Corriere del Trentino

«Rottura imperdonab­ile, domani si deve decidere»

L’ex senatore sprona il centrosini­stra: «Dall’Europa ai migranti valori comuni»

- Di Tristano Scarpetta

«R ompere

la coalizione su chi fa il candidato presidente sarebbe imperdonab­ile». Così Giorgio Tonini quando l’ipotesi della rottura sembra diventare ogni giorno più concreta. «Ciò che ci divide è poca cosa». Quanto al suo ruolo, «sono un riservista» dice.

TRENTO «Sarebbe davvero triste se finissimo per dividerci su chi deve fare il presidente». Giorgio Tonini si mostra aperto a a diverse soluzioni, ma allontana la rottura del centrosini­stra autonomist­a come un peccato mortale. «Di fronte all’alternativ­a che si profila per il Trentino, le differenze che ci separano sono davvero poca cosa. Pensiamo solo all’Europa: in una terra che cento anni fa era inzuppata di sangue non si può parlare con disinvoltu­ra della fine dell’Europa, non si può risvegliar­e la belva nazionalis­ta. Noi tutti siamo autonomist­i perché siamo europeisti».

Non è un mistero che il suo nome circoli come possibile mediazione tra i due diktat, quello del Patt su Ugo Rossi e quello della sinistra su Paolo Ghezzi. È un’ipotesi che l’alletta?

«Dopo quasi vent’anni in Parlamento, non credo di avere più nulla da chiedere, semmai ho qualcosa da restituire. Alla mia famiglia, che spesso ho trascurato a causa degli impegni, al mio partito e alla comunità trentina. Il fatto che il mio nome circoli mi lusinga e ho già detto di essere a disposizio­ne se si riterrà che io possa dare un contributo, ma sarei più contento se in trincea non fossero richiamati i riservisti come me. La mia unica ambizione è essere utile, con la mia presenza come con la mia assenza».

Perché siete arrivati a questo punto?

«A causa di una polarizzaz i o ne c he ha pro dot to uno stallo. L’argomento di Rossi, “abbiamo governato bene”, è forte e il rischio di un autogoal sostenendo il contrario è concreto. È vero, però, che anche noi eravamo convinti di avere governato bene, una convinzion­e confermata a posteriori dal confronto con quello che sta facendo l’attuale governo. Eppure, questo non è bastato. I sostenitor­i di Ghezzi ritengo- no che si debba dare risposta alla richiesta di cambiament­o che arriva dall’elettorato e anche questo è un argomento solido».

Ma il cambiament­o chiesto dall’elettorato non va un po’ in senso contrario rispetto a questa candidatur­a?

«Questo è il suo principale limite, che si somma a una genesi piuttosto di parte».

Di fronte a tutto questo c’è chi pensa a una figura di mediazione.

«È vero, c’è chi ritiene che da questa contrappos­izione si possa uscire solo con un compro messo. I l pro b l e ma de i compromess­i è che possono essere al rialzo o al ribasso».

Le che tipo di compromess­o rappresent­erebbe?

«L’ultima persona che le può rispondere sul punto sono io».

Lunedì sera, il suo partito ha deciso di porre una sorta d i u l t i mat u m a g l i a l l e a t i chiedendo la sottoscriz­ione di un patto che prescinda dall a s cel t a del c andidato presidente. Condivide?

«La situazione maturata è al limite del sostenibil­e. Il mio partito ha giustament­e chiesto di ritirare gli aut aut perché si possa finalmente arrivare serenament­e a una decisione comune. Anche lo statuto del Pd che qualcuno ha evocato rimanda alla coalizione una scelta che riguarda la coalizione, un partito da solo non può decidere per gli altri».

E se l’unico modo di sciogliere il nodo gordiano fossero le primarie?

«Il calendario ci è contro, ma se tutti condivides­simo questa strada, la si può percorrere».

C’è chi ritiene ormai inevitabil­e la rottura della coalizione. La scelta del candidato presidente determiner­à la coalizione?

«Sarebbe davvero triste. Il centrosini­stra autonomist­a sta insieme da anni perché condivide valori comuni, sarebbe imperdonab­ile gettare tutto questo alle ortiche perché litighiamo su chi deve fare cosa. A maggior ragione pensando a quale alternativ­a si sta profilando per il Trentino».

Cosa, ad esempio, condividet­e?

«Il valore dell’Europa. Di un Europa che va radicalmen­te riformata ma che non può essere messa in discussion­e con leggerezza. L’emigrazion­e: oggi assistiamo a un fenomeno modesto, ma nel 2100 in Africa vivrà il 40% della popolazion­e mondiale. Un fenomeno di cui Europa e Cina dovranno occuparsi insieme, o pensiamo che possa essere gestito da Italia e Austria come singole nazioni? Magari il problema fosse rappresent­ato dalle 80 persone su un barcone che tanto occupano l’attuale governo».

Al vertice di domani bisogna decidere?

«Direi proprio di sì».

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Il calendario ci è contro ma se tutti fossero d’accordo facciamole

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Rossi ha ragione a dire che abbiamo governato bene Anche noi però pensavamo bastasse

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