I segreti della Cattedrale, un atlante ricco di storia
Dalla navata nord sono comparsi inediti affreschi del Trecento Un intervento da 5 milioni Il mistero del secondo campanile
TRENTO Una fabbrica continua, un monumento con una storia quasi millenaria dalla quale affiorano le tracce del passato della città. Il duomo di Trento, cattedrale religiosa e un po’ laica — visto il valore del suo patrimonio storico, artistico, architettonico — affonda nel suolo del capoluogo e nei suoi misteri. Per fare un po’ di luce, letteralmente, e al contempo consolidare la struttura sono stati avviati i lavori di restauro per l’importo di 5 milioni di euro, che dovrebbero terminare nell’autunno 2020. Il primo dei tre lotti, concluso a giugno, ha ridato splendore alla navata nord e ha riportato in superficie gli affreschi del Settecento del Caccioli, pittore bolognese. Dalle volte a settentrione sono affiorate alcune tracce rosse, segno delle decorazioni trecentesche. Una scoperta del tutto nuova. Per capire cosa è stato fatto basta guardare in alto, entrando nella chiesa costruita a fine del 1200 con la «pietra di Trento» delle cave di Pila. «Il nero che copre i paramenti lapidei, ovvero le pietre, è frutto dell’azione nel tempo di fumo, polvere e umidità — spiega Edoardo Iob, ingegnere e responsabile del procedimento del restauro —. Dove è scuro vuol dire che non siamo ancora intervenuti». I lavori all’interno sono una continuazione di quelli esterni avviati nel 2000 con i fondi del Giubileo. I due futuri lotti per la navata centrale, per quella sud e per il transetto con il coro replicheranno le modalità del cantiere pilota, il tutto in accordo con la sovrintendenza. Il restauro conservativo comprende il consolidamento strutturale, ritenuto necessario dalle analisi. «Le iniezioni di malta e calce e le barre di armatura di acciaio inox stabilizzano la struttura in maniera ottimale. All’apparenza monolitici, i pilastri presentavano diversi vuoti», prosegue Iob. La cattedrale è un insieme di tracce, un atlante storico e ha i suoi segreti. Spazia nei secoli. L’impianto è tardo romanico, ma l’altare maggiore e la Cappella Alberti risalgono al Settecento. Ci si interroga tutt’ora su un punto: il duomo è incompleto, manca il campanile a sud. Una delle spiegazioni è che all’epoca fossero finiti i soldi. Ma è verosimile che le controindicazioni di natura statica abbiano consigliato la «sospensione» del secondo campanile. Iob indica il primo pilastro della navata nord. «Qui si scarica quasi un quarto del peso dell’intero campanile. Considerando l’assestamento avvenuto dopo la costruzione, si può anche pensare che la scelta di innalzare la prima torre campanaria sia stata considerata un errore di valutazione, che non si è voluto replicare».