Ristorazione, manca personale «Investire nella formazione»
Peterlana : assessore solo per il turismo. Fontanari: puntare sulla qualità
TRENTO La Federazione italiana pubblici esercizi lancia un allarme per l’estate: rispetto al fabbisogno nel settore ristorazione vi sarebbe carenza di personale, circa 50mila unità tra cuochi, camerieri, baristi, pizzaioli e gelatai, dovuta soprattutto all’inadeguatezza dei profili professionali, ovvero alla mancanza delle competenze necessarie per ricoprire questi ruoli nei pubblici esercizi. Secondo il direttore di Fipe, Roberto Calugi, «l’analisi conferma, a dispetto di chi ritiene la ristorazione un comparto a basso tasso di competenze, che nel settore la formazione è fondamentale».
Di ciò è assolutamente convinto Massimiliano Peterlana, presidente della Federazione italiana esercenti pubblici e turistici della Confesercenti del Trentino, nonché proprietario del ristorante «Le due spade» di Trento: «Abbiamo grandissime difficoltà a trovare personale qualificato. Non si investe sulla formazione e questo rende la vita difficile alle piccole aziende, che si ritrovano delegate a dover formare adeguatamente dei dipendenti investendo tempo e risorse, fattori entrambi spesso assenti». Peterlana lancia quindi un rimprovero alle amministrazioni locali: «In Trentino non c’è sufficiente promozione e investimento per la ristorazione e l’enogastronomia, né un suo efficace
collegamento all’accoglienza: veniamo dati per scontati come settore, ci ritroviamo con moltissimi turisti senza avere le professionalità per poterli servire al meglio. Mancano cultura, volontà e visione politica in tal senso». Per rimediare Peterlana propone varie strade: «Incentivare l’unione tra la ristorazione e la produzione enogastronomica e investire nelle scuole alberghiere, valorizzandole e promuovendo una loro sinergia per renderle poli di eccellenza. Inoltre — continua — serve un assessore solo per il turismo, senza altre deleghe: anche un tecnico, un professionista che venga da fuori provincia,
l’importante è che abbia una visione. Dobbiamo prendere atto che in Trentino non abbiamo una cultura dell’ospitalità. Bisogna investire nel settore come si è fatto per l’industria, e comunque saremmo già in ritardo: in Alto Adige sono stati fatti degli investimenti da tempo, lì ce l’hanno una visione».
Marco Fontanari, presidente dell’Associazione ristoratori del Trentino di Confcommercio, conferma appieno le ricadute locali dell’allarme lanciato dalla Fipe: « Nella ristorazione vi sono grandi difficoltà nel reperire personale. Questo anche perché molti lavoratori non vedono l’impiego
in questo settore come un investimento». Anche Fontanari promuove con forza la valorizzazione degli istituti alberghieri: «Basta considerarle scuole di serie B, le figure che ne escono sono indispensabili per l’economia di questo Paese, dove il turismo sarà il petrolio del futuro». La stoccata alle amministrazioni non manca: «La ristorazione in Italia viene sempre venduta come una grande valore ma andrebbe tutelata decisamente di più. Il Trentino deve puntare sulla qualità dalla propria offerta, senza svendersi solo per fare grandi numeri».