Schuster contro il ministro «Il mondo è cambiato»
Schuster: «Fontana mostra un governo diviso»
«Le parole di Fontana TRENTO non avranno alcuna ripercussione pratica». L’avvocato trentino Alexander Schuster è ormai noto a livello nazionale per le sue battaglie in difesa del mondo lgbt e, in particolare, per quelle condotte a favore delle famiglie arcobaleno. Non stupisce dunque la sua durezza nel commentare quanto affermato giovedì alla Camera dal ministro alla Famiglia e alla Disabilità Lorenzo Fontana: retromarcia sul riconoscimento dei figli di coppie omosessuali.
Qual è la sua opinione riguardo le dichiarazioni del ministro Fontana?
«Si tratta di dichiarazioni che provengono da un ministro con poche competenze in materia, senza portafoglio e che appartiene a un governo fortemente diviso riguardo queste tematiche. Dobbiamo dire grazie al ministro Fontana per aver chiarito a tutti che Movimento 5 Stelle e Lega non hanno il consenso interno per intervenire in materia di riconoscimento dei figli delle coppie gay. Esiste però un punto di contatto tra il pensiero di Fontana e il mio. Entrambi siamo consapevoli che il mondo sta cambiando. A questi cambiamenti il ministro desidera opporre un freno normativo che li impedisca, io credo invece che l’assetto giuridico debba cambiare anch’esso per accogliere tali variazioni. Il ministro disconosce il fatto che esistano diversi tipi di famiglia, dalle madri single alle due madri. Il problema è che esistono, e senza legislazione che le regoli vengono loro negati dei diritti civili. In Italia le famiglie vengono sostenute e difese sempre e solo se lo si fa a costo zero. Togliere i diritti non costa, progettare delle politiche familiari concrete invece sì».
Ma quali saranno gli effetti?
«Nessun cambiamento dal punto di vista pratico. Ma gravi sono le conseguenze riferite alla consapevolezza pubblica degli argomenti trattati. La gestazione per altri viene ancora affrontata come un fenomeno di sfruttamento delle donne e di commercio dei bambini, paragonando alcuni casi di cliniche indiane o africane a paesi come il Canada in cui questa realtà è attentamente normata. Alcune realtà sono compatibili con i principi etici del nostro ordinamento giuridico, altre invece sono assolutamente inaccettabili e possono essere considerate equivalenti a traffico di esseri umani. Paesi come l’Inghilterra, il Portogallo, la Grecia e Cipro hanno già scelto di normare la maternità surrogata secondo rigidi standard. Fare di tutta l’erba un fascio danneggia la pratica eticamente valida e non combatte le derive di sfruttamento».
In tutta Italia sono circa 250 i bambini con due padri o due madri pienamente riconosciuti. Qual è la situazione del Trentino Alto Adige?
«In Trentino l’ultimo caso è salito agli onori della cronaca giovedì. In tutta la provincia si ha notizia di qualche altro caso, ma solo quando si arriva al contenzioso. In Alto Adige invece non ci sono casi noti. La provincia di Bolzano è fortemente influenzata dalla cultura di ambito tedesco e austriaco, dove il riconoscimento dei figli di coppie omosessuali è prassi già da anni. Proprio in Austria circa dieci anni fa una rivoluzionaria sentenza aprì le porte ai diritti delle coppie gay. Le registrazioni in anagrafe avvengono perciò senza passare dagli avvocati e senza finire sui giornali».
E in Veneto ed Emilia Romagna?
«In Veneto la situazione è fortemente influenzata dalla realtà politica. Ma proprio a Venezia vive il bambino che il 15 giugno 2017 la Cassazione ha riconosciuto come figlio di due donne, una sentenza che rappresenta un punto di svolta fondamentale per l’Italia. Anche Bologna rappresenta una città simbolo per le battaglie dei diritti gay e molti comuni emiliani e romagnoli ne stanno seguendo la linea».
Secondo lei quanto conta la fede politica degli amministratori?
«Al momento, il riconoscimento è un atto giuridico che si muove in una zona grigia non normata per via legislativa e sta alla decisione del sindaco dare il via libera all’atto oppure opporsi. Il colore politico senza dubbio influenza le decisioni dei singoli ma se un sindaco vietasse a un suo dipendente di eseguire un atto tecnico quale la registrazione anagrafica si dovrebbero aprire significative riflessioni sul rapporto tra poteri. In ogni caso, anche in Veneto nei piccoli comuni i sindaci agiscono per lo più seguendo il buon senso».
In Alto Adige la cultura è tedesca Nessun problema all’anagrafe
In Veneto la realtà politica pesa. Ma poi i sindaci usano il buonsenso