«La vita fino a te» , di Bussola
L’autore veronese presenta il suo romanzo a Cavareno e Levico Terme
«Il libro è un percorso di formazione sentimentale di un uomo che attraverso i suoi errori, fallimenti perdite, tutte cose che bene o male appartengono alla vita di ciascuno, arriva a imparare a “stare”. Io ho imparato tutto questo con la mia attuale compagna, alla quale il libro è dedicato». Matteo Bussola (Verona, 1971) approfondirà questi temi che qui anticipa durante la presentazione del suo La vita fino a te (Einaudi), per il quale sono previste due tappe in Trentino. La prima oggi a Cavareno in Piazza Giovanni Prati, alle 21 nell’ambito di «Incontri con l’autore», la successiva, organizzata dalla Piccola Libreria, venerdì 17 a Levico Terme presso la piazza della Chiesa, sempre alle 21. C’è una frase cui l’autore ha affidato il compito di sintetizzare il contenuto del libro: «“L’amore non ti completa ma ti comincia”, nel senso che, secondo me, quando ami davvero e decidi di intraprendere un percorso insieme a lei, questo cammino “tira fuori da te stesso un nuovo te”, ed è davvero un nuovo, forse un vero inizio», osserva Bussola.
A proposito del significato dell’espressione «imparare a stare», spiega come noi umani «viviamo dominati dal desiderio, la cui etimologia ci ricorda che si tratta di uno sguardo che rivolgiamo verso qualcosa che sta lontano da noi e vorremmo raggiungere, mentre altre volte quello sguardo è proteso all’indietro, verso qualcosa di perduto. La vera sfida, ed ecco il discorso dello stare, è orientare lo sguardo verso quello che c’è, e verso chi abbiamo accanto».
Per Bussola si tratta di riuscire ad essere «presenti a noi stessi» perché «la tragedia dell’amore è che siamo tutti molto bravi con i rimpianti ma facciamo molto fatica a dare valore alle persone che abbiamo a fianco». Un concetto che, a detta dell’autore, si potrebbe rias- sumere citando Oscar Wilde quando afferma: «La vera felicità non consiste nell’avere ciò che si desidera ma nel desiderare ciò che si ha». Una riflessione, però, che non va presa come si trattasse di una specie di logica dell’accontentarsi, «ma nell’esatto senso contrario di accorgersi di quanto si ha mentre lo si ha. Un problema di noi umani — approfondisce — è quello di avere sempre lo sguardo sbilanciato in avanti, e chiamiamo tutto questo progetto, oppure sbilanciato all’indietro e in quel caso lo chiamiamo ricordo. Abbiamo molte più difficoltà a vedere invece il presente». Il punto di snodo per Bussola è stato diventare padre «perché la cosa che tutti i genitori sanno e che cambia radicalmente lo sguardo sul mondo è che un figlio avrà due anni una volta sola, quattro anni una volta sola e così via. È la ragione per la quale i genitori continuano a scattare foto ai loro figli, il tentativo di trattenere, di fermare quella “materia” che appare ogni giorno diversa».
Esperienza
«Scrivere è un percorso di formazione sentimentale di un uomo che attraverso i suoi errori arriva a imparare a “stare”»