Corriere del Trentino

«Natura libera e gratuita, ma no alle vette facili» Le priorità secondo Lunger

L’alpinista: «Difficile accontenta­re tutti sul tema»

- Di Anna Saccoccio

BOLZANO Montagne sempre libere e gratuite e offerta ampia per tutti, ma non tutto deve essere facile da raggiunger­e: alcuni posti è giusto che rimangano remoti.

È questo che Tamara Lunger, classe 1986, scialpinis­ta, alpinista ed esploratri­ce altoatesin­a spera che venga difeso e tutelato nell’ambito degli stati generali della montagna che si svolgerann­o a settembre per iniziativa del ministro delle autonomie Erika Stefani. Si tratterà di tavoli permanenti in cui tutti coloro che si occupano di questo tema potranno essere ascoltati e trovare un accordo.

«Spero che le nostre montagne restino così — precisa Tamara Lunger — accesso libero, gratuito, senza la burocrazia o i permessi per scalare che invece sono richiesti nei parchi naturali in alcuni paesi all’estero. Recentemen­te — racconta l’alpinista — sono stata in Cina e in Pakistan, tutte le pratiche burocratic­he richieste per scalare che ho dovuto fare mi hanno irritato. La montagna per me è sinonimo di libertà e troppi permessi vanno contro il mio modo di viverla».

Una vita in montagna e alle spalle tanti traguardi: nel 2014 è stata la seconda donna italiana a scalare il K2, due volte campioness­a italiana di scialpinis­mo e nel 2008 ha raggiunto il titolo mondiale under 2008 per la stessa disciplina. Tamara Lunger non è per la montagna facile. «Spero che ci siano sempre posti remoti, raggiungib­ili solo dopo ore di cammino, perché la cosa bella delle nostre montagne è la libertà di scelta: si possono fare passeggiat­e semplici come vere avventure. Secondo me deve rimanere così».

Di un’altra cosa però Tamara Lunger è convinta: ognuno vive la montagna in modo diverso ed è estremamen­te difficile mettere tutti d’accordo.

«Non voglio imporre la mia visione, le cose che auspico per la montagna sono auguri che faccio sempliceme­nte guardando me, i miei desideri, la mia passione, il mio modo di vivere la natura, non so se siano le cose giuste per tutti e so che altri non saranno d’accordo, ma credo che non ci sia un approccio riguardo alla montagna che vada bene per tutti. Mi rendo conto — aggiunge— che quello che per me è sinonimo di libertà, arrivare a piedi in posti remoti, podere godere della solitudine in quota, non lo è per qualcun’altro, che in quei posti magari vorrebbe arrivarci più facilmente».

L’alpinista prende poi l’esempio della chiusura dei Passi. «Se chiudono i passi per me non cambia nulla: raggiungo lo stesso le vette che voglio, per altri però cambia tutto». L’alpinista si riferisce soprattutt­o ai rifugisti. «Chi siede in un ufficio a Trento o Bolzano forse non capisce cosa significa per i rifugisti un giorno non avere visitatori e un altro dover assumere il doppio del personale: è un disagio».

Nel cambiament­o in meglio di tutto quello che riguarda il mondo della montagna Tamara Lunger non ha molta fiducia.

«Mi sento scoraggiat­a e delusa quando vengono prese decisioni che non condivido, ma preferisco tenermi lontana da questioni politiche, perché altrimenti ci sto male. Dire cosa sia giusto per la montagna altoatesin­a è difficile così come trovare soluzioni comuni, ma dobbiamo convivere tutti insieme. Da parte mia, mi sforzo di adattarmi cercando allo stesso tempo di vivere il più possibile la montagna come amo».

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