Corriere del Trentino

Di Palma: «Gli incidenti mortali sono dovuti ad errori umani»

L’esperto: «Il ragazzo brasiliano? Quello è stato un suicidio»

- di Erica Ferro

DRO Quando risponde al telefono, si trova a bordo di un pulmino insieme a una decina di americani diretti verso le Dolomiti bellunesi. Alle spalle già i primi salti della giornata. Maurizio Di Palma, originario di Pavia ma trapiantat­o in Trentino nove anni fa, è uno dei base jumper che ha fatto più lanci al mondo e dai posti più disparati, Duomo di Milano compreso. Sul Brento si allena e insegna: «Non facciamo provare il base jump — si legge sul sito della sua Brento base school — trasformia­mo paracaduti­sti in base jumper».

Di Palma, ci spiega, innanzitut­to, cos’è il base jumping?

«Letteralme­nte, un acronimo che indica le principali categorie di oggetti da cui ci si può lanciare: buildings, antennas, span, earth. Ovvero edifici, antenne, ponti e pareti rocciose. I base jumper sono dei paracaduti­sti senza aereo. C’è anche la forma più estrema di volo, con la tuta alare. Parlare di pratica sportiva, tuttavia, è una forzatura: non ci sono federazion­i o associazio­ni riconosciu­te e i praticanti nel mondo sono due o tremila, un numero irrisorio. Nessuno può fare questa attività se non è paracaduti­sta: per accedere ai corsi base della mia scuola si deve avere alle spalle almeno 200 salti di skydiving».

Cosa vi spinge a compiere un passo nel vuoto?

«Per quanto mi riguarda, la passione per il volo: volare a oltre 200 chilometri orari è la massima espression­e di libertà. La sfida, poi, non è solo quella del salto, sta anche nella ricerca del luogo e dell’oggetto da cui farlo: gli scenari completano l’esperienza. Poi, naturalmen­te, ognuno ha le sue motivazion­i. Non è ricerca dell’adrenalina, ma desiderio di avventura il più delle volte, di mettersi in gioco, di raggiunger­e

La svolta GoPro e social media hanno fatto esplodere l’attività

obiettivi che elevano le proprie competenze».

Perché avvengono gli incidenti mortali?

«Nella quasi totalità dei casi si tratta di errore umano. Basta una valutazion­e errata: della propria condizione psicofisic­a, del materiale che si usa per il salto, delle condizioni meteo. È naturale, poi, che se un luogo è sempre più frequentat­o il numero degli incidenti aumenti. Essendo il Brento una parete molto facile, inoltre, è visitata anche da persone inesperte».

Come Reginaldo Gomes de Silva junior, il 25enne brasiliano che ha perso la vita mercoledì?

«Non si è trattato di incidente, quello è stato un suicidio. Il ragazzo aveva sulle spalle materiale da paracaduti­smo, che è come usare gli sci d’acqua per andare sulla neve. Chiunque sa che una tale attrezzatu­ra non funziona, lui non aveva alcuna esperienza, nemmeno di paracaduti­smo. La cosa strana è che nessuno si è accorto di quello che stava per fare, non si è fatto vedere. Ha pagato un prezzo altissimo».

Posto che il Brento è «La Mecca del base jump» con più di diecimila lanci l’anno e che la pratica rimane comunque di nicchia, cosa ha fatto lievitare i numeri?

«L’avvento delle GoPro e dei social media. Da sette anni a questa parte, tutti hanno potuto scoprire l’esistenza del base jumping. I social soprattutt­o sono stati il principale catalizzat­ore, hanno fatto esplodere l’attività».

 ??  ?? Icaro Maurizio Di Palma è uno dei più noti base jumper del mondo. È nato a Pavia, ma la sua terra di adozione è il Brento
Icaro Maurizio Di Palma è uno dei più noti base jumper del mondo. È nato a Pavia, ma la sua terra di adozione è il Brento

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