Corte dei Conti, nel mirino l’ex dirigente Maffei
Ateneo e appalti frazionati Danno erariale da 140.000 euro
Conto salato per Rinaldo Maffei, ex dirigente della Direzione patrimonio appalti dell’Ateneo, e per la sua più stretta collaboratrice, Lucilla Giuri. La Procura della Corte dei Conti ha infatti avanzato una richiesta risarcitoria per danno erariale pari a 140.000 euro per Maffei e 13.000 euro circa per Giuri. Nel mirino il frazionamento degli appalti per i lavori della sede di via Rosmini, e il non aver contestualmente sfruttato le risorse interne all’ateneo per la progettazione.
TRENTO Circa centoquarantamila euro all’ex dirigente della Direzione patrimonio appalti dell’università di Trento Rinaldo Maffei. Oltre tredicimila alla sua più stretta collaboratrice e responsabile della segreteria tecnica Lucilla Giuri. È la cospicua richiesta risarcitoria per danno erariale avanzata dal Procuratore contabile Marcovalerio Pozzato, che nei giorni scorsi ha fatto recapitare l’invito a dedurre ai due, coinvolti peraltro nell’ambito dell’inchiesta scandalo sugli appalti in ateneo coordinata dal pm Carmine Russo (A Maffei viene contestata sia la turbativa d’asta che l’abuso d’ufficio, a Giuri solo la seconda, ndr). Proprio dalle dettagliate indagini delle Fiamme gialle di Trento prende le mosse il corposo atto — 68 pagine — che il Procuratore ha inviato e nel quale, oltre a fornire come di consueto un tempo di 45 giorni per presentare le proprie memorie difensive ed eventualmente chiedere di essere sentiti, vengono elencate punto per punto tutte le accuse e il conteggio del danno complessivo ipotizzato.
A Giuri, che — va detto — non ha mai avuto alcun ruolo decisionale, viene attribuito un ruolo di minor rilievo. Per la Procura, invece, è Maffei il «dominus» di quello che viene definito «un grave quadro delittuoso», con lo stesso che, «con condotte gravemente colpose» avrebbe «sottratto al binario di appartenenza l’affidamento concorsuale di unitari lavori, allo scopo di affidare singole commesse a proprio arbitrio, a imprese nei cui confronti evidenziava la propria compiacenza, deliberatamente mantenendo inutilizzate le qualificate risorse tecniche a disposizione». In sostanza, sposando i rilievi della Guardia di Finanza, Pozzato evidenzia come, da un lato un appalto per lavori di ristrutturazione che si sarebbe dovuto mantenere unitario, è stato frazionato in più parti per poter procedere con affidamenti diretti, di fatto favorendo specifiche imprese, e dall’altro si sono affidati incarichi esterni, secondo la Procura contabile in modo illegittimo, pur essendoci risorse interne sufficienti e valide per adempiere agli incarichi. Il cuore delle contestazioni è relativo ai lavori assegnati per la ristrutturazione della Direzione patrimonio immobiliare appalti di via Rosmini. Secondo la Procura, infatti, era evidente che l’appalto dovesse essere unitario, eppure Maffei lo avrebbe deliberatamente frazionato «con la finalità di conseguire direttamente o indirettamente utilità corrispondenti a ingiustificate spese da parte della Pubblica amministrazione». Per la Procura, infatti, vi sarebbe stato un illecito incremento di costi, dovuto proprio al fatto che si sia proceduto per affidamento diretto, evitando procedure di tipo comparativo. Il «reiterato illegittimo affidamento di forniture e servizi», per lo più per piccoli importi e a imprese artigiane, per la Procura «ha impedito all’Amministrazione di potersi giovare delle migliori condizioni economiche derivanti da un normale confronto concorrenziale». Avvalendosi anche di una consulenza tecnica, la Procura ha calcolato un risparmio che l’Amministrazione non ha potuto conseguire — rispetto a quanto pagato con la procedura seguita da Maffei e Giuri — pari a 67mila euro. Pozzato punta inoltre il dito contro un altro aspetto, ossia l’illegittimo conferimento di incarichi esterni, in presenza di tecnici qualificati in servizio nell’Ateneo. Per la Procura, infatti, «le professionalità necessarie erano presenti in profusione nell’Amministrazione universitaria», tanto che la stessa, nell’invito a dedurre, ha allegato i nomi di una serie di professionisti regolarmente in servizio che avrebbero avuto i requisiti necessari. «L’attività di progettazione cui trattasi — scrive Pozzato — rientra specificamente nell’alveo delle funzioni ordinarie proprie dei quadri tecnici, nella specie particolarmente ben assortiti, risultando disponibili presso la Dpia dell’Ateneo ben quattro ingegneri, un architetto e cinque geometri». La Procura, dunque, ha conteggiato come danno erariale 86,259 euro, ossia quanto pagato dall’Amministrazione per incarichi che i tecnici universitari «avrebbero potuto e dovuto svolgere». Nel computo finale degli addebiti, la Procura ravvisa «un comportamento gravemente colpevole», da parte di Maffei «accompagnato alla sprezzante trascuratezza dei propri doveri, attraverso un comportamento improntato alla massima noncuranza degli interessi pubblici». Per questo, gli vengono addebitati 140.115 euro, mentre a Giuri, per la «connivenza» nell’attività, viene richiesto un risarcimento da 13.464 euro.