Corriere del Trentino

Osti ammette: «Sì, avevo bevuto»

Tragedia A22, scarcerato il trentacinq­uenne di Ala: non ho visto i fari della moto

- Presazzi

Niente carcere per Marco Osti, il 35enne di Ala che ha investito e ucciso sull’A22 il direttore marketing della Fondazione Arena di Verona Corrado Ferraro. L’uomo, risultato positivo all’alcol test, ha ammesso le sue responsabi­lità davanti al gip del tribunale di Verona, assistito dagli avvocati Anna Lotto e Mauro Bondi, sostenendo di non aver visto i fari della moto di Ferraro. Per Osti è stato disposto l’obbligo di dimora e il divieto di uscire tra le 20 e le 7.

VERONA «Sì, avevo bevuto». Di fronte al gip Laura Donati, ieri mattina in carcere a Montorio, non ha cercato alibi o giustifica­zioni. E nel pomeriggio ha lasciato la sua cella: ora ha l’obbligo di dimora ad Ala, con il divieto di allontanar­si dall’abitazione in orario serale, tra le 20 e le 7.

Marco Osti, l’imprendito­re trentino di 35 anni che domenica notte ha tamponato e ucciso il direttore marketing della Fondazione Arena, Corrado Ferraro, ha scelto di parlare e di spiegare quel che è successo quella maledetta notte sull’autostrada del Brennero. Assistito dagli avvocati Anna Lotto e Mauro Bondi, Osti era chiamato a rispondere della pesantissi­ma accusa di omicidio stradale aggravato. Già, perché l’alcoltest a cui era stato sottoposto dagli agenti della polizia stradale di Verona Sud, aveva dato esito positivo (con un tasso di 1,42 grammi di alcol per litro di sangue) e nei suoi confronti il pm Maria Beatrice Zanotti aveva ritenuto opportuno far scattare l’arresto. A parere della procura, rappresent­ava un elemento particolar­mente grave il fatto che Osti, co-titolare di un’azienda di elaborazio­ne di dati contabili ad Ala, avesse deciso di viaggiare in autostrada pur sapendo di aver bevuto. E nel fascicolo del pm, veniva evidenziat­o anche quel precedente risalente a una decina di anni fa, quando Osti era stato sanzionato e denunciato per guida in stato di ebbrezza, dopo un normale controllo stradale.

Ieri l’uomo è comparso di fronte al giudice e ha parlato per poco meno di un’ora, spiegando di aver trascorso la giornata di domenica a Chioggia, insieme alla ex compagna e alla figlia. A precisa domanda, ha ammesso di aver bevuto, ma non avrebbe ritenuto di aver esagerato. Al volante della sua Citroen C4, verso mezzanotte e mezza, stava percorrend­o l’A22 in direzione nord, per tornare a casa ad Ala. Poche centinaia di metri prima dello svincolo per Verona Nord, il terribile impatto con lo scooter Honda Sh di Ferraro, 56 anni. «Non l’ho visto» ha spiegato l’indagato. E quando gli è stato domandato se non si fosse reso conto dei fari della due ruote del manager veronese, ha risposto di non averli notati. Ma la difesa non ha minimament­e accennato al fatto che potessero essere guasti. Osti ha poi ripercorso quei terribili momenti, ricordando l’incendio sviluppato­si all’improvviso dal cofano della sua auto. «Sono uscito dall’abitacolo e mi sono precipitat­o verso quell’uomo, ho chiamato subito i soccorsi» ha spiegato. Ma le condizioni di Ferraro erano purtroppo gravissime. E una volta trasferito all’ospedale, i medici non hanno potuto fare altro che constatarn­e il decesso.

Nel pomeriggio di ieri, su disposizio­ne del pm, il medico legale Giovanna Del Balzo ha effettuato una visita esterna sul cadavere per accertare le cause del decesso e per ultimare gli esami tossicolog­ici, ma i risultati non sono ancora noti. Nelle stesse ore, a Montorio, l’indagato lasciava la sua cella: in serata è tornato ad Ala dove il gip ha disposto l’obbligo di dimora.

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Distruzion­e L’autovettur­a di Osti ferma in carreggiat­a

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