Famiglie indebitate, regione al top
Bolzano regista l’impennata maggiore: +5,2%, Trento + 1,6%. L’esperto: tendenza positiva
Le famiglie del Trentino e dell’Alto Adige sono tra le più indebitate in Italia verso banche e finanziarie, secondo uno studio della Cgia. A Trento, al nono posto su 107 province, c’è un’esposizione media di 25.246 euro, con un incremento dell’1,6% tra 2016 e 2017. A Bolzano, decima, si parla di 25.095 euro, con una crescita del 5,2%, la più alta in Italia.
TRENTO Le famiglie del Trentino e dell’Alto Adige sono tra le più indebitate con banche e finanziarie, secondo uno studio della Cgia di Mestre elaborato a partire da dati di Bankitalia e Istat. Addirittura la provincia autonoma di Bolzano, al decimo posto su 107 nella graduatoria nazionale 2017, registra con il +5,2% l’aumento più spiccato in Italia rispetto alle rilevazioni 2016, con un monte complessivo di 5.557 milioni di euro rispetto ai 5.282 dei dodici mesi precedenti. Numeri che si traducono in una media di 25.095 euro di esposizione, calcolata su una stima 221.438 famiglie residenti nel territorio. La provincia autonoma di Trento si colloca, invece, in nona posizione con un indebitamento totale di 5.938 milioni di euro, 92 in più rispetto ai 5.846 del 2016. La media degli impieghi è di 25.246 euro per ciascuno dei 235.205 nuclei familiari stimati. Entrambe le province autonome, dunque, si collocano al di sopra della media nazionale per gli impieghi, con un dato di 20.549 euro per nucleo familiare. Rispetto all’incremento, se Bolzano ottiene il primato nazionale, Trento con un +1,6% è sostanzialmente allineata all’andamento del Paese, dove la crescita è attestata all’1,5%.
«Sono dati che prospettano una tendenza positiva — osserva Paolo Zabeo, coordinatore dell’ufficio studi Cgia — il maggiore accesso al credito, specie ora che la stretta da parte degli istituti si è generalmente allentata, avviene nelle zone in cui si registrano redditi più elevati e, non c’è dubbio, sul fatto che Trento e Bolzano sono zone in cui vi è un sistema economico solido. Aree che, meno di altre, hanno risentito della crisi e che, più rapidamente, ne sta uscendo». Il grosso delle somme sembra orientato verso beni durevoli, su tutti la casa. «Edilizia e costruzioni — osserva sempre Zabeo — sono sicuramente ambiti in cui le forme di indebitamento sono più diffuse, per la richiesta dei mutui a sostegno dell’acquisto di immobili. Comunque segni di benessere economico».
Non a caso, tornando alla classifica generale, sul podio si collocano tre province della Lombardia a forte connotazione produttiva: Milano (29.595 euro per famiglia, +2,5% di variazione tra 2016 e 2017), Monza e Brianza (29.078 euro, +2,1%), Lodi (27.631 euro, +0,7%). Completano la top five Como (27.501 euro, +2%) e Roma (27.181 euro, +2,5%). Ma non tutto è rose e fiori, come sottolinea Renato Mason. «Anche nelle province ricche — riflette il segretario generale Cgia — tra gli indebitati ci sono nuclei familiari appartenenti alle fasce sociali più deboli. Tuttavia, le forti esposizioni bancarie di questi territori, soprattutto a fronte di significativi investimenti immobiliari avvenuti in questi ultimi anni, non destano particolari problemi che, invece, si riscontrano in altre aree del Paese, in particolar modo nel Mezzogiorno». In coda, nelle ultime cinque posizioni a partire dal fondo della classifica, si collocano Enna (9.169 euro, +0,5%), Vibo Valentia (9.411 euro, +3,1%), Reggio Calabria (10.301 euro, +3,1%), Agrigento (10.306 euro, +1,4%), Isernia (10.592 euro, (10.592 euro, +1,8%) . L’insieme dei numeri spinge la Cgia a impostare un ragionamento sulla politica fiscale complessiva, bocciando l’ipotesi flat tax.
«I contribuenti che entrano nella no tax area — sostiene Zabeo — non avrebbero alcun
Zabeo «Tendenza positiva. Un accesso ampio al credito si registra dove i redditi sono maggiori»
Mason «Non preoccupano le esposizioni di questi territori, specie se impiegate in immobili»
beneficio dalla introduzione della flat tax. E nella no tax area rientrano disoccupati, percettori di pensione di invalidità, famiglie che appartengono ai ceti meno abbienti. Per contro con aumento dell’Iva, fosse anche solo selettivo, subirebbero un aumento dei prezzi di beni e servizi che toglierebbe loro ulteriore liquidità».
Liquidità che, spesso viene compensata dal credito al consumo che, includendo anche le finanziarie, sempre secondo l’elaborazione Cgia, ha avuto una crescita dell’8,3%, sempre nel confronto tra 2016 e 2017. L’aumento medio dei mutui sulla casa, invece, è stimato dal centro studi nell’1,9%.