolazioni e speriamo che si possano provare. Sono ancora in corso i lavori molto qualificati del colonnello Lago in qualità di perito del giudice. Adesso dobbiamo quindi solo attendere la conclusione di queste perizie, per conoscerne l’esito. Sicuramente — conclude Brandstätter — siamo di fronte ad una situazione molto amara per Schwazer».
L’atleta di Racines era stato del resto escluso dalle Olimpiadi di Rio proprio in seguito a questo caso di presunto doping, che lo stesso atleta ha sempre contestato. In base alla tesi del complotto a danno di Schwazer, le provette del marciatore sarebbero state manomesse, aggiungendo urina di terze persone contaminata da doping: per nascondere il Dna di questi estranei, che rappresenterebbe la prova evidente di una manomissione, sarebbe stato «pompato» dagli ignoti sabotatori altro Dna di Schwazer. E questo spiegherebbe l’altissima concentrazione di Dna ora riscontrata nelle provette.