Il Muse cresce e si regala il planetario
La struttura sarà ultimata nell’aprile 2019. Avrà la forma di una molecola d’acqua
Prenderà il posto dell’orto botanico, e sarà un vero e proprio planetario cittadino: è il regalo del Muse per i suoi cinque anni di vita, annunciato ieri dal direttore Michele Lanzinger, alla presenza del governatore Ugo Rossi. Si chiamerà MuseH2O e il progetto è a firma dell’architetto roveretano Emiliano Leoni, che si è ispirato agli elementi chimici che compongono propio la molecola dell’acqua. La struttura sarà ultimata nell’aprile 2019.
La forma si ispira ai tre elementi che costituiscono la molecola dell’acqua e la sua ubicazione sarà di fronte al Muse, dove oggi c’è l’orto botanico che, invece, verrà riproposto nell’adiacente quadrante nord–ovest. Stiamo parlando del nuovo planetario digitale che arriva al Museo delle scienze per i suoi cinque anni di vita nella nuova sede disegnata da Renzo Piano. È MuseH2O e l’annuncio della nascita del nuovo spazio nel parco del Palazzo delle Albere lo ha fatto ieri un emozionato presidente della Provincia Ugo Rossi, che ha anche specificato anche i costi del progetto che si aggireranno fra i 2,5 e i 2,7 milioni di euro. Con Rossi, nella sala stampa della Provincia c’erano anche il presidente e il direttore del museo, rispettivamente Marco Andreatta e Michele Lanzinger, oltre agli assessori Tiziano Mellarini, con delega alla cultura e l’assessore alla ricerca, Sara Ferrari.
Il nuovo planetario è stato progettato da un architetto di Rovereto, Emiliano Leoni, che si è ispirato agli elementi chimici che compongono proprio la molecola dell’acqua. Il padiglione più grande avrà la forma dell’elemento chimico dell’ossigeno, mentre quelli più piccoli, che si trovano a fianco, rappresentano le due molecole dell’idrogeno. Per questo il planetario è stato chiamato MuseH2O. Un nome ispirato all’infinità dello spazio e per contrapposto alla dimensione finita delle risorse planetarie, come è l’acqua. Ma non si tratterà solo di un luogo di divulgazione scientifica. Al planetario verranno proiettati documentari e fiction su temi della natura e dell’ambiente, ma ci sarà anche il cinema sperimentale.
Il planetario verrà realizzato in pochi mesi e sarà completato ad aprile. Prevede due involucri. L’interno sarà a struttura geodetica, in legno a snodi metallici, pannellata con pareti di tipo «Xlam». L’involucro esterno, invece, verrà realizzato con una tensostruttura in tessuto plastico tenuto in pressione, per creare una forma perfettamente sferica. La struttura più grande che rappresenta l’idrogeno sarà lo spazio che servirà per la proiezione. Il materiale usato per coprirla è infatti di tipo riflettente e di colore bianco. Qui sarà possibile l’accesso per 77 persone mentre le due sfere più piccole per le attività didattiche avranno una configurazione variabile e potranno ospitare fino a 30 persone ciascuna. L’aspetto delle tre sfere cambierà a seconda delle ore del giorno: di notte il planetario muterà radicalmente e la struttura potrà diventare un triplice schermo. Un’altra novità sta nel fatto che il MuseH2O non prevede fondazioni ma sarà solo appoggiato al suolo e una passerella ispirata all’anello del pianeta Saturno collegherà i tre nuovi spazi. Da ieri pomeriggio, inoltre, il Muse ha firmato anche un accordo quadro con la prestigiosa Asi, l’Agenzia spaziale italiana, per fare divulgazione di grandi scoperte scientifiche.
La forma del planetario verrà inoltre rilevata anche da tutte le mappe satellitari, divenendo così una rappresentazione fisica dell’identità culturale del Muse e del Trentino che guardano con attenzione ai temi fondamentali della sostenibilità ambientale. «Un museo che oggi ha consentito la ripresa dei flussi turistici — ha dichiarato Rossi — e che diventa un investimento per la fabbrica del futuro». Il presidente della Provincia ha poi sottolineato come il Muse possa essere un punto di partenza per il collegamento «sostenibile» con il monte Bondone.
La soddisfazione è anche del presidente del Muse, Marco Andreatta che sottolinea come il museo sia anche volano per l’occupazione. «A settembre — dichiara — nascerà anche una cooperativa che raggruppa tutte le guide del museo». «Puntiamo a 120 mila visitatori all’anno — afferma il direttore Michele Lanzinger, — ma ci riconosciamo nel sistema museale provinciale e siamo in stretto rapporto con questo».
Per accedere al planetario ci sarà una tariffazione a parte. Più bassa, se la visita sarà di complemento al Muse, più alta se si tratterà di un evento esclusivo. MuseH2O sarà anche dedicato all’università. «Questi saranno sempre di più luoghi in cui rendere noti i risultati della ricerca trentina» ha annunciato l’assessore Ferrari. Ieri, nel giorno dell’eclisse di luna più lunga del secolo, si è tenuta la festa per i cinque anni di nascita del Muse. Gli appuntamenti sono partiti nel pomeriggio e sono andati avanti fino a notte fonda. Cinque anni di attività che, secondo i dati forniti dallo stesso museo, hanno registrato 3 milioni e 200 visitatori. Solo 550 in questo ultimo anno. Il Muse, è stato sottolineato ieri, ha raggiunto anche una capacità di autofinanziamento del 46 per cento.
Rossi
È un investimento per la fabbrica del futuro, ripresa per i flussi turistici
Lanzinger
Con questo progetto ora vogliamo puntare a 120.000 visitatori all’anno